Archivio mensile:Ottobre 2012

Salva Sallusti e ammazza i blog

A volte ritornano.

In sintesi un emendamento al disegno di legge sulla riforma del reato di diffamazione (salva Sallusti, appunto) prevede “semplicemente” che ogni gestore di sito informatico debba provvedere alla rettifica di quanto scritto entro 48 ore dal ricevimento di una qualsiasi richiesta a pena, in caso contrario, di una sanzione pecuniaria di oltre dieci mila euro.

Ammazzablog, appunto.

E poi Chiti-Gasparri, che coppia eh!

A proposito di saggezza

Che non è esclusiva degli anziani. Anzi.

 E poi continua qui:

Il ricambio è questione profonda e va costruito, con pazienza e persistenza, proprio quella che dimostrano altri, nel voler rimanere a tutti i costi, come accade in queste ore in Lombardia a chi minaccia di candidarsi per il quinto mandato consecutivo.

E lo scollamento tra politica e cittadini si supera soltanto con lo scollamento di qualcuno dalla propria posizione di potere. Perché libertà e competenza, nella stesso posto, oltretutto, hanno un tempo. E, come ha ricordato ieri Veltroni, si può fare politica anche senza stare in Parlamento. E in questi anni, mi permetto di aggiungere, è successo che facessero politica moltissimi che in Parlamento non ci stavano, e che addirittura non facevano parte del sistema politico strettamente inteso.

Guardando Walter, ieri sera, ho pensato che quella è la misura giusta. Comprenderlo, sul piano politico, è fondamentale, per fare le cose serie.

Ora, pare che i derogabili si ritirino, un po’ per volta, come personalmente ho sempre chiesto, e non in tv o sui giornali, ma in direzione e in assemblea nazionale. Insistendo sul fatto che il limite dei mandati, ora più che mai, non era un fatto burocratico, ma una questione politica.

La domanda successiva, che darebbe senso al «tutti a casa» che risuona da più parti, è però: al posto loro, chi ci mettiamo? Con quali modalità si costruisce questo ricambio? Con quali metodi di selezione e quale cultura politica?

Questa è la domanda a cui mi piacerebbe rispondessimo tutti quanti, perché è ancora più importante della prima.

 

I Dalemoidi

E poi c’è Massimo D’Alema. E quelli più dalemiani di D’Alema. I Dalemoidi.

Che dire. A me dispiace che Massimo si sia ridotto così. La più grande intelligenza politica del centrosinistra italiano che manca, in una fase cruciale come quella che stiamo vivendo, proprio di intelligenza. Tra l’altro lui s’intigna, ha preso di punta Renzi e gliela fa vedere lui, adesso, al ragazzino. Massimo non ha capito una cosa. Qui il problema non è solo l’eta, anagrafica e parlamentare. Ma la credibilità. Sua e di una classe dirigente che ci ha accompagnato negli ultimi trent’anni. Alla quale non viene imputato il fatto di essere vecchi. Ma di non aver fatto o aver fatto male alcune cose. La legge sul conflitto d’interessi, ad esempio. Tenere in vita Berlusconi, ad esempio. Aver avallato una serie di riforme della giustizia pensate più per impedire ai magistrati di fare il proprio mestiere che per migliorare il servizio ai cittadini (tranne uno), ad esempio. Una riforma del titolo V della Costituzione che a distanza di pochi anni si è dimostrata da buttare. E potrei continuare. Quindi se D’Alema o molti dei parlamentari che stanno lì da trent’anni cercano di farsi interpreti della Carta d’Intenti del PD e del centrosinistra (vuote o piene di contenuti che siano), ecco che la maggior parte degli elettori che ci votano o ci voterebbero pensa: no grazie. Avete già dato. Avete molti meriti, ma la vostra chanche ve la siete giocata male. Se siamo dove siamo è anche responsabilità vostra. Tocca a qualcun altro. 

I Dalemoidi no. Quelli fanno gli appelli su L’Unità.

Grazie Uolter!

Un gesto bellissimo, quello di Walter. Rinunciare a candidarsi al Parlamento, ma non rinunciare alla politica. Lo facessero tanti altri, saremmo a posto. Ho sempre pensato che il ruolo della stragrande maggioranza di uomini e donne che hanno rappresentato il centrosinistra negli ultimi trent’anni dovesse essere quello di “padri nobili”. Lasciare il posto ad altri ma senza rinunciare a svolgere un ruolo di guida per le nuove generazioni. Ecco, io un padre nobile come Walter, al mio fianco, ce lo vorrei eccome.

ll pacco è servito

Non è che ci volesse l’articolo di Europa per capire quale sia il pacco che l’asse PDL-UDC-Lega (più fravaglia varia, e della più autorevole!) sta confezionando al PD. Fottendosene, tra l’altro, della volontà degli italiani che hanno bocciato il proporzionale già vent’anni fa. A questo punto, insisto, meglio tenersi il Porcellum. E Bersani farebbe meglio a dichiarare, sin d’ora, che una legge del genere non la voterà mai. E cadesse pure il Governo, tanto la legislatura è finita. Dopodichè qualcuno ci dovrà spiegare perchè sono mesi che perdiamo tempo appresso a quella merda (politicamente parlando) di Casini.

Non avete capito una beneamata mazza

Questi sono i manifesti apparsi a Roma. Ovviamente abusivi. Sono dei comitati per Bersani. Renzi ha già dato, salvo poi scusarsi.

Chi li ha commissionati? Chi paga? Il partito? Gli stessi che hanno inviato gli SMS per avvisare che Bersani era ospite da Fazio? E dopo le vicende della Regione Lazio è possibile che non ci renda conto di come sia obbligatorio (non indispensabile, obbligatorio cazzo), davvero, fare politica con maggiore sobrietà? Lo dice anche il manifesto, ma letto lì sa di presa per il culo. E dai.

No Pateracchium

Tendente al Neoporcellum.

Il 12,5% di premio di maggioranza sta esattamente a metà strada tra il 15% voluto dal PD e il 10% voluto dal PDL. Poi ci sono gli sbarramenti salva Lega. E quelli salva SEL, che in parlamento non ci sta ma fa lo stesso. E poi ci sono gli sbarramenti variabili. Le preferenze forse si forse no. Forse unduetre. I collegi trallalla.

Tra l’altro un sistema elettorale buono solo per votare ad aprile. Lo so, pretendere una legge elettorale che sopravviva all’attuale parlamento è pressochè impensabile.

Si voti con il Porcellum associato alle primarie per i parlamentari e non se ne parli più. E che sia il prossimo parlamento a pensare al futuro del Paese, visto che questo non ci riesce.

Cartellino rosso

Il botta e risposta tra Renzi e Marchionne.

Matteo Renzi è la brutta copia di Obama ma pensa di essere Obama. Ma è sindaco di una piccola, povera città“. Marchionne è un uomo piccolo piccolo che offende un’intera città per rispondere al suo interlocutore. Ma, dopo, tutto, si sapeva.

”Non sono io ad aver cambiato idea ma Marchionne che non solo ha cambiato idea, ma ha tradito: avrà sempre questa macchia di aver preso in giro operai e politici dicendo una cosa che non avrebbe fatto. Non ho mai immaginato Marchionne come modello di sviluppo per l’economia, andava ai congressi Ds dove c’erano D’Alema e Bersani, e Bertinotti ne parlava come il borghese buono. Renzi si arrampica sugli specchi per semntire sè stesso: nel momento in cui ha dichiarato di essere con Marchionne senza se e senza ma ha esattamente immaginato che il modello Pomigliano (ricatto occupazionale, compressione dei diritti, eliminazione dei sindacati nemici) fosse IL modello di sviluppo. E Marchionne ai congressi dei DS ci andava, eventualmente, anche prima. E buttare merda in faccia agli amici di partito aggratise non è proprio il massimo.

Se avessero litigato durante una partita di calcio, l’arbitro avrebbe dovuto espellere entrambi.