E così l’assemblea provinciale del PD Latina ha preferito aspettare l’esito dell’assemblea nazionale per indicare la soluzione a seguito delle dimissioni di Enrico Forte. La riunione di lunedì, infatti, ha soprasseduto dall’indicare i componenti della reggenza che avrebbe dovuto traghettare il partito al congresso. A mio avviso un errore, perché le vicende mi appaiono del tutto scollegate e perché molti, nel partito, si erano espressi a favore di una soluzione che si proponesse di superare le logiche che hanno portato il PD pontino ad una gravissima crisi politica e programmatica. Una crisi testimoniata dai deludenti risultati elettorali che il PD ha inanellato pressoché ovunque nelle varie tornate elettorali che si sono susseguite negli ultimi due anni. Una crisi sostanziata dall’assoluta incapacità nel gestire la politica delle alleanze nei vari comuni della provincia, tanto da provocare profonde spaccature in seno a diversi circoli cittadini.
Ad ogni modo ci toccherà aspettare, ma nel frattempo è bene chiarire alcune cose a mio avviso fondamentali. Il PD della provincia di Latina ha bisogno di un segretario scelto da un congresso aperto alla partecipazione di iscritti ed elettori (come sancito dal nostro statuto) nel quale ci sia la possibilità di scegliere tra le varie proposte programmatiche che saranno in campo. Non sono possibili scorciatoie. Non è possibile pensare ad un segretario pro-tempore che si candidi alla segreteria tra qualche mese. Non è possibile utilizzare né il congresso né il tempo che da esso ci separa per compensare sconfitte politiche o elettorali. Non è possibile pensare che chi ha cogestito in maniera fallimentare il PD pontino negli ultimi mesi possa avere ruoli di responsabilità nella fase di transizione che ci attende. Soprattutto non è pensabile continuare a trascinare il PD della provincia di Latina nell’immobilismo a causa delle frizioni interne a mozioni congressuali che sembrano appartenere ad un tempo ormai remoto. Il Pd Latina ha bisogno di discutere, di confrontarsi, di parlare di temi concreti che riguardano la vita dei cittadini: mobilità, sviluppo sostenibile, infrastrutture, lavoro, beni comuni, portualità. Questi i temi sui quali confrontarsi al prossimo congresso. Altre soluzioni che contemplino la pura spartizione di posti senza affrontare le questioni politiche e programmatiche, senza mettere mano al funzionamento dei circoli, senza aprire il partito alla partecipazione degli elettori non interessano. Chi, infine, pensa di voler assumere questa responsabilità fin da adesso, magari nella speranza che le vicende congressuali nazionali congelino, tra qualche mese, la situazione a quanto già in essere, si faccia avanti e proponga il suo piano per il Partito Democratico pontino. Senza sotterfugi e senza accordi sottobanco. Anche nella nostra provincia il PD ha bisogno di cambiare metodi, se non vuole ridursi ad un partito marginale nel quale avranno la meglio solo i più forti, proprio come ai tempi dei dinosauri. Forza che comunque non è riuscita a salvare i dinosauri dall’estinzione.