Archivi giornalieri: 28 Marzo 2012

Se il datore di lavoro mente (foss’anche per motivi economici)

Ernesto ci dice con chiarezza perchè, nella sua formulazione attuale, la riforma dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori non è accettabile.

In altre parole, se vengo illegittimamente licenziato per motivi economici – che poi il giudice scopre essere inesistenti e, quindi, inventati dal datore di lavoro al solo fine di licenziare un lavoratore – il giudice non potrà più ordinare il mio reintegro al posto di lavoro, ma solo ordinare all’azienda il pagamento di un indennizzo in mio favore.

I Giuovani Vecchi Democratici

Nascono oggi, i GVD. Battesimo del fuoco: gli attacchi a Martina Alice de Carli per un pezzo che li ha fatti infuriare, a dir poco.

O forse no. Sono nati proprio così. Vecchi dentro. Sempre attenti a non urtare la sensibilità dei “grandi”, che non si sa mai.  Senza un briciolo di quel coraggio rivoluzionario che dovrebbe essere connaturato all’età. Privi di sense of humour. In sintesi, uguali ai grandi.

p.s. Se ne parla anche qui, qui e qui.

Porcellum, maialinum, macellum, bersanellum. In sintesi, schifìum.

Della riforma-truffa della legge elettorale ne parla anche Pippo, qui.

Dal conflitto d’interessi, insomma, siamo passati alla convergenza di interessi. Ne beneficiano tutti: quelli in crisi di consenso (come Alfano), quelli dalla coalizione perennemente incerta (Bersani), quelli che si ritroveranno con pochi voti, come al solito, ma nelle condizioni di determinare gli equilibri del nuovo governo e di prendersi tutto il cucuzzaro (Casini).

Del resto, il ritorno in grande stile dei personaggi che hanno calcato le scene in questi anni, in tutti gli spazi disponibili, ci dice anche che nessuno crede a una legislatura di rigenerazione, ma piuttosto a una legislatura che si regga sul patto tra forze politiche già esistenti (e i loro attuali rappresentanti).

Perché siamo tornati indietro di vent’anni, è chiaro?

Quindi, niente più bipolarismo, niente revisione sostanziale del bicameralismo (si parla di un pasticciatissimo «bicameralismo eventuale»). Però i partiti potranno indicare sulla scheda il nome del candidato premier. Salvo poi sceglierne un altro, se nessuno dei partiti dovesse avere la maggioranza.

E pensare che il Pd era nato per un bipolarismo forte (addirittura un bipartitismo, in una prima fase), che non ci piaceva più l’indicazione del premier sul simbolo, che tenevamo moltissimo alla governabilità e che soprattutto volevamo offrire ai cittadini impegni chiari, nitidi e inequivocabili prima delle elezioni (non gli accordi di Palazzo dopo le consultazioni). E per quanto riguarda la nostra famosa linea, si rileva che in due anni siamo passati dall’uninominale a doppio turno, al modello ungherese, a quasi sostenere (ma senza troppa convinzione) il ritorno al Mattarellum e, infine, a un proporzionale leggermente corretto.

Quanto alle scelte dei cittadini rispetto ai loro rappresentanti, le liste saranno bloccate, e non ci saranno preferenze. Secondo voi, i candidati, chi li deciderà?

A sentire il Franceschini di ieri, e il suo violento attacco alle primarie per scegliere i parlamentari, saranno quelli come Franceschini.