Faccio mio l’appello che Paolo formula sul sito di Prossima Italia.
Ormai è chiaro: all’Italia e al Pd servono dieci, cento, mille comitati arancioni, ed è giunto il momento che tutti noi iniziamo a fare la nostra parte per costruirli.
In tutte le città, in tutti i collegi, dobbiamo iniziare a lavorare per quello che verrà, per il cambiamento che vogliamo: candidiamoci tutti, candidiamoci dappertutto.
Cerchiamo persone per bene, persone che siano in grado di rappresentare quell’Italia diversa che vorremmo realizzare. E candidiamole a rappresentarci nelle elezioni che verranno. Iniziamo subito, da domani, a mettere insieme i comitati elettorali – i comitati arancioni – che le aiuteranno ad affrontare questa sfida. Con chi ci sta, dentro il Pd ma soprattutto fuori, tra i cittadini. Perché è questa la chiave per vincere la sfida.
Prepariamoci a combattere questa battaglia dove sarà possibile. E insistiamo nel chiedere che il Pd permetta ai suoi elettori, non importa quale sarà la legge elettorale, di scegliersi i propri candidati alla Camera e al Senato attraverso primarie libere e aperte.
Se questo non accadrà, facciamoci sentire in tutte le sedi in cui siamo presenti, opponendoci a qualsiasi altro criterio. Mai più candidature catapultate dall’alto, mai più candidati che non siano espressione del territorio: i parlamentari come i sindaci, perché no? Combattiamo per un diritto, banale solo in teoria: nelle segreterie, nelle direzioni, nelle assemblee, ovunque siamo presenti. E pure fuori dalle sedi di partito, tra la gente.
Se invece avremo le primarie di collegio, troviamo il coraggio di andare fino in fondo: niente timidezze, niente tatticismi. Se queste amministrative (e questi referendum) ci hanno insegnato qualcosa è che gli elettori – pure quelli che ultimamente si astenevano, e sono tanti – apprezzano il coraggio di chi sa affrontare la sfida del cambiamento a viso aperto. Candidati convincenti, partecipazione e programmi chiari: la ricetta vincente è tutta qui. Mettiamoci anche uno spirito un po’ nuovo, un po’ diverso, che non ci è mai mancato, per fortuna, almeno quello: e in fondo è la risorsa più grande che, nel nostro piccolo, abbiamo a disposizione.
Al Nord, dove si è clamorosamente dimostrato che questa destra becera e razzista si può battere anche e soprattutto restando fedeli a noi stessi, evitando di inseguire gli avversari sui loro deliranti e pericolosi proclami. E al Sud, dove Napoli ci insegna che per cambiare tutto è necessario iniziare proprio dalla nostra classe dirigente: e allora cambiamolo, questo Sud, senza paura.
Puntiamo su programmi e contenuti, partendo da quelli che abbiamo già elaborato dalla Leopolda a oggi, attraverso le tante Prossime Fermate organizzate in questi mesi in tutta Italia. Ognuna di esse ha permesso di raccogliere riflessioni, spunti, proposte e buone pratiche. Con Prossima Italia le abbiamo raccolte, e organizzate in un Vocabolario che chiunque può prendere e adattare, e che di fatto è già un manifesto del cambiamento.
Organizziamoci, anzi, proviamo a essere i comitati di noi stessi: raduniamo le persone intorno a noi, e troviamone di nuove. Questo era il senso delle Prossime Fermate, e questo è quello che tutti dovremo continuare a fare nel futuro.
Infine, facciamo lo sforzo di non riporre tutte le nostre speranze sempre e solo su chi si candiderà a fare il candidato premier. E’ una cosa importantissima, e quando verrà il momento faremo il nostro dovere, ma non facciamoci fregare dall’idea che un uomo solo, una persona sola, possa cambiare il Paese senza l’aiuto di tutti, e senza una classe dirigente diversa. Non funzionerà, perché chi pensa di salvare l’Italia con le sue sole forze o è matto o è in malafede: e noi abbiamo avuto abbastanza dei primi e non abbiamo mai amato i secondi.