Della riforma della Giustizia “epocale” sappiamo praticamente tutto.
Sappiamo che non servirà ai cittadini, che non avranno alcun beneficio dalla separazione delle carriere, dall’introduzione del triplo CSM, dall’abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale, dalla dipendenza della polizia giudiziaria dal Ministero dell’Interno, dalla responsabilità civile dei giudici, dall’inappellabilità dell’assoluzione nelle sentenze di primo grado.
I problemi della giustizia sono la lentezza dei processi, l’assenza di risorse economiche e umane e quella bilancia che B. ha mostrato durante la conferenza stampa (justice for dummies) non tornerà in pari con questi provvedimenti.
Nonostante ciò, c’è sempre qualche cerchiobottista dietro l’angolo. La tentazione del dialogo, per alcuni, deve essere davvero irresistibile.
Così su La Repubblica di venerdì scorso, tocca leggere, nella stessa pagina, un’intervista a Franceschini che boccia ogni confronto e una dichiarazione di Baffino l’Alchimista che ritiene il dialogo possibile dopo le dimissioni del premier.
L’amico Enzo Puro mi dice che quello di Baffino è chiaramente un artificio retorico per sottolineare ancora di più il fatto che un pluriimputato avvia la riforma della giustizia.
Sarà, ma continuo a pensare che le parole dei dirigenti del PD, che riescono in ogni occasione a dire tutto e il contrario di tutto, non fanno che aumentare le fila dei disillusi, delle potenziali astensioni, dei travasi di voti a SEL, IdV, M5S.
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