L'essenza del Leghismo. E di ciò che siamo diventati.
Perdere la capacità di vivere in una comunità, di riconoscere l'importanza del confronto tra culture, storie, foss'anche quella del tuo vicino di casa.
La costituzione diventa carta straccia, le leggi possono essere aggirate, ignorate.
Vale per i simboli della scuola di Adro, ma anche per le quote latte, per il diritto allo studio nelle università lombarde, per il diritto alla casa popolare.
Il tutto con l'avvallo di una classe politica locale e nazionale che da anni mina, dalle fondamenta, le ragioni stesse del nostro stare insieme. E i risultati si vedono, eccome.
Archivio mensile:Settembre 2010
Gli smemorati
Secondo Bocchino, al momento di decidere le candidature "Berlusconi ci raccomandò Lavitola perché insieme a Sica lo aveva molto aiutato in operazione di caduta governo Prodi".
"Il problema ormai riguarda la democrazia in questo Paese".
E quando tramavate con questi omuncoli per far cadere il governo Prodi il problema di democrazia non esisteva, vero?
Io da questi non ci comprerei nemmeno uno spillo.
E nemmeno da tutti i Felloni che adesso rivendicano il rispetto della legalità.
Fini in testa.
Perchè hanno contributo in maniera decisiva al degrado morale e istituzionale nel quale è sprofondato il Paese dal 1994 ad oggi.
Contributo offerto esclusivamente per non ostacolare i progetti eversivi del loro capo supremo.
E per occupare posti di potere.
Fermiamo il boia in Iran
Hossein Derakshan è il nome del blogger iraniano che rischia, molto seriamente, di vedere eseguita la condanna a morte inflittagli da un tribunale del regime. Per i suoi familiari la sua colpa è quella di "aver insegnato agli iraniani a bloggare", mentre l'accusa è di “collaborare con stati nemici, aver fatto propaganda contro il regime, aver oltraggiato l’Islam e aver aiutato gruppi anti-rivoluzionari”.
Leggete la sua storia qui.
E firmate la petizione.
Lettera al commissario del PD Lazio Vannino Chiti
La versione definitiva. Potete firmarla qui, specificando il vostro ruolo nel partito, il circolo dove siete iscritti (per favore firmate solo se siete nel Lazio) o il vostro semplice status di elettore del PD nel Lazio.
Caro Commissario Chiti,
la tua nomina a Commissario del PD Lazio sancisce il fallimento di un’intera classe dirigente: la classe dirigente che non ha saputo guidare da protagonista la battaglia per le elezioni regionali, uscendone sconfitta; la classe dirigente che, costruendo una lista debole e rinunciataria intorno a portatori di preferenze personali, ci ha consegnato un gruppo regionale di soli uomini non puntando mai, in nessun caso, sul ricambio generazionale e di genere. Il partito ha puntato sull’individualismo invece che sul proprio patrimonio valoriale divenendo ostaggio dei “signori delle preferenze” e dei capibastone.
La tua nomina a Commissario del PD Lazio sancisce anche il fallimento di un metodo: quello dei caminetti e degli accordi “in separata sede” tra correnti, che hanno perso la connotazione tematica e di sintesi, per divenire luoghi di spartizione.
Correnti che il segretario uscente, Mazzoli, non è stato in grado di limitare e gestire e che lo hanno infine condotto alle dimissioni, dopo la grave sconfitta elettorale.
Correnti che hanno impedito all’assemblea regionale di funzionare, di confrontarsi ed esprimersi su candidati ed opzioni politiche.
Correnti che sono ormai superate dagli eventi, avendo via via – tutte, nessuna esclusa – perso per strada coloro che alle mozioni congressuali avevano aderito per pura passione politica.
Chi scrive ha aderito al Partito Democratico perché crede in un partito moderno e coraggioso, capace di tenere il passo della società e di coinvolgere, in modo partecipato, i suoi elettori e i suoi iscritti.
Siamo quelli che non appartengono a nessun cognome e la cui libertà non è incoscienza, è senso di responsabilità; senso di responsabilità che noi sentiamo nei confronti dell’Italia, del Lazio, di Roma.
Siamo iscritti, dirigenti di questo partito che hanno fatto il congresso su posizioni diverse, ma che vogliono uscire dallo schema correntizio che imbavaglia il dibattito, non entra nel merito delle questioni politiche e si riduce ad una distribuzione di ruoli interni e di candidature nelle liste. Tra noi molti elettori che non hanno ancora rinnovato la tessera, ma si considerano coinvolti nel processo di vita del partito.
Siamo quelli che vorrebbero che tu, Commissario, parlassi agli iscritti e agli elettori e non ai capibastone.
Nei prossimi mesi ci aspettano due compiti importanti:
1) scrivere i regolamenti per l’elezione dei segretari di federazione che, forti del voto degli iscritti, devono poter guidare le loro realtà facendo politica sul territorio e mobilitando iscritti e cittadini;
2) accompagnare oltre cento comuni della Regione al voto amministrativo. Tra cui Latina, città dal forte valore simbolico.
Per vincere queste due sfide, serve un approccio nuovo, diverso, anche doloroso. Serve una svolta.
Ti chiediamo:
1) di convocare al più presto un’assemblea pubblica, nella quale potrai dettagliare tempi e contenuti del tuo mandato e conoscere senza filtri il partito del Lazio;
2) di avviare, in quell’occasione (e non attraverso trattative correntizie) la composizione della tua squadra, nella consapevolezza della necessità di rispettare la parità di genere, valorizzare i giovani e i “nativi” (quelli che non si erano mai iscritti ad un partito prima del PD), andare oltre le correnti figlie del congresso con spirito meritocratico e non spartitorio, premiando la militanza genuina e disinteressata dei tanti iscritti.
3) di mettere in campo fin da subito tutti gli strumenti atti a portarci rapidamente ad un Congresso del Lazio che ripristini una Assemblea legittimata dalla base.
4) nel caso si dovesse andare ad elezioni anticipate con questa legge elettorale, che il metodo di selezione dei nomi si fondi sulle primarie.
Caro Commissario, da noi non avrai carta bianca.
Noi saremo quelli che avrai accanto a te se e quando deciderai di accompagnare il PD Lazio verso il cambiamento, per tornare a vincere.
La domanda sorge spontanea
Intercettazioni di Cosentino: negata l’autorizzazione all’utilizzo
p.s. Al momento del voto sono risultati presenti 201 deputati del PD su 206.
Mi piacerebbe comunque sapere chi sono gli assenti e perchè non erano in aula.
p.s. 2 Uno degli assenti era D'Alema. Troppo facile. Era in missione. Per conto di Dio?
Sforbiciate
Un’altra Italia è possibile
«Io sono di sinistra. Punto. Mi definisco del partito di Peppino Impastato, i valori a cui mi ispiro tutti i giorni nel fare l’amministratore sono l’uguaglianza sociale, la partecipazione e la trasparenza per togliere gli agganci negli appalti con la criminalità; chiamiamola, se volete, sinistra utopica».
Domenico Lucano, sindaco di Riace
Una storia di bella politica. Un altro uomo da non lasciare solo.
Adesso basta, davvero.
Pubblico più che volentieri la lettera aperta scritta da Emanuela Marchiafava, responsabile comunicazione del PD di Pavia. Che dire, da sottoscrivere in toto.
Cari D'Alema, Veltroni, Bersani… ora basta
“Siamo tutti stanchi e delusi da un partito che si comporta peggio dell'orchestra del Titanic. Quelli almeno mentre la nave affondava suonavano bene. I nostri orchestrali invece si lanciano addosso gli strumenti l'uno con l'altro e tirano gli spartiti al Direttore. E strumenti e spartiti glieli abbiamo comprati noi.”
E’ la definizione più calzante del Partito Democratico che ho letto finora e, se la parola “libertà” significa ancora qualcosa, vuol dire avere il diritto di dire alle persone ciò che non vogliono ascoltare.
In questo ultimo mese ho letto la lettera di Veltroni e poi quella di Bersani: e mi sono cadute le braccia.
Poi ho letto sull'Unità di Enrico Procopio, 18 anni, iscritto al PD, che si sveglia un'ora in anticipo prima di andare a scuola per volantinare davanti alle fabbriche, per non lasciare soli gli operai che stanno perdendo il lavoro.
E poi…ho conosciuto il nome di Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica, quando lui ormai non c'era più.
Il PD che abito io è questo, era quello di Angelo e che ora è di Enrico che dice: ho 18 anni, sono di sinistra ma non urlo: ragiono, uso il mio ragionamento per confrontarmi con chi mi contrappone opinioni assurde, sbagliate, razziste e le demolisco con parole sensate ma implacabili.
E io lo dico con lui. In un momento in cui molti sono già pronti a schierarsi, a ridistribuirsi sullo scacchiere, come si dice in gergo, io, noi, in tanti ci rifiutiamo di farlo.
Berlusconi ha fallito e la dirigenza nazionale del PD sta a giocare al piccolo chimico, con le formule e le alchimie delle alleanze …
Scrivo ora per dire nero su bianco BASTA.
Non ce l'avete fatta.
Tutti voi, tutti quelli della vostra generazione.
E' ora di basta, non ce l'avete fatta.
Avete tanta esperienza, ma avete anche sbagliato tanto.
Mettete tutto, la vostra esperienza, i vostri errori, la vostra intelligenza, al servizio per una volta tanto degli altri,
ossia del PD, del nostro paese, ma soprattutto di chi ci crede e ci lavora, nell'uno e nell'altro.
Basta, io sto dalla parte del PD.
Di Enrico Procopio e di Angelo Vassallo, di chi vuole risposte e di chi cerca di darle.
Vogliamo dare una risposta a Pomigliano e ai precari,
alla scuola sfasciata,
all'Università che non forma più il futuro di questo paese,
alla sanità che fa morire invece di guarire,
alla mobilità monca d'infrastrutture moderne,
alle partite ive strozzate,
agli imprenditori soffocati dalla crisi e a volte anche dalla criminalità organizzata.
“In nome di cosa continuate a sentirvi migliori?”
Eleaonor Roosvelt diceva che “nessuno può farti sentire inferiore senza il tuo consenso”.
Io non ve lo do
Duel – Atto ennesimo
Chi oggi accusa Veltroni di voler ribaltare l'esito del congresso del 2009 è lo stesso che ha, di fatto, ribaltato l'esito del congresso del 2007 (al netto delle responsabilità di Veltroni stesso). Tutti Democratici, dentro il nostro PD.
E non sarebbero, questi, leader da rottamare?
E qui non c'entra l'anagrafe, c'entra la testa.
E delle belle teste dei duellanti che si scannano dal 1994, sinceramente, ne ho i cabasisi pieni.
E ne hanno i cabasisi pieni i tre milioni di elettori che ci hanno abbandonato nelle ultime tornate elettorali. Soprattutto loro. E siccome è a loro che bisogna parlare, allora è necessario Andare Oltre.
Angelo Vassallo: ricchezza è il luogo dove si vive
Un ricordo di Angelo Vassallo, nel giorno del suo funerale.
Gli scampi davano soddisfazione, ora se ne trovano sempre meno. Il tonno è il più difficile perché lotta fino alla fine, mentre la spigola è la più intelligente e furba. Non la trovi mai nelle reti. Ah, e poi c’è l’alice. Quest’anno c’è stata una buonissima annata di alici, tanto da attirare molti pescherecci, addirittura dalla costiera napoletana. Le alici sono intelligenti, hanno deciso di soggiornare qui da noi, dove il mare è pulito. Sulle nostre spiagge fiorisce anche il giglio di mare, che è molto bello e pregiato.
Noi l’avevamo individuato molti anni fa: avevamo chiesto allo Stato una concessione di 1500 metri, dove abbiamo realizzato una riserva naturale. La cosa divertente – si fa per dire – è che noi paghiamo allo Stato un canone di non poche lire per mantenere questa riserva… l’Italia è un paese di matti.
Stamattina sono per mare dalle cinque. Ho preso due aragoste, le porto a mio figlio che ha un ristorante qui in paese. Noi siamo legati al nostro territorio. Abbiamo coscienza del nostro territorio, i cittadini hanno capito che è la nostra prima ricchezza. Basta guardare il nostro porto: lo abbiamo ristrutturato e messo a posto noi. Eppure, alla fine il proprietario è lo Stato. Noi abbiamo fatto mutui per quarant’anni, investiamo e costruiamo per arricchirlo, ci lavorano tanti nostri giovani; e lo Stato cosa fa? Addirittura nell’assegnazione delle banchine, lo Stato preferisce i privati che si arricchiscono e non ci lasciano neanche un euro, mentre il comune, con i soldi che guadagna dalle concessioni, riesce a manutenere questa struttura e perfino a destinare una parte dei guadagni nei servizi per i nostri cittadini.
Abbiamo costruito un caffè letterario nel paese più piccolo. Abbiamo realizzato un lungomare pedonale a Pioppi, dove altrimenti la gente non sapeva nemmeno dove incontrarsi. Stiamo costruendo un centro nautico che gestiranno dei ragazzi disabili.
Ed entro la prossima estate rifaremo tutto il piazzale a fronte del porto. Per avere la concessione della struttura, che ci costa un sacco di soldi, abbiamo dovuto fare causa allo Stato. Cose da pazzi. Noi siamo una delle poche realtà in Italia ad arricchire lo Stato. Lo Stato invece fa profitti e basta.
Posso dirlo? Questa è un'amministrazione di sinistra, ma noi siamo "leghisti". E speriamo veramente che la Lega sappia risolvere questi problemi: il decentramento, la riforma delle autonomie locali, e riteniamo necessario che gli interessi dei cittadini siano curati dall'ente a loro più vicino, il comune, che riesce ad intercettare i loro bisogni e le loro necessità. L’Italia siamo noi, la somma dei comuni, e il danno della politica a livello nazionale è che non conosce i territori e non sa più ascoltare. Noi non vogliamo niente dallo Stato, ma almeno ci lasci le nostre cose.