Dieci domande all’opposizione. Sulla scia delle dieci domande presentate l’estate scorsa da Repubblica a Berlusconi, un convegno di italianisti, accademici e giornalisti britannici lancia un decalogo al centrosinistra italiano. L’idea nasce dalla conferenza “Berlusconi and beyond: prospects for Italy” (Berlusconi e oltre: prospettive per l’Italia), organizzata ieri a Birmingham da Geoff Andrews, italianista della Open University, con il patrocinio della Birmingham University. Scopo dell’iniziativa era non solo stimolare il dibattito sul caso Berlusconi e i suoi sviluppi, ma pure incoraggiare una soluzione alla crisi politica, economica e istituzionale italiana, chiedendosi se il centro sinistra ha i programmi, le risorse e i leader per togliere il potere a Berlusconi e attuare una stagione di profonde riforme. (Da Repubblica.it)
Ecco le mie risposte, nella speranza di dare un piccolo contributo alla causa.
1) Quali sono i vostri principali valori politici al di là dell’antiberlusconismo?
Innanzitutto l’antiberlusconismo non è un valore ma un obbligo morale, nel senso che la deriva culturale nella quale il modello berlusconiano ha fatto precipitare il paese sta facendo danni che potrebbero essere irreparabili, soprattutto nelle giovani generazioni. Il consenso guadagnato democraticamente, che si autoalimenta attraverso l’uso delle televisioni, ha fatto leva sugli istinti peggiori degli italiani che stanno perdendo la capacità di vivere in società, nel rispetto dei diritti e dei doveri propri ma anche di chi ti vive attorno. Il principale valore ispiratore deve essere quello della convivenza tra cittadini nella legalità.
2) Perché quando avete avuto l’opportunità di governare non avete regolamentato il conflitto d’interessi?
L’errore sta a monte, ossia nel far assurgere Berlusconi a padre costituente riconoscendogli tale ruolo nella Bicamerale del ’96, invece di far emergere con forza, a partire dalle caduta del suo primo governo, il carattere eversivo nello scenario politico occidentale. Sarebbe stato necessario sin dall’epoca favorire, tramite provvedimenti legislativi ma anche attraverso un ampio dibattito culturale nel paese, una maturazione politica del centrodestra che rendesse possibile l’instaurarsi di un bipolarismo di stampo occidentale. Ovviamente non aver fatto tutto ciò è stato un gravissimo errore politico della classe dirigente del centrosinistra dell’epoca (ripetuto poi nel 2006, anche se il tempo è stato poco e la maggioranza di governo era quella che era), però l’Italia è l’unico paese nel quale chi commette errori politici, chi perde le elezioni, continua a stare al suo posto. Ve lo immaginate Jospin che trama nell’ombra del congresso del Partito Socialista Francese per fregare o favorire, che so, Segolene Royale? Io no…
3) Che visione avete della società italiana del futuro e per quale tipo di giustizia sociale vi schierate?
La giustizia sociale può essere tale solo se non passa il concetto per il quale il più forte sopravvive e gli altri si arrangino da soli. Serve un nuovo patto di convivenza sociale che deve fondarsi innanzitutto sulla consapevolezza di essere inseriti all’interno di un sistema che prevede diritti ma anche doveri, dal che scaturisce la necessità di contribuire tutti, in maniera equa, al fabbisogno di uno stato che funziona e che eroga servizi. Non è una utopia, basta andare in Germania o in Francia per rendersi conto di come funziona il welfare state anche in quei paesi, nonostante siano stati, nel tempo, governati da maggioranze di colore differente.
4) Quale è la vostra visione della globalizzazione e come vedete l’Italiani in essa?
L’Italia ha interpretato la globalizzazione a modo suo, come sempre. Si è data l’impressione che globalizzazione fosse sinonimo di invasione (di persone e di mercanzie), senza capire che taluni fenomeni sono ormai irreversibili, stante la disparità di condizioni di vita che esistono tra le varie parti del globo. Bisogna trovare il modo di regolare gli effetti della globalizzazione, a livello di flussi migratori e a livello di politiche industriali, tenendo però presente che non può essere il profitto il principio ispiratore di qualsiasi provvedimento.
Non può esserlo nel concepire l’arrivo (inevitabile) degli stranieri esclusivamente come mano d’opera a basso costo senza creare, insieme, le condizioni per renderli innanzitutto cittadini.
Così come non è accettabile, a livello di politiche industriali, che i nostri imprenditori delocalizzino le produzioni riducendo a un decimo il costo del lavoro ma mantenendo inalterati i profitti, soprattutto per le piccole e medie imprese.
5) Come pensate di aumentare le possibilità a disposizione dei giovani e che risposta date alla lettera di Pierluigi Celli che invitava il figlio a lasciare l’Italia?
L’Italia è un Paese bloccato, fermo, ma la responsabilità maggiore la portano i “nostri” padri che, come Celli, dichiarano di avere fallito ma rimangono al loro posto, negando così ai “propri” figli la possibilità di poter realizzarsi nel nostro Paese. Serve una rivoluzione culturale che porti al “ponte di comando” i meritevoli delle nuove generazioni, senza che siano messi in naftalina ad aspettare di essere cooptati dal potente di turno. Ma ovviamente la rivoluzione culturale deve riguardare anche i giovani che devono spezzare questo circuito perverso e mettersi in gioco a viso aperto, senza richiedere protezione da chicchessia per raggiungere i propri obiettivi. Fatto ciò (sembra facile!) creeremo le condizioni affinché si realizzi una piena mobilità dei cervelli sia in entrata che in uscita.
6) Sarete in grado di apportare serie riforme alla classe politica in termini di numero dei parlamentari, immunità legali, costi della politica?
Ci vuole poco, tutti ne parlano ma nessuno concretamente ha fatto nulla, per ora. Il numero dei parlamentari si può dimezzare, così come si possono eliminare le province e tutta una serie di enti che sono utilizzati quasi esclusivamente come spartizione di posti di potere. Si possono anche tagliare stipendi e prebende di parlamentari e amministratori, senza demagogia e qualunquismo.
Le immunità non servono se la politica torna ad essere un servizio ai cittadini, e chi sbaglia paghi senza cercare scorciatoie o leggi ad personam. È stato fatto credere agli italiani che le norme fatte per una sola persona potessero riguardare tutti noi, invece hanno consentito ad uno solo di sfuggire alla giustizia.
7) E’ possibile che l’inesistenza di un governo ombra comunichi agli elettori l’assenza di un governo alternativo e quindi la non presenza di un’opposizione ufficiale in Italia?
Il governo ombra è stata una bufala pazzesca, non serve se l’opposizione svolge il suo ruolo di contrasto all’attuale maggioranza con forza e se nel contempo elabora proposte alternative. L’attuale opposizione, salvo rare eccezioni, per ora non ha fatto né l’una né l’altra cosa, nonostante siano ancora presenti all’ordine del giorno temi sui quali il Governo offre soluzioni risibili, come ad esempio nel modo in cui sono state affrontata la crisi economica, il precariato, il sostegno ai “poveri” . Chi si ricorda della social card e perché non li massacriamo su questo come altre questioni?
8) Perché non c’è un reale interesse e capacità nell’usare i nuovi media?
Per un deficit culturale dell’attuale classe dirigente , “vecchia” da un punto di vista della comunicazione e dell’appeal presso le nuove generazioni e che quindi fatica a capire le potenzialità delle nuove forme di comunicazione. Basti pensare alla proposta di trasmettere il dopo-festival sul canale del PD per avvicinare i giovani.
Inoltre i social network sono difficilmente controllabili e questo spaventa. Da questo punto di vista Obama, alla maggior parte dei dirigenti del PD, non ha insegnato alcunché.
9) Se aveste un miliardo di euro di risorse extra, come le utilizzereste?
Per la scuola, ma solo per quella pubblica, evitando di continuare a foraggiare scuole private, di qualunque estrazione e orientamento esse siano. Chi vuole mandare i figli alle scuole private se le paghi, salvo casi eccezionali. Bisogna aumentare il numero degli asili nido pubblici, statali o comunali. Non è degno di un paese civile studiare in scuole fatiscenti o autotassarsi per comprare la carta igienica e il sapone, così come non è possibile lasciare alunni e genitori nell’incertezza sul destino dei propri figli nei riguardi della composizione delle classi o di chi sarà il proprio insegnante l’anno seguente.
10) Avete un Obama capace di sfidare Berlusconi in carisma e popolarità ma al tempo stesso di creare una visione un sogno per gli elettori che dovrebbero votarvi?
In effetti un Obama Obama non c’è, ma forse sarebbe sufficiente innanzitutto avere dei dirigenti che sappiano ascoltare il proprio elettorato e che indichino una direzione nella quale far ripartire il PD e un progetto per il paese. Quelli attuali non sono in grado di farlo, possono solo creare dei governicchi, ma non hanno alcuna visione di ampio respiro che possa motivare nuovamente e appieno l’elettorato di centrosinistra e del PD.