Archivi giornalieri: 9 Marzo 2013

Analisi del voto in provincia di Latina e prospettive future del PD Pontino

In attesa della convocazione della Direzione Provinciale del PD, che speriamo possa essere finalmente il luogo nel quale discutere a viso aperto dei risultati elettorali del Partito Democratico, senza ipocrisie e infingimenti, si susseguono, sulla stampa, gli interventi di esponenti del PD pontino. Mai termine è stato più abusato, in questi giorni, della parola “cambiamento”. Ex post, la ritroviamo sulla bocca di tutti: bersaniani pentiti, capibastone di lungo corso, primedonne che si candidano a tutto, rottamatori della prima e della seconda ora, vincitori e sconfitti. Al pari di quanto sta succedendo a livello nazionale, anche il PD pontino non sembra essere esente dalla sindrome di un’analisi post-voto tanto enfatica nei toni quanto sterile e miope nei contenuti. Le elezioni politiche hanno sancito, anche nella nostra provincia, la clamorosa affermazione del M5S le cui battaglie, più che condivisibili, in merito alla necessità di rinnovamento delle classi dirigenti, di sobrietà della politica, di tutela dei beni comuni e del territirio, di rinuncia ai privilegi della cosiddetta casta hanno trovato senz’altro terreno fertile negli errori che anche il Partito Democratico della provincia di Latina ha compiuto in questi ultimi anni. Un partito incapace di elaborare una proposta politica autonoma convincente, un partito autoreferenziale, un partito non inclusivo nei confronti di movimenti, comitati civici, imprenditori, commercianti e semplici cittadini esasperati della crisi economica. Ancora una volta siamo apparsi poco attenti ai segnali provenienti dalla realtà che ci circonda, forse perché troppo impegnati nell’ennesima lotta intestina tra le correnti e nomenclature che si spartiscono candidature, ruoli e incarichi. O forse troppo perché troppo impegnati nell’ennesimo duello tra candidati buoni per tutte le stagioni. Assisteremo, nelle settimane prossime, a riposizionamenti che avranno come unico scopo quello di un cambiamento apparente affinché tutto resti come prima. Una mano di vernice per far apparire come nuovo ciò che nuovo non è mai stato da anni a questa parte. Più che mai di questi tempi sono necessarie azioni concrete, pertanto abbiamo lanciato l’iniziativa di un incontro pubblico: ci rivolgiamo ai comitati per l’acqua pubblica sparsi sul territorio, ai comitati antinuclearisti, ai movimenti autonomisti, alle associazioni di categoria, agli imprenditori, ai commercianti. A tutti gli elettori che ci hanno abbandonato a causa delle nostre titubanze e, da ultimo al Movimento Cinque Stelle. Per costruire un Partito Democratico realmente aperto, inclusivo e profondamente rinnovato nei metodi e nel personale politico, avendo come obiettivo il prossimo congresso, che auspichiamo si possa svolgere quanto prima, che ci vedrà convinti sostenitori della candidatura di Giuseppe Civati e nel quale porteremo le nostre proposte per la futura organizzazione del Partito Democratico e per il Paese. 

Raffaele Viglianti – Fabio Luciani

Bastava aprire gli occhi (o forse no)

Il risultato di M5S viene da lontano. E responsabilità del PD è quella di non aver voluto vedere, ascoltare, capire quello che stava succedendo. Eppure i segnali c’erano tutti. Era l’estate del 2010 (!) quando Pippo, in quanto responsabile nazionale del forum Nuovi Linguaggi e Nuove Culture del PD, aveva commissionato la realizzazione di questo documentario alle Officine Tolau, in rete da maggio del 2011. Stefano Aurighi, uno dei realizzatori, analizza quanto (non) è successo, a distanza di due anni. Guardate il documentario e poi mi dite se non ci riconoscete buona parte delle persone che hanno deciso di abbandonare il PD presi per stanchezza, rabbia, delusione. Io ne ho trovati tanti, la maggior parte, a dire il vero, parlando con chi ha deciso di votare M5S. Forse perchè non vivo al nord, dove sembra che M5S abbia pescato a piene mano tra gli ex elettori della Lega. Ad ogni modo, la cosa mi delude ma mi conforta allo stesso tempo. Mi delude il non aver offerto agli elettori un PD più appetibile, ma mi conforta il fatto che quei voti, in parte, possiamo riportarli a casa. Non sarà facile, sia chiaro. La direzione nazionale dell’altro giorno ha dimostrato come ci sia un solco profondo da colmare, e sta a noi farlo, se ne saremo capaci. A livello di linguaggio, di prospettive, di aspirazioni. Di testa, soprattutto. Non so quanti di voi abbiano visto ieri sera Servizio Pubblico. Ho ammirato il coraggio di Rosy Bindi  nell’affrontare la trasmissione, ma nel contempo provavo un pò di rabbia alle sue parole (non me ne voglia, moltissimi dei dirigenti del PD al suo posto avrebbero detto le medesime cose), che dimostravano ancora una volta, se mai ce ne fosse stato bisogno, la distanza che li separa dalla realtà. Quando parlava del partito che le ha chiesto la disponibilità a candidarsi, ad esempio. Senza sentire la responsabilità, quella si, di fare un passo indietro. E, come ho avuto modo di dire in altre occasioni, non venitemi a dire che la vostra esperienza è indispensabile, in Parlamento, perchè chi ha alle spalle una legislatura credo possa fare da guida più che degnamente ad un neo-eletto. Forse avrebbe fatto bene, ai dirigenti del PD, dare un’occhiata a Furor di Popolo. O forse no. Perchè, probabilmente, aveva semplicemente ragione Nanni Moretti, benché riappacificato con PG: con questi non vinceremo mai. Appunto.