Con la riforma del mercato del lavoro forse ci siamo, eh. Cose che si dicono da un pezzo, da queste parti.
Archivio mensile:Gennaio 2012
Chi non firma è fuori
Se non firmi un contratto non hai più diritto ad esercitare il ruolo di sindacato in una azienda. Anche se hai gli iscritti. Anche se hai la maggioranza tra gli iscritti. Fuori. Oggi tocca alla Magneti-Marelli. Sarà pure un principio sancito dalla legge, ma ritengo sia un principio sbagliato e profondamente antidemocratico. I buoni da una parte, i cattivi dall’altra. Vallo a sape’, poi chi so’ i buoni e chi so’ i cattivi.
E se, per assurdo, nessuno avesse firmato, i lavoratori si sarebbero trovati del tutto privi di rappresentanza sindacale?
Ultima chiamata per il centrosinistra di Minturno
Di seguito il testo del comunicato stampa inviato domenica. A quanto pare Roberto Lepone mi ha anticipato. Bene. Sotto a chi tocca.
ll quadro politico Minturnese, in vista delle prossime elezioni amministrative, si fa finalmente ricomponendo. Le forze della conservazione e della restaurazione mettono in campo i loro rappresentanti e i candidati a sindaco che gravitano nell’orbita del centrodestra chiedono ai cittadini minturnesi, per l’ennesima volta, un voto di fiducia nonostante pessime prove di governo della città nelle passate consiliature. I nomi di Faticoni, Graziano e Russo, che hanno fatto del trasformismo politico, del clientelismo e del malgoverno le principali caratteristiche del loro agire nell’ultimo ventennio, suonano come un’ulteriore offesa per i cittadini onesti, per le giovani generazioni e per chiunque abbia a cuore il futuro di Minturno e dei suoi figli.
Non stupisce, dinanzi alla possibilità di un profondo rinnovamento della classe dirigente minturnese, l’atteggiamento dell’UDC cittadino che, al pari del partito nazionale, continua a predicare una politica dei due forni a seconda delle convenienze politiche, ma che al momento delle scelte soggiace ai voleri del duo Fazzone-Forte che si stanno, ancora una volta, spartendo la provincia di Latina, anche a costo di mortificare e sacrificare le istanze di rinnovamento che provengono con sempre maggior forza anche del proprio interno.
Davanti al pericolo che i gattopardi minturnesi possano ancora una volta truffare cittadini ed elettori, rivologo il mio accorato appello al PD, alle forze di centrosinistra, alle forze civiche, alle associazioni culturali che a vario titolo operano sul territorio grazie all’apporto di giovani che amano sinceramente il territorio e a tutti coloro i quali desiderano rinnovare nel profondo la politica nel nostro Comune affinchè uniscano le proprie forze e le proprie idee per rendere possibile, anche a Minturno, una piccola, grande rivoluzione.
Chi pensa di poter incarnare con sacrificio, dedizione e competenza quelle istanze di rinnovamento che non sono più eludibili, si faccia avanti e dichiari, da subito, di rendersi disponibile a partecipare alle primarie per la scelta del candidato a sindaco di uno schieramento civico e riformista che allarghi gli orizzonti dell’attuale centrosinistra. Si attivi immediatamente quel meccanismo fecondo rappresentato dalle primarie per mettere in circolo idee e permettere ai cittadini di confrontarsi e scegliere un candidato a sindaco forte, autorevole e rappresentativo.
Campagna mediatica (retro)virale
In questi giorni impazza, in rete, una polemica abbastanza accesa su alcuni manifesti comparsi all’improvviso a Roma. Manifesti abusivissimi. Ovunque.
Scopri e buongiorno, si tratta della campagna di tesseramento del PD. Ne aveva parlato già Cristiana qui, e oggi la notizia viene ripresa anche da Repubblica. A parte l’efficacia della campagna virale che a quanto pare è stata alquanto scarsa, e qui bisognerebbe aprire un capitolo lunghissimo sulle capacità comunicative del PD (ricordate la campagna pubblicitaria con le persone esangui, oppure Bersani a maniche alzate che pare che te voleva mena’?). Ma lasciamo stare. Ciò che ha indignato moltissime persone è la violenza che, ancora una volta, si fa alla città. I manifesti abusivi non si attaccano. Punto. Sinceramente me ne frego se non ci sono spazi, se così fan tutti, se è bellissimo andare in giro con colla e secchio e raccontare le imprese e le leggende dell’attacchinaggio politico-elettorale. La città merita rispetto. Roma va preservata, non violentata. E se non siamo noi, i primi, a rispettarla, sarà difficile essere credibili quando si chiederà a tutti, di rispettarla.
Rilanciare (per non morire)
Il gioco è troppo, troppo sgamato. Si punta al fallimento del congresso del PD Lazio per mettere in discussione le primarie tout-court (e per lasciare tutto com’è, nel Lazio). La decisione della Consulta (legittima, aggiungo, pur avendo auspicato un esito differente) sui referendum offre una sponda eccezionale a chi vuole cambiare il sistema elettorale secondo le esigenze dei partiti e senza ascoltare la voce di quel milioneduecentomila cittadini che hanno sottoscritto i quesiti per l’abolizione del porcellum.Al di là di chi sbraita, il sistema politico che si chiude a riccio e salva Cosentino è pronto anche al colpo di mano sulla legge elettorale e qualcuno ne approfitterà per affossare le primarie. E allora occorre rilanciare e insistere. Primarie sempre. Primarie ovunque. Per Camera, Senato, Comune, Regione, Partito. Sempre.
Prima gli elettori, ora più che mai.
Maroni, quello bravo
Makkox, al solito, ci ruba le parole.
Dove si va da qui?
Il titolo è di una canzone degli Afterhours. E la risposta ce la dà Popolino. Il soggetto lo conoscete, dai!
Le cose cambiano (e fatevene una ragione)
Se il permesso di soggiorno di un lavoratore straniero scade, cosa si fa?
Risposta n°1: tutti a casa, e se diventano irregolari tanto meglio, così li sbattiamo in galera o a casa ce li mandiamo a forza.
Risposta n°2: prolunghiamo il periodo di ricerca del lavoro da sei mesi ad un anno.
Ecco cosa vuol dire avere un Governo civile. E un Ministro civile.
Nessuno tocchi il referendum
L’appello di Prossima Italia, qui.
Un confronto pubblico tra i candidati alla segreteria del PD Lazio
Ricordo che anni fa, in occasione delle campagne elettorali per le elezioni politiche che vedevano il centrosinistra opporsi a B., una querelle immancabile riguardava lo svolgimento o meno dei confronti diretti, in TV o quantomeno in pubblico, tra i candidati a premier. E così, a parte la sfida Prodi Vs B. ingessata da un regolamento rigidissimo ma per certi versi necessario, niente Rutelli Vs B. oppure Veltroni Vs B. Il centrosinistra ovviamente se ne è sempre lamentato e non poco, avendo sempre sostenuto che dal confronto diretto tra i competitor l’opinione pubblica avrebbe potuto avere maggiori elementi per formare la propria opinione. Sono passati anni, come dicevo, e noto con dispiacere che almeno una parte del PD non la pensa più così.
Prendete ad esempio il congresso del PD Lazio. Il regolamento per il congresso stabilisce che in ciascuna federazione debba svolgersi almeno un incontro tra i (quattro) candidati organizzato dalle federazioni stesse. Ora, a parte Giovanni Bachelet, nessuno degli altri candidati sembra aver dato la disponibilità ad una iniziativa pubblica “ufficiale” e così almeno la fase riservata agli iscritti terminerà senza che ci sia stao modo di confrontare le varie proposte in campo.
Se ci si pensa, per alcuni tutto ciò ha un senso. Si arriva quasi a dire, infatti, che il congresso è una iattura, di questi tempi di benaltrismo imperante. Figurarsi se le persone, i cittadini, gli iscritti, possono essere interessati al segretario del PD Lazio. E però quelli che ti dicono che il congresso non andava fatto sono gli stessi che, rifiutando un confronto diretto con gli “avversari”, tessono le loro tele, infaticabili. Accordi, correnti, veti, liste triple, scambio, scambi, caminetti, cabine di regia, manifesti, iniziative, soldi. I metodi pure, sono sempre gli stessi. I gattopardi sono in azione per lasciare esattamente tutto com’è. Con l’avallo dei capibastone.
Ma a cosa serve, poi, ‘sto segretario del PD Lazio? Mah, a selezionare i candidati a Camera e Senato, ad esempio. A definire una linea politica contro la Polverini. A definire i criteri con i quali la politica deve, se proprio deve, indicare i propri rappresentanti negli enti pubblici. Cose così, insigificanti, di quelle che non non necessitano di aprire il PD a contaminazioni pericolosissime.
E allora c’è Giovanni, con il suo programma e le sue piccole grandi rivoluzioni:
1. Uso oculato delle risorse economiche: non esiste una sede fisica per il “comitato Bachelet”, si continua a gestire tutto via rete, un comitato 2.0;
2. Non serve contarsi per contare: alle elezioni primarie del 12 febbraio per l’assemblea regionale sarà presentata in ciascuno dei 15 collegi del Lazio un’unica lista a supporto di Giovanni;
3. Da queste parti capobastone non se ne vedono: in ognuno dei 15 collegi la lista sarà proposta da chi in loco ha sostenuto la candidatura Bachelet;
4. Se non ora, quando: in ognuno dei 15 collegi la capolista sarà sempre una donna.
Metteteci, infine, che Giovanni, qualora diverrà segretario regionale del PD, si dimetterà da parlamentare ed è l’unico che lo ha detto.
Ed è solo l’inizio. Sarebbe interessante formulare queste proposte in presenza di Gasbarra, Pacciotti e Leonori per capire e far capire ad iscritti ed elettori cosa farebbero, se fossero segretario del PD Lazio.