Archivio mensile:Ottobre 2012

Con la cultura si mangia

Bello l’intervento di Edoardo Nesi, che propone di scrivere l’enciclopedia della bellezza italiana.

[…] Si cominci usando la ragione, eliminando per sempre dalle menti la sciagurata idea secondo la quale la spesa pubblica per la cultura non è che un costo, sostituendola con il concetto che rappresenti, invece, e da sempre, l’investimento migliore possibile per l’Italia, magari istituendo severissime pene per chi osi ripetere in pubblico che “con la cultura non si mangia”.

[…] Ci si renda finalmente conto che l’Italia ha poche eccellenze vere e riconosciute in tutto il mondo. Forse solo due: il nostro immenso patrimonio culturale e quel meraviglioso intreccio di piccola e media industria e artigianato e tecnologia che, nei suoi esempi di maggior successo, proprio alla fonte della cultura e della conoscenza si abbevera da sempre.

[…]  Si vada invece a cercare migliaia e migliaia di ragazze e ragazzi, e suggerirei di scegliere tra i laureati in materie umanistiche – persone preparatissime, fresche d’una conoscenza preziosa e rara eppure oggi sfiduciate e smarrite – e si investa in loro chiedendogli di trasformarsi in amanuensi moderni,e catalogare ogni eccellenza artistica italiana. Ogni opera d’arte, ogni chiesa, ogni edificio architettonicamente rilevante, ogni museo, ogni sito archeologico. Tutto. Immaginate un’Enciclopedia dell’infinito patrimonio artistico italiano.

[…] Già questa sarebbe un’operazione grandemente meritoria e necessaria, di cui le generazioni future ci sarebbero grate, ma ora provate a immaginare di proiettare nel futuro questo atto d’amore e rispetto verso il passato, e di rendere L’Enciclopedia facilmente consultabile e digitalmente disponibile a tutti, su internet e su ogni telefonino, in qualsiasi momento e in tutto il mondo. E poi, perché fermarsi? Perché non inserire nell’idea di patrimonio italiano anche il culto del saper vivere? Perché non affiancare all’arte anche le grandezze del nostro design, dell’arte contemporanea, della moda, della musica, dell’opera, del teatro e del cinema, dell’artigianato, persino del cibo e del vino? Perché non segnalare al mondo la bellezza, sia quella che si può comprare, sia quella che non si può comprare: i panorami più belli del mondo, i luoghi della storia, le spiagge più belle, i gioielli che sono le nostre isole?

Eh, ditemi, perché no?

Ancora un pò di pazienza

Tranquilli, adesso che se ne vanno Aledanno e Renatona torneranno nelle fogne pure ‘ste merde, insieme a CasaPound Italia e fascisti del nuovo millenio. Tranquilli.

Choosy lo dici a qualcun altro

Ad esempio avrebbe potuto dirlo ai suoi figli. Ma non credo che siano stati messi nella condizione di ricevere una tale critica da un genitore-ministro. E mica sono laureati in lettere che lavorano ai call-center. O laureati in chimica industriale precari nelle scuole comunali di Roma a 200 ore l’anno per 31 € lorde l’ora. E di esempi ne potrei fare a bizzeffe. La verità è che questi sono dei marziani. Che non hanno la minima idea della vita reale del paese. Scollati totali.

La terza via di Fabrizio Barca

D’Alema spiega: “se uno mi dice aiutami a rinnovare lo aiuto e mi faccio da parte, se uno mi dice ti voglio distruggere, cacciare, porre fine alla tua carriera politica io dico ‘provaci”.

Tutti si può dire di Massimo D’Alema tranne che non sia un combattente. Nel bene e nel male. E poi quando si sente sfruculiato ci si mette d’impegno, a renderti la vita difficile.

Sono stato un estimatore di Massimo D’Alema, metà anni novanta, quando fece le scarpe al povero Occhetto e portò (non da solo) la sinistra al Governo. Poi ha iniziato (non da solo) a fare un pò di passi falsi. Tatticismo esasperato, salvaculo di Berlusconi, i Capitani Coraggiosi. Quindi basta. Non ce l’ho con lui, non chiedo di vederlo con una zappa in mano, ma fuori dal Parlamento si. Diciamo che il caratteraccio che si ritrova non gli consente di comportarsi come Veltroni e quindi va allo scontro piuttosto che fare il padre nobile. La sua intelligenza non gli è stata molto d’aiuto in questo caso, diciamo.

E però penso anche che ci possa essere una terza via, anche nel ricambio generazionale di cui il Paese ha un dannatissimo bisogno. Ci illumina Fabrizio Barca, su questo:

“Ho un’altra idea: per essere migliori non basta essere fuori dal Parlamento o essere più giovani di età. Il vero cambiamento non è il semplice tutti a casa, avviene con la competizione. Se non c’è questo, si proclama di voler rivoluzionare tutto senza mutare regola. Si invocano i giovani al posto dei vecchi sapendo che è un programma impossibile da realizzare. E la rottamazione diventa l’altra faccia del gattopardismo: cambiare tutto senza cambiare niente”.

 

 

Bello il clima

Intorno alle primarie.

Due tifoserie che si contrappongono. La rottamazione e la conservazione. I giovani e i vecchi. Personalmente vorrei sentir parlare di alleanze (nel senso che vorrei una parola chiara sul fatto che con l’UDC non governeremo MAI, ma non la dicono nè Renzi Nè Bersani), di economia (sono allergico tanto a Fassina quanto a Ichino), di fisco (quei 100 € da rimettere nelle tasche degli italiani mi ricordano qualcosa), di reddito di cittadinanza (il welfare attuale, quello si è da rottamare), di diritti (senza paure e ambiguità, matrimonio significa matrimonio), di ambiente,  consumo di suolo e agenda digitale (le autostrade che mi piacciono sono quelle informatiche). Ecco, tutto questo, per ora, non si vede. Nemmeno all’orizzonte.

Come ti ammazzo le primarie

Marroni, Prestipino, Sassoli, Adinolfi, Gentiloni. Solo per il PD. E forse Gasbarra. Addirittura Veltroni. E si fantastica di Barca. E poi Bianchi, Medici, Smeriglio. Si muovessero a fissare delle regole serie per le candidature delle primarie per il Sindaco di Roma altrimenti finisce a barzelletta. Per quanto riguarda il PD, articolo 15 comma 3 dello Statuto Regionale:

“La candidatura a Sindaco di Comune al di sopra dei 15.000 abitanti, Presidente della Provincia e Presidente della Regione può essere avanzata con il sostegno del dieci per cento dei componenti dell’Assemblea del relativo livello territoriale oppure con un numero di sottoscrizioni pari almeno al tre per cento degli iscritti nel relativo livello territoriale.”

E vediamole, ‘ste firme.

A scuola nei circoli

E se Walter ascoltasse Pepecchio?

E poi rilancio e lo chiedo a Veltroni che ha detto chiaramente ieri sera che l’attività politica si può continuare a fare anche non essendo deputati: perché non cominci un tour tra i circoli del PD per fare formazione politica? Perché non metti a disposizione di tutti le tue esperienze?
Sarebbe bello. Sarebbe davvero da Partito Democratico.