Archivio mensile:Novembre 2013
Il nuovo segretario del PD
Sarebbe proprio così. Ma dipende da voi, solo da voi. Eccolo.
Se tutto va come ci auguriamo che vada, il 9 dicembre mi alzerei presto e andrei a Bologna, per prima cosa, per dare una tessera a Romano Prodi. Una tessera Gold per il 2014. Non è detto che accetterebbe, ma è necessario provarci.
Nel pomeriggio, chiederei un incontro ai gruppi parlamentari di Sel, per sottoscrivere ancora la carta d’intenti che facemmo firmare a tre milioni di persone giusto un anno fa, anche se sembrano passati secoli. E proporrei loro di fare un unico partito del centrosinistra, che farebbe bene sia al Pd sia a Sel.
Chiederei a Enrico Letta e ai ministri, viceministri e sottosegretari del Pd di incontrarci e parlarci francamente, sulla base delle indicazioni ricevute dagli elettori delle primarie. Sulla legge elettorale, per prima cosa (perché avremmo dovuto votare il ritorno al Mattarellum quando arrivò alla Camera, ormai sei mesi fa) e su un messaggio da dare sull’uguaglianza, subito, senza perderci in miliardi di mediazioni confuse e spesso fallimentari.
Chiederei un appuntamento a Giuliano Amato, per capire se lui non intenda dare l’ottimo esempio e rinunciare a due delle sue tre pensioni. E se dal punto di vista costituzionale i diritti acquisiti di chi sta bene non possano trovare un equilibrio con i diritti acquisiti (e negati) a chi sta male. E chiederei a Stefano Rodotà di vederci al teatro Valle, in settimana, perché ci sono un milione di cose di cui dobbiamo parlare. E anche qualche scusa da porgere.
Lancerei una campagna di moralizzazione totale della politica, a cominciare dai costi degli enti locali per arrivare al Parlamento. Chiederei ai parlamentari del Pd di rinunciare a un terzo dello stipendio, non per darlo al Pd come fanno ora, ma per lasciarlo alla Camera e al Senato. E a chi tra loro abita a Roma di considerare se è il caso di percepire una diaria analoga a quella che riguarda i parlamentari che abitano nel Sud-Tirolo o in provincia di Nuoro.
Sentirei Gian Piero Scanu, che sta facendo un ottimo lavoro, per chiedere che il Pd, in commissione Difesa, dica cosa più chiare sugli F-35. E le dica alla svelta.
Ovviamente farei tutto quanto dopo avere sentito Cuperlo e Renzi e anche Pittella, perché mi sembra giusto fare così. E chiederei loro di indicarmi le persone migliori con cui costruire insieme il nuovo Partito democratico, che premi il merito e non l’appartenenza a questa o a quella corrente. La qualità e non la fedeltà.
Verso sera, come in quel film, offrirei un bicchiere di vino a Fabrizio Barca, per quello che ha fatto in questi mesi, restituendo alla politica il sapore antico dello studio e della riflessione ‘lunga’: gli chiederei di guidare un centro studi formidabile, all’aria aperta, diffuso sul territorio nazionale e autonomo: autonomo rispetto alla quotidianità della dichiarazione continua di tutti su tutto e autonomo rispetto alla mia stessa segreteria. Perché è così che si ragiona meglio, quando le persone possono dare il meglio di sé, senza condizionamento alcuno.
Personalmente, rifletterei sul fatto se sia giusto rimanere in Parlamento o se non sia meglio dedicarsi esclusivamente al lavoro di segretario, anche perché dovremo girare molto con il nuovo gruppo dirigente (nuovo perché, senza toni eccessivi, lo cambieremo tutto, e spero si sia capito). Sui luoghi di lavoro, per prima cosa, in tutta Italia, in un viaggio tra piccole aziende e grandi stabilimenti, nelle startup e nei call center, nelle fabbriche e nei centri di ricerca. Dove le cose vanno bene e dove purtroppo le cose vanno malissimo. E dovremo stare la maggior parte del nostro tempo nella provincia del Paese, dove tutti o quasi si sentono lontani – non solo geograficamente – dai luoghi dove si prendono le decisioni.
E il bello è che potrebbe succedere. Dipende da voi.
Indignazione
Questa è la parola che mi viene in mente pensando a quanto hanno detto Bersani e Letta, ricostruendo le vicende che hanno portato alle larghe intese. In pratica hanno preso per i fondelli gli elettori del PD almeno due volte. La prima durante la campagna elettorale, quando si diceva che MAI avremmo governato con il PDL. La seconda durante i giorni convulsi delle consultazioni per la formazione del governo. In pratica l’incontro con M5S fu tenuto esclusivamente rendere evidente l’impossibilità di un dialogo e quindi rendere digeribile per gli elettori l’accordo con il PDL, avendo i dirigenti del PD già deciso che le larghe intese erano digeribilissime e, anzi, auspicabili. L’unica strada percorribile, fortemente voluta. Quasi quasi riabilito i 101. Da traditori ed esecutori di un mandato ben preciso. Perchè con Prodi al Quirinale il disegno scellerato sarebbe fallito. E questa sarebbe una classe dirigente da confermare alla guida del PD e del Paese?
Le cose non-cambiano non-cambiandole
È abbastanza semplice. E non è solo un problema di percentuali. I signori delle tessere si affrontano a colpi di adepti, nuovi e vecchi. Tra questi ci sono i militanti di una vita, quelli che sono interessati comunque ai destini del PD, quelli che però è l’ultima volta che ci fregate, quelli che ai seggi sono trascinati (magari pagandogli la tessera, anzi, togliamo il magari) senza sapere nemmeno cosa stanno per fare. La platea si gonfia. Per il principio di azione e reazione se qualcuno aveva intenzione di votare per te cambia idea, perché bisogna contrastare quelli lì che stanno facendo carne di porco. Con gli stessi metodi. E così il peso politico della tua proposta si comprime fino quasi ad annullarsi (e già sei fortunato se qualcuno ha ascoltato il dibattito, sempre che dibattito ci sia stato), i tuoi spazi di rappresentanza diminuiscono. Le tue proposte non passano.
Perché noi li facciamo così. i congressi. Con qualche eccezione, e meno male! Ecco, questo vorrei dire a chi punta il dito contro chi denuncia questa situazione, e lo fa da prima che il bubbone scoppiasse, e lo fa con la coerenza dei comportamenti. Tutto normale? Lo volete davvero così, il PD? Non è che c’avete qualcosa da guadagnare, a non-cambiare le cose, non-cambiandole?
Il dibattito no, vi prego.
È una tradizione, per me. Anche se istituita da un tempo relativamente breve. Congresso provinciale 2010, congresso regionale 2011/12, oggi. Andare a Sezze per presentare, di volta in volta, le mozioni che sostengo nel congresso del PD. Sezze ha il circolo più grande della provincia (anche oggi hanno votato in 500). Un comune tradizionalmente rosso, che ha dato classe dirigente alla provincia e non solo. E poi il candidato alla segreteria del PD è di Sezze, quale occasione migliore per un dibattito partecipato sul partito provinciale. E per presentare la candidatura di Bruno Fiore. Appuntamento, quindi, stamattina alle 10.30. Si sa, i congressi non iniziano mai in orario, così si compra il giornale, si tergiversa, si salutano le persone. Intanto arriva anche il garante, puntuale anche lui, che senza il garante i congressi non possono iniziare. Passano i minuti, ma il congresso non inizia. Le persone si affannano al telefono, c’è da compilare la lista per il direttivo comunale e per definire chi andrà in assemblea provinciale. Passano altri minuti, e la storia è la stessa. Allora mi avvicino al padrone di casa, Salvatore La Penna, che è segretario del circolo, segretario cittadino e segretario provinciale in pectore (i primi congressi lo danno in larghissimo vantaggio sugli altri due partecipanti). Chiedo quando inizierà il dibattito e mi sento rispondere più o meno: se vuoi le mozioni le presentiamo, ma, vedi, non c’è nessuno. Capisco che il dibattito davvero non importa a nessuno e me ne vado. Zero persone al dibattito la mattina e 500 persone a votare nel pomeriggio. Ma che segretario sei se non sei capace di motivare non dico 500 persone, ma un decimo di loro a partecipare ad un confronto? E vuoi fare il segretario provinciale, e ti proclami rinnovatore? Questo è il PD che sono stati capaci di costruire, in provincia di Latina. Mettono bandierine. Ma che ci fate dei 500 votanti a Sezze, o dei 300 e passa a Terracina (i tesserati 2012 erano 82…), se questo partito non dibatte di nulla. Chiedete la fiducia sulla base di cosa? Di programmi che non interessano a nessuno? Siete stati buoni solo a costituire dei comitati elettorali permanenti, e siete già saliti sul carro del vincitore per lasciare tutto com’è. L’unica cosa che dovreste lasciare è il PD, nelle mani di chi vorrebbe curarsene, per davvero. Se vi è rimasta un po’ di dignità.
P.s. Per la cronaca La Penna è il nuovo segretario provinciale del PD Latina, eletto con il 60% circa raccolto tra i 4050 tesserati. Di Tommaso secondo con il 35%. Tutti e due sosterranno Renzi. Poi Bruno Fiore con un po’ meno del 5%.