Archivio mensile:Novembre 2012

Indietro non si torna

Sinceramente non vedo l’ora che arrivi il 3 dicembre. Perchè c’è tanta strada da fare. 

Passo dopo passo.

Il passo conseguente consiste nell’aprire le porte del partito adottando primarie, o altre forme di consultazione vincolante della base, per la composizione delle liste alle prossime elezioni. La direzione del partito può mantenere una piccola quota di posti da attribuire a sua discrezione (come è prassi in tutti i partiti europei), ma il resto deve essere affidato alle scelte degli iscritti o degli elettori.

Il secondo passo, altrettanto urgente e necessario, consiste nell’indizione di un congresso. Se i sostenitori di Renzi (e lo stesso sindaco) sono veramente intenzionati a influire sulla politica del partito e non hanno intenzione di rompere, come la forzatura sul voto al ballottaggio sembra invece suggerire, devono passare attraverso il partito, vale a dire combattere una battaglia interna per la conquista delle cariche. Sulle ali di questa mobilitazione arriveranno certamente al vertice facce nuove, dell’una e dell’altra parte, entrambe slegate dalle vecchie fedeltà ai vecchi schieramenti.

In pochi mesi il Pd ha l’opportunità di cambiare volto a sé stesso e alla politica italiana.

Via #Casapound (e i fascisti) dall’amministrazione del Comune di Minturno

Non sto parlando di quelli storici, che hanno avuto ruoli di governo in passato e che sono stati spazzati via alle ultime elezioni. Parlo di quelli nuovi. Quelli di Casapound, per intenderci. Che nel 2012 inneggiano al duce, menano le mani, fanno blitz nelle scuole. Capita a Minturno che il Sindaco Graziano affidi una delega al segretario regionale del sindacato di CPI, Marco Moccia. Ecco, a me non frega una beneamata se ‘sto fascistello abbia o meno le competenze per occuparsi di politiche abitative. Penso piuttosto che i neofascisti debbano stare fuori dalle istituzioni democratiche. Sempre. Chiedo quindi a chiunque abbia a cuore la democrazia di far sentire con forza la propria voce contraria all’inquinamento delle istituzioni da parte di chi si fa portatore di disvalori che non possono trovare alcuno spazio nella vita civile del Paese e delle nostra comunità.

p.s. il mio pensiero, appresa la notizia, va a quegli pseudointellettuali traettesi di sinistra-da-spiaggia che dall’alto della propria presunta verginità politica e morale hanno profuso critiche a piene mani contro i traditori, PD in primis, salvo poi accogliere come salvatore della patria il sindaco berlusconiano Graziano (già corrsponsabile di anni di sfacelo amministrativo e morale, sodale di Fazzone e Cusani) e non fiatare quando i neofascisti razzisti e picchiatori entrano nell’amministrazione comunale. Chapeau.

Testa bassa e pedalare

Chiunque vinca, avrà il mio appoggio. E sarò felice di lavorare, con umiltà, il giorno dopo, per vincere le elezioni. E per dare fisionomia a un partito in cui si riconoscano, su basi nuove, tutte le parti in causa. Perché i milioni di elettori che si recheranno ai seggi se lo meritano.

Pippo Civati, qui.

Dal coma profondo al coma vigile (ma sempre di coma si tratta)

Dall’intervista rilasciata a Latina Oggi dal segretario provinciale del PD Enrico Forte:

Resta però aperto il tema delle candidature per il Lazio. Come si sta organizzando il Pd?

Posto il fatto che sarà la direzione provinciale a pronunciarsi in merito e partendo dalla riconferma di Claudio Moscardelli sulla quale non credo ci saranno perplessità, si stanno affacciando candidature importanti come quella di Giorgio De Marchis e del vicesegretario provinciale Salvatore La Penna. Senza dimenticare i due principi cui secondo me la lista del Pd dovrà ispirarsi. Vale a dire la presenza di genere, come fatto politico che qualifica la lista stessa, e quello dell’equilibrio territoriale. C’è tutta un’area del sud pontino compresa tra Terracina e il Garigliano che non possiamo dimenticare.

Non che pretendessi che l’amico Enrico rispondesse a me personalmente. Però nell’intervista non si fa cenno alle proposte che mi sono permesso di avanzare. Resta quindi la sensazione che le decisioni sulle candidature saranno prese sulla testa dei circoli, degli iscritti, degli elettori.

In assenza di risposte da parte dei vertici del PD provinciale, mi permetto quindi di approfittare della visita di Nicola Zingaretti a Latina per condividere con il candidato alla Presidenza della Regione Lazio alcune delle questioni che ritengo dovrebbero essere oggetto di ampia discussione all’interno del Partito Democratico Pontino in vista delle imminenti elezioni politiche e amministrative.

Pongo quindi all’attenzione di Nicola alcuni temi di confronto, al pari di quanto farei con gli amici del PD della provincia di Latina qualora fossero, finalmente, convocati gli organi collegiali del partito.
Chiederei, ad esempio, di discutere di alleanze, in un territorio in cui l’UDC di Michele Forte è stato sempre organico al sistema di potere del PDL, di Claudio Fazzone, di Renata Polverini e nonostante questo continua ad essere un interlocutore privilegiato anche per i prossimi appuntamenti elettorali.
Chiederei di tenere una linea politica riconoscibile su temi quali l’acqua bene comune, il consumo di suolo, le autostrade informatiche, la cultura, la rivalutazione delle ricchezze storiche e artistiche dei territori.
Chiederei, insomma, di rinunciare al culto della sconfitta in un territorio che ci vede governare solo 5 comuni su 33.
Chiederei di discutere delle vicende che hanno coinvolto il gruppo consiliare del PD alla Regione Lazio e se, alla luce del colpevole silenzio dei consiglieri regionali uscenti quantomeno sull’aumento abnorme dei fondi a loro disposizione, non sia il caso di tenerli fermi un giro, tutti e per qualsiasi carica. Elettiva o meno.
Chiederei perché non sia ancora stato approvato il bilancio del Partito Democratico Provinciale.
Chiederei ai candidati che potrebbero trovarsi in una situazioni di incompatibilità, visto il divieto di cumulo di cariche sancito dallo Statuto, di rassegnare le proprie dimissioni irrevocabili all’atto della sottoscrizione della candidatura (anche se ritengo poco rispettoso per i propri elettori abbandonare una carica elettiva con largo anticipo rispetto alla sua scadenza naturale).
Chiederei, nella selezione delle candidature, non solo il rigoroso rispetto del Codice Etico del PD ma anche di non candidare i soggetti condannati per reati gravi contro la pubblica amministrazione con sentenza di condanna o di patteggiamento anche non definitiva.
Chiederei, nella selezione delle candidature, il rigoroso rispetto del limite dei mandati, principio di cui non si è mai tenuto conto nel passato, a nessun livello.
Chiederei di non candidare personaggi in fuga dalla ex-governatrice Renata Polverini e dalla sua lista.
Chiederei di non cedere ai suggerimenti di lobby o di associazioni no-profit che propongono candidature di persone rispettabilissime ma con metodi non proprio trasparenti.
Chiederei, infine, di dare la parola ad iscritti, militanti, cittadini per definire le candidature alla Regione, alla Camera e al Senato in un unico grande giorno di mobilitazione, come migliore risposta alla disaffezione dei cittadini nei confronti della politica e per sfruttare al meglio l’onda lunga delle primarie per la scelta del candidato a premier del centrosinistra, nella speranza che facciano registrare un’altissima partecipazione anche nei nostri territori.

Esonerato Roberto di Matteo

 

Anche i tifosi del Chelsea sono in rivolta. Nessuno dei fans aveva contestato l’allenatore per la crisi degli ultimi tempi. “Non si può vincere sempre, non si vince tutti gli anni”.

Prendere esempio, grazie.

Gutta cavat lapidem – #primarieparlamentari

Una battaglia che Prossima Italia conduce da tempo e che sembra essere, finalmente, diventata patrimonio di molti, nel PD. Anche se di strada ce n’è da fare, nelle prossime settimane.

Nel mio piccolo, ho sollecitato il Partito Democratico della provincia di Latina affinchè assuma un’iniziativa in tal senso. Attendo risposte.

Te la do io la Terza Repubblica

Ieri mattina ascoltavo alla radio Marina Sereni, vicepresidente del PD. Tra i vari argomenti toccati nell’intervista la kermesse romana di Luca Cordero di Montezemolo &Co, Verso la Terza Repubblica. Sereni, che non parla a nome proprio e certamente esprime la linea del segretario Bersani, diceva di guardare con interesse al movimento terzista, e auspicava per la  prossima legislatura un patto costituente con i moderati, per poi tornare ciascuno sulla propria strada dalla legislatura successiva. A parte il fatto che il povero Pierferdi s’è fatto scavalcare al centro, e adesso è costretto a rincorrere se vuole sopravvivere. Vabbé, cavoli suoi. Io penso che quest’idea che domina nella testa di Bersani, ossia volere a tutti i costi collaborare con i moderati, vada in direzione diametralmente opposta a quella della fondazione della Terza Repubblica.

Tralasciando la credibilità delle persone – Montezemolo che sta in campo a vario titolo dagli anni ’70 e che ha contribuito a determinare la crisi nella quale versa il Paese (e nel ’94 Berlusconi appariva più nuovo rispetto a quanto lui non sia oggi),  Bonanni che a mio avviso ha una credibilità pari a sottozero anche come amministratore di condominio – i terzisti potrebbero rappresentare finalmente, seppur in stato embrionale, quella destra democratica, moderna ed europea della quale tante volte abbiamo invocato la necessità. Magari con l’implosione del PDL si imbarca qualche transfuga, molti di quelli che sono nati, cresciuti e vegetati con Berlusconi torneranno nel nulla da cui sono arrivati e il parto avverrà.  E poi i terzisti sono anche bismontiani per definizione, e la cosa non è che si possa conciliare molto con tutto l’ambaradan delle primarie, siam mica qui a mungere le zanzare. Taglio gli argomenti con l’accetta, mi rendo conto, però quello che voglio dire è che è inutile lamentarsi della morte del bipolarismo se poi non si fa nulla per favorirne l’esistenza i vita. Il PD è, o meglio dovrebbe essere, altro rispetto a tutto ciò che si muove nel campo dei cosiddetti moderati, siano essi Casini, L’UDC, Montezemolo, Bonanni, la Confindustria e compagnia cantando. E dalla situazione nella quale versa il nostro Paese si esce con un’idea chiara del futuro e non cadendo in pastoie che alla fine rendono tutti indistinguibili.

Bersani, così si perdono altri cinque anni, altro che Terza Repubblica.

Coma profondo per il PD provinciale

Un mio intervento che spero sia da stimolo al Partito Democratico della provincia di Latina.

In vista delle elezioni del 10 marzo, un appuntamento di importanza epocale per la vita del nostro Paese e delle nostre comunità, il Partito Democratico della Provincia di Latina brilla per la sua assenza. Direttamente proporzionale all’attivismo dei suoi dirigenti, mai così in fermento in vista della composizione delle liste.
Sono mesi, ormai, che non sono convocate né la Direzione Provinciale né l’Assemblea Provinciale.
Non si è sentita l’esigenza di compiere un’analisi approfondita dell’esito del voto amministrativo di maggio, così come si è preferito soprassedere dallo svolgere qualsiasi confronto su quanto accaduto al Consiglio Regionale del Lazio. Eppure le vicende che hanno coinvolto anche il gruppo consiliare del PD, lungi dal poter essere accumunate agli episodi di malaffare ormai a tutti noti, avrebbero meritato quantomeno un momento di riflessione collettiva.
E invece nulla, silenzio assoluto.
In vista delle primarie del centrosinistra del 25 novembre non un confronto aperto tra le varie proposte in campo, ma iniziative dei singoli comitati promotori, funzionali alla campagna elettorale vera e propria che inizierà a breve.
Fioriscono quindi candidature di esponenti del partito pontino per le elezioni regionali, candidature che nascono nei caminetti romani e si autoalimentano nelle correnti. Tutte le scelte sono fatte nell’ombra e sulla testa degli iscritti, dei militanti, dei circoli, dei territori, dei cittadini.
Non può più funzionare così. Ciò che sta succedendo in questi giorni è esattamente ciò che è successo da sempre.
Chiedo sommessamente di cambiare registro.
Chiedo di convocare quegli organismi dirigenti che da troppo tempo non sono più consultati per prevedere forme di partecipazione alle scelte che si stanno compiendo che siano le più ampie possibili.
Propongo di organizzare un giorno delle primarie, nel mese di gennaio. Una giornata nella quale tenere le primarie per la definizione delle liste del PD alla Regione Lazio e per la scelta dei candidati di Camera e Senato.
Un unico grande giorno di partecipazione di iscritti, elettori, cittadini ai quali aprirsi per condividere le nostre scelte.
Le elezioni si possono vincere bene o vincere male.
Si può finalmente offrire il segno tangibile della volontà di percorrere strade diverse. Oppure ci si può accontentare di camminare sui sentieri che ci hanno condotto fin qui.
Si possono addirittura perdere, le elezioni, soprattutto in un territorio difficile come quello pontino, se non saremo capaci di interpretare il malessere e la sfiducia nei partiti che ormai pervade  settori sempre più larghi della società e dell’elettorato.

La camorra nel sud pontino

Esiste.

“È la prima volta che un tribunale romano certifica l’esistenza di un’associazione mafiosa camorristica nel Lazio e nella capitale, applicando il 416 bis”, sottolinea il procuratore capo Giuseppe Pignatone.

A dire il vero non è che se ne sia sentito parlare molto. Comunque, leggete qui, qui e qui.