Archivi giornalieri: 27 Dicembre 2011

PD Lazio, tra il dire e il fare

Pubblico volentieri l’appello di Serena Laudisa ai componenti delle commis-sioni regionali e provinciali per il congresso.

Care commissarie, cari commissari,

nell’inviarvi gli auguri di buone feste vi ricordo che da oggi 27 dicembre restano cinque giorni per dimostrare che avete fatto e che state facendo sul serio.

Che avete verificato le anagrafi di tutti i circoli laziali, e che da questi vi sono arrivati o stanno arrivando puntuali gli aggiornamenti sulla conclusione del tesseramento 2011.

Che tutti i segretari di circolo si stanno attenendo scrupolosamente alle procedure, hanno istituito gli uffici tesseramento e sono impegnati a trasmettere a tutti gli iscritti i programmi e le informazioni sul congresso e sulle quattro candidature – puntualmente presenti sul sito del PD Lazio – a garanzia di un voto consapevole per la scelta del nuovo segretario e della nuova assemblea regionale.

Che avete fissato le date per incontri pubblici con i quattro candidati in tutte province della regione che vi impegnate affinché vengano pubblicizzati con grande energia.

Che la torturata risoluzione di ridare una guida al PD Lazio attraverso la consultazione di iscritti ed elettori possa essere ora un’importante occasione per portare per le strade e le piazze della nostra regione i contenuti della battaglia per un’Italia più giusta e solidale che il PD sta portando avanti in Italia, nel Lazio, a Roma.

 E allora coraggio! Attiviamo gli animatori del programma di comunicazione integrata del PD Roma e progettiamo un pieghevole di 4 pagine A4 da distribuire a tutti i circoli del Lazio per volantinaggi all’esterno, che con una bella grafica colorata spieghi in modo semplice semplice le 3 azioni più importanti portate avanti dal PD negli ultimi 6 mesi rispettivamente in ambito nazionale, regionale e romano; che con lo stesso criterio indichi le prime 3 azioni che verranno intraprese nel 2012; e che a questi 9 punti di consuntivo e 9 punti di programma aggiunga l’invito a trovare nei circoli del PD un punto di riferimento e spieghi l’importanza di contribuire con il proprio voto consapevole alla scelta del dream team che dovrà rendere il PD Lazio sempre più organizzato, etico e utile alle sfide che attendono il partito nel Paese, nella regione e a Roma. E allestiamo all’esterno dei gazebo dei pannelli che ognuno dei candidati possa utilizzare per illustrare il suo programma.

E allora coraggio, dateci dei segnali forti e chiari! Segnali che smentiscano quelle voci che vorrebbero raddoppiare da 1 a 2 euro la quota da chiedere agli elettori come contributo alle primarie, quelle voci che bisbigliano che i circoli che non si attiveranno per allestire i gazebo potranno accedere al 100% dei contributi degli elettori, quelle voci che richiamano il bisogno di una campagna in linea con il periodo di austerità, ma dimenticano che una zona come il III municipio meno più di un mese fa è stata ricoperta a tappeto di costosi manifesti (a spese di chi?) che pubblicizzavano uno degli incontri che avrebbero già prematuramente incoronato uno dei quattro attuali candidati a segretario del PD Lazio.

Sono voci che andrebbero smentite da fatti, presto e bene; perché, accidenti, proprio non si adattano a un partito che vuole chiamarsi democratico. A quel partito, che fa quel che dice e dice quel che fa, che in tanti vorremmo. Contiamo su di voi.

Grazie per l’attenzione e sereno 2012 a tutti noi.

Peggio della Corea

Come nelle peggiori dittature, la rappresentazione agiografica vuole il leader giovane e nel pieno delle sue forze.

Secondo me, sul bigliettodicartastraccia ci stava meglio questa.

E poi che banalità, una moneta che si chiama lega. 10 leghe. 1000 leghe. Potevano chiamarla, che so, miglio. 1000 miglia. Oppure per celebrare il delfino potevano chiamarla trota. Una trota. 10 trote. 100, 1000, un milione di trote. No vabbè, uno basta e avanza.

Ebbravogiorgclunei

Non so quanti mesi erano che non andavo al cinema, ahimè, ahinoi. Però il cinema a natale è un must e allora pure in un cinema che su otto sale dava sette dico sette cacate uno se ne salvava. Le idi di marzo, di e con Giorg Clunei. Vabbè, io non sono un cinefilo incallito e quindi potrei essere smentito da chiunque vada al cinema più di me (ma vi giuro che fino a qualche mese fa ci andavo spesso, eh!) o sia un po’ più informato sulle novità. Però credo che Clunei sia l’unico che fa dei film alla Robert Redford, dei quasi docufilm che parlano di politica e dei presidenti degli iunaitedsteitsofamerica senza che ci siano terroristi o pazzi fottuti che sperano di ammazzare il presidente e fare delle stragi immani e tutte quelle belle cose che fanno tanto ollivud. Clunei critica e non poco il sistema ammerikano, già con gud nait end gud lac l’aveva fatto anche se lì era abbastanza semplice perchè prendersela con quel fascista di meccarti era come mettere la palla in buca da mezzo millimetro. Però sbertucciare l’ipocrisia dei politici, in questo caso americani, e democratici per giunta, gli riesce bene e devo dire che in certi momenti, quando clunei fa quel mezzo sorrisetto che gli aggrinzisce l’occhietto che fa tanto dottorross sembra quasi che faccia proprio capire al sistema quanto stia prendendo per i fondelli. Forse pure noi spettatori. Comunque il film è bello, tirato, e ti fa capire, se mai ce ne fosse stato bisogno, del ruolo dello staff in una campagna elettorale americana. Giovani fichissimi e spindoctors scafatissimi che aiutano un candidato a tirar fuori il meglio di sè. Molti giovani, poi magari ci si mettono di mezzo le storie di sesso ma quello è un dettaglio. Un incidente di percorso. Magari per il candidato no ma non è quello che volevo dire. Mi veniva da pensare allo staff di Bersani, a ai suoi spindoctors o gostvraiter e al polpettone di piazza san giovanni e allora forse non è che non sanno scriverli, i discorsi, è che magari Pigi ci rimette troppo le mani, altrimenti non si spiega. Poi mi veniva da pensare anche a Berlusconi e al fatto che se negli states ti scopi la staggista rischi di mandare a ramengo una campagna elettorale, da noi la metà della popolazione vorrebbe essere al suo posto e forse l’altra metà pure, ma non lo dice, anche se mettere Evanrascelvud con Nicolminetti è come mettere la seta e la lana, ma si sa, noi siamo provinciali. Ed è questo che colpisce, alla fine, cioè che con tutti i suoi difetti, le ipocrisie, le porcate, i ricatti, il popolo americano, riesce ancora a scegliere i propri politici con un criterio oggettivo, ossia la menzogna. Quando sono tanati, ovvio. Però, almeno quelli che votano, ci tengono al fatto che i propri rappresentanti siano limpidi come l’acqua. Forese esagerano pure, però non scindono l’essere un buon presidente o senatore o governatore dall’evadere il fisco o da insaccarsi senza dire nulla i contributi da una azienda X. Uguale a noi. Ma noi siamo provinciali.