Oggi vi racconto una storia.
La storia della richiesta del permesso di soggiorno per la baby-sitter dei miei bambini, di 7 e 6 anni rispettivamente.
Tutto ha inizio quando, il giorno 11 settembre del 2009 (si, vabbè, uno potrebbe anche dire che le rogne non capitano a caso…), la mamma dei miei piccoli presenta la domanda telematica per l'emersione di lavoro irregolare, come previsto dalla normativa vigente.
Si pagano € 500,00 si presentano un pò di moduli on-line, si spera nel buon fine dell'operazione e oplà, sembra tutto ok.
Adesso bisogna aspettare la convocazione dell'INPS.
Il primo di novembre muore all'improvviso la mamma dei miei bambini, per cui sorge il problema di come proseguire nell'espletamento della pratica.
Visto che nel frattempo è arrivata la convocazione dell'INPS per il 26 di gennaio, chiamo l'INPS per sapere se sia possibile subentrare nella pratica in corso. Mi dicono di si, basta produrre "in doppio" tutta la documentazione richiesta riguardante il datore di lavoro.
Andiamo quindi, io e la baby-sitter, all'appuntamento con l'INPS con tutti i documenti necessari: documenti di identità, dichiarazione dei redditi, stato di famiglia, certificato di residenza, originale del pagamento dei 500,00 €, marche da bollo varie, copia dell'atto di compravendita dell'immobile presso il quale vive il lavoratore, planimetrie catastali, certificato d'idoneità alloggiativa dell'immobile (!).
All'INPS mi dicono che la documentazione va bene, ma che non mi conviene fare il subentro, ma chiudere il vecchio rapporto di lavoro e assumere direttamente la baby-sitter come lavoratore straniero e per fare ciò occorre presentare all'ufficio postale l'apposito kit (occhio a questo kit, mi raccomando).
Mi rilasciano (all' INPS) un pezzo di carta con intestazione dello Sportello Unico per l'Immigrazione nel quale il vecchio datore di lavoro (defunto il 01/11/2009) dichiara il 26/01/2010 di aver cessato il proprio rapporto di lavoro con la baby-sitter, pertanto si autorizza il lavoratore a chiedere il permesso di soggiorno per attesa occupazione. Il lavoratore ha comunque sei mesi di tempo per trovare un nuovo lavoro. Aggiungono a penna la dicitura "decesso datore di lavoro". Chiedo spiegazioni e mi dicono che il modulo esce così, non si può modificare. Si, vabbè. Andiamo avanti.
A questo punto devo assumere con regolare contratto la baby-sitter. Come si fa?
C'è da riempire il modulo di comunicazione obbligatoria del rapporto di lavoro domestico da consegnare all'INPS, poi c'è il modello Q da inviare allo Sportello Unico per l'Immigrazione di Roma, e poi c'è il modello ospitalità da inviare alla Questura.
Il kit di cui mi parlano all'INPS non esiste, l'unico kit a disposizione degli uffici postali è quello per il rilascio di permesso di soggiorno.
Porto il modulo all'INPS che iniziano a non capire, fortunatamente spiego la situazione e mi dicono di integrare la documentazione con l'attestazione rilasciata il 26 gennaio dall'altro ufficio INPS dalla quale risulta che il lavoratore è in attesa di occupazione. Fatto. Chiedo anche come proseguire per ottenere il permesso di soggiorno e mi dicono di andare nell'edificio accanto, c'è il Commissariato di Polizia di zona con annesso Ufficio Immigrazione.
Ok , vado.
Il modello ospitalità non lo vogliono, vogliono la cessione di fabbricato. Ok, la faccio seduta stante. Dopodichè mi dicono che per ottenere il permesso di soggiorno bisogna presentare il kit, ma non quello di cui mi parlava l'INPS, proprio l'unico esistente, quello per il rilascio del permesso di soggiorno.
Forse.
Mi consigliano pertanto di recarmi di persona presso lo Sportello Unico dell'Immigrazione (numeri verdi non ne esistono) per chiedere ulteriori informazioni.
Vado pure lì.
Trovo due persone straniere gentilissime. Ci metto un pò a chiarire la situazione al che mi chiedono: ma le impronte digitali le ha prese? Caz…, quali impronte?
Ma il cedolino ce l'ha? Ma porc…, quale cedolino?
Capisco che la ricevuta della domanda di emersione, presentata all'INPS il 26 gennaio, se la sono tenuta e quindi è andata.
Ok, però le impronte sono importanti.
A questo punto chiedo se devo presentare il kit come suggeritomi dal poliziotto (gentilissimo anche lui), visto che nelle istruzioni mi sembra che ci sia anche una fattispecie riguardante la richiesta di permesso di soggiorno per attesa occupazione.
Mi dicono NOOOO!! Fidati, sono anni che lavoriamo qui. Mi danno una busta del famoso kit nella quale mi dicono di inserire un certo numero di documenti e spedirla. Arriverà la convocazione per prendere le impronte e allora la pratica proseguirà il suo corso.
Sicuro?
Sicuro!!
Va bene, allora metto la documentazione nella busta del kit e provo a spedirla in un ufficio postale.
Raffo, credevi fosse facile vero?
Innanzitutto serve il lavoratore, la busta la spedisce lui, è lui che fa la richiesta del permesso di soggiorno, per cui senza di lui, nisba.
Un paio di uffici hanno terminato l'ologramma (ma che cos'è?..ah la ricevuta particolare che serve per poter spedire il fottuto plico alla modica cifra di 30,00 €).
Ma dulcis in fundo…il plico non si può spedire. Ma me l'hanno detto allo SPORTELLO UNICO DELL'IMMIGRAZIONE di fare così.
Eh no. No no no.
Il plico si spedisce attraverso una procedura telematica che prevede l'inserimento di dati relativi all'intero contenuto del kit (bollettini da pagare, moduli, marche da bollo). Senza questi dati, il che significa senza spedire tutto il kit e non solo la fottuta busta con altro dentro, non se ne fa nulla.
Morale.
Domani torno allo Sportello Unico per l'Immigrazione a chiedere come fare per ottenere questo cazzo di permesso di soggiorno per la baby-sitter brasiliana dei miei bambini.
Siamo a quota 7 mezze giornate di lavoro perse, più di 1000,00 € spesi (nel frattempo ho pagato anche i contributi INPS relativi al rapportoo di lavoro cessato, quelli che il lavoratore extracomunitario vedrà quando va in pensione, non quando va via dall'Italia, e che nel frattempo incamera lo stato italiano).
Le marche da bollo non le ho contate.
Appena ho la forza faccio qualche proposta anch'io su come affrontare il problema dell'immigrazione.
Archivio mensile:Marzo 2010
Morire di indifferenza nel 2010
E per giunta in un ospedale. Alla faccia del giuramento di Ippocrate. Alla faccia dei tutori della legge. Adesso sappiamo una parte della verità sulla morte di Stefano Cucchi. Aspettiamo di conoscere i nomi dei responsabili dei pestaggi, dei soprusi, dei depistaggi. Perchè questi codardi, come al G8 di Genova, come per Federico Aldrovandi, come in molte altre occasioni, sanno essere forti con i deboli ma sono debolissimi con i potenti. È l'Italia del 2010.
Qualcuno ci aiuti!!
O forse dovremmo aiutarci da soli, il 28 e il 29 marzo per togliere il fiato al nano e mandarlo a casa. Il dramma è che dopo 15 anni ci sono ancora 10mila persone (abbondiamo) che vanno a sentire la stessa roba.
Tra tutte le cose dette, la più esilarante è quella sulla Carfagna che avrebbe le palle. Secondo me più che avercele ne ha viste tante.
Austeritas & Veritas
Il tempo è adesso
Nei giorni scorsi Cristiana ha postato su FB il video dell'intervento che Nicola Zingaretti ha tenuto durante l'incontro che si è svolto a Roma nei giorni scorsi.
È forte Nicola, mi piace, parole chiare quali lavoro, formazione, diritti dei cittadini, sana autocrtitica, ma soprattutto sembra avere ben chiaro cosa debba essere e cosa debba fare il PD nel fututo prossimo.
Ascoltandolo, allora, mi vengono da pensare un paio di cose. Innanzitutto perdonatemi se ragiono ancora in chiave congressuale ma mi viene da chiedere: dov'era Nicola a quei tempi? Insieme alla cosiddetta nomenklatura, a sostegno della mozione Bersani, diciamo in seconda fila, dato che il suo ruolo di presidente della provincia di Roma lo rende sicuramente molto visibile e conosciuto nel Lazio ma probabilmente non altrettanto conosciuto a livello nazionale. Male. Malissimo. Allora, facciamo due conti. Nicola ha 45 anni. Per i prossimi tre-quattro anni sarà alla provincia, dopodichè immagino che sarà il prossimo sindaco di Roma, facciamo per otto anni. E siamo arrivati al 2021. Nicola, a quel punto, sarà maturo abbastanza per poter aspirare a diventare il leader del centrosinistra, ma sarà anche ben cucinato da 40 anni di ribalta sulla scena politica. Non è possibile, scusatemi.
Il tempo di Nicola è QUESTO, come questo DEVE essere il tempo di Pippo Civati, di Debora Serracchiani, di Cristiana Alicata, di Ivan Scalfarotto, di Sandro Gozi, insomma di tutti i giovani "quadri" del PD che non possono essere tenuti in naftalina per i prossimi anni in ruoli che svolgono o svolgeranno benissimo ma alquanto lontani dalle ribalte nazionali. Il PD sconta l'assenza di appeal presso ampi settori della fascia under 40 dell'elettorato, guarda caso quelli interessati dal massacro della scuola e dell'università e dalla piaga sociale del precariato. Leggevo ieri su Repubblica che il Bersani accarezza il sogno di essere il leader e quindi il candidato a premier del centrosinistra nel 2013. Certo, bisognerebbe prima capire cosa sarà il centrosinistra nel 2013, ma qui si aprirebbe un altro capitolo. Bersani ne ha le capacità, sicuramente, ma non vedo l'appeal necessario per recuperare i voti degli under 40. Ho l'impressione che a molti di loro Bersani, e l'attuale leadership del PD, non dica molto. Non suscita passioni forti. È tempo che i "vecchi" leader del PD capiscano, se hanno davvero a cuore le sorti del Paese, che si può fare a meno di loro, non sono indispensabili.
Allora avanti Nicola, avanti Pippo, avanti Debora. È questo il vostro tempo. Adesso.
Ancora una strage
Anche oggi aggiorniamo il conto…ma quando diventerà un'emergenza nazionale?
Appello ai candidati del Pd
L’ultimo giorno della campagna elettorale è, in realtà, il primo, per importanza, per significato, per visibilità. Gli elettori dopo qualche ora si recano alle urne e ciò che vien detto il venerdì precedente ha molta rilevanza sulle scelte delle persone e in generale sull’impronta politica che si vuole lasciare, in occasione di elezioni importanti come quelle del 28 e del 29 marzo. Per questo, l’ultimo giorno della campagna elettorale dovremmo dedicarlo ai temi del lavoro e di chi, nel lavoro, soffre di più. C’è la questione aperta dell’articolo 18 e bene ha fatto Sergio Cofferati a segnalare la pericolosità della norma recentemente approvata dal Parlamento, che va nella direzione sbagliata e opposta rispetto a quella che dovremmo prendere. Perché noi dovremmo tutelare di più e meglio il lavoro, concepire un sistema più solido e aggiornato che sappia estendere i diritti, non privare dei diritti i lavoratori che possono ancora goderne. Quella della destra è una norma pasticciata e confusa che introduce arbitrariamente l’arbitrato, che penalizza chi è più debole e toglie potere contrattuale ai lavoratori in un momento in cui la loro posizione è sotto attacco, per le condizioni economiche complessive e per alcune scelte sbagliate che ora possiamo valutare fino in fondo. E ci sono i giovani precari che sono stati i più penalizzati dalla crisi, una generazione intera da rappresentare che chiede risposte e garanzie e che, da quando c’è Berlusconi, è come se non esistesse. E, ancora, si parla di persone che hanno una famiglia, i figli da mandare a scuola e un mutuo da pagare e si trovano in cassa integrazione o senza lavoro. Per questo vorrei che in tutta Italia il Pd si mobilitasse perché l’ultimo giorno di questa campagna elettorale, venerdì 26 marzo, fosse esplicitamente dedicato agli ‘ultimi’ destinatari delle politiche del governo: i lavoratori italiani. La democrazia funziona solo se sa rispondere ai bisogni di chi è più in difficoltà, solo se sa rinnovare un patto sociale e un’alleanza tra generazioni. Solo se non mette i giovani contro gli anziani, ma dà loro qualche certezza sul presente e sul futuro. Solo se sa prendere di petto la questione della disuguaglianza, non per aumentarla, com’è successo in questi anni, ma per riequilibrare un sistema iniquo e cattivo con chi non ce la fa. Contro la crisi che aumenta la precarietà, contro l’inerzia del governo e contro i suoi errori, rimettendo in ordine le priorità di un Paese sbandato e incerto. A loro non interessa, a noi sì. Questa è la differenza.
Pippo Civati
Oggi, 13 marzo 2010
Oggi a Roma ho visto un bella piazza, serena, non c'era traccia di odio (quello lo lasciamo alle parole di B. e dei suoi guitti) ma solo il desiderio di tante persone oneste di vivere in un paese migliore…legittimo no?
Certo, la piazza è importante, ci si conta, ci si guarda negli occhi e ci si sente meno soli, però resta il solito problema che affligge il centrosinistra: e dopo? Sono anni che arriva dalle piazze, a gran voce, una richiesta di unità, purtroppo ad oggi inascoltata dai nostri leader che preferiscono i distinguo e il gioco al massacro che ci ha portato sin qui. Speriamo solo che oggi siano stati gettati i semi per un raccolto migliore.
L’italiano medio
Una metafora dell’italiano che non conosce le regole…eccezionale!
http://tv.repubblica.it/copertina/lapo-disturbatore-durante-la-partita-di-nba/43705?video
La storia non insegna nulla…purtroppo
Circola da qualche settimana in rete questo scritto di Elsa Morante.
Lo posto per chi se lo fosse perso:
"Il capo del Governo si macchiò ripetutamente durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un popolo onesto, gli avrebbero meritato la condanna, la vergogna e la privazione di ogni autorità di governo. Perché il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini? Una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse e tornaconto personale. La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attività criminali, ma preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al giusto. Purtroppo il popolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere, sceglie sempre il tornaconto.
Così un uomo mediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di facile effetto, è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei. Presso un popolo onesto, sarebbe stato tutt'al più il leader di un partito di modesto seguito, un personaggio un po' ridicolo per le sue maniere, i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza, offensivo per il buon senso della gente e causa del suo stile enfatico e impudico. In Italia è diventato il capo del governo. Ed è difficile trovare un più completo esempio italiano.
Ammiratore della forza, venale, corruttibile e corrotto, cattolico senza credere in Dio, presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario, buon padre di famiglia ma con numerose amanti, si serve di coloro che disprezza, si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori; mimo abile, e tale da fare effetto su un pubblico volgare, ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere, si immagina sempre di essere il personaggio che vuole rappresentare."
Qualunque cosa abbiate pensato, il testo, del 1945, si riferisce a B.Mussolini…