La storia dell’elezione di Jacopo Massaro, neo-sindaco di Belluno, va raccontata, per la sua semplicità. Massaro, uno dei fondatori del PD a Belluno, propone di scegliere il candidato a sindaco del PD nientemeno che con le primarie. Il partito risponde di no. Troppe lacerazioni, stiamo ancora patendo per le divisioni delle primarie del 2007, figurati se le rifacciamo adesso. E così il PD decide di candidare Claudia Bettiol. Massaro non ci sta, esce dal PD insieme ad un pezzo del PD (la fascia dei trenta-quarantenni) e si candida a Sindaco con tre liste civiche. Al primo turno Massaro e Bettiol superano i candidati del PDL, di M5S, dell’UDC, della Lega. Al secondo turno Massaro vince con il 62%. Ascoltavo Massaro stamattina per radio. Raccontava la sua delusione per ciò che il PD avrebbe dovuto essere (un partito aperto, contendibile, che rispetta le regole, che favorisce il rinnovamento delle classi dirigenti) e ciò che invece, secondo lui e secondo l’esperienza di molti, è diventato (il campo di battaglia tra ex DS ed ex Margherita). Massaro pensa che non avrebbe ottenuto lo stesso risultato se si fosse candidato con il simbolo del PD, perchè in questo momento il PD non è un contenitore appetibile. Massaro dice inoltre che non è possibile che il PD, nel 2012, sia guidato, per la maggior parte, da persone che facevano i ministri nel primo e nel secondo governo Prodi. Un’esperienza, quest’ultima, sonoramente sconfitta nelle elezioni del 2008. Massaro dice cose che condivido.