Ilvo Diamanti:
E non è da escludere che, strada facendo, potrebbe trasformare questa maggioranza politica nel “suo” soggetto politico. Post-ideologico, post-comunista, post (e un poco neo) democristiano e post-berlusconiano. Infine. Post-moderno (come suggerisce Fabio Bordignon in un saggio su SESP). Il Post-Pd. Il partito Renziano. Raccolto intorno a un leader “nuovo” che raccoglie consensi personali crescenti, al di là e nonostante le sue azioni politiche.
Questa la sfida che nasce da Bologna: il nuovo ulivo contro il post-PD.
Archivio mensile:Febbraio 2014
I mezzi e il fine
Dello stilnovo (!), invece, ne parla Luca Sofri.
“Era che non facesse una cosa come questa, la ragione per cui molti fino a oggi avevano dato credito a Renzi e lo avevano apprezzato.”
Scordatevi gli ultimi quindici anni (e il PD)
E così arriviamo al governo Renzi I. Tralascio le modalità con le quali siamo arrivati a tutto questo. Resto solo, come dire, stupito di fronte al fideismo di cui soffrono i fan del neo-premier. Roba che se altri avessero detto o fatto la metà di quello che ha detto o fatto Renzi in queste settimane e fino a pochissimi giorni fa, avrebbero lamentato anch’essi la mancanza di democrazia, il mancato mantenimento della parola data, il mancato ricorso all’opinione di iscritti ed elettori. Sono le regole a leader variabile, diciamo così. Ma tant’è.
Faccio una previsione: secondo me Renzi dura davvero fino al 2018. Primo perché pochissimi, innanzitutto nel PD, hanno desiderio di andare alle urne. Soprattutto tra i cuperliani, ma non solo. Sanno che questo, per la maggior parte di loro, è l’ultimo giro di giostra, presumibilmente, e vorranno sopravvivere il più possibile. Nella speranza di ingraziarsi, nel tempo, il nuovo leader e resistere anche per il prossimo giro.
E poi perché credo che Renzi troverà il modo di tenere insieme la sua maggioranza che, ricordiamo, sarà la medesima sulla quale si reggeva il governo Letta, magari con l’aggiunta di pezzi di Forza Italia (Renzi e Berlusconi hanno trovato un accordo su legge elettorale e riforme, per quale motivo non proseguire?). Quale sarà il collante? Il programma, ovviamente. Quale programma? E qui sta il punto.
Le parole di Pippo Civati, temo, resteranno inascoltate.
Sono giorni che riecheggia nella mia testa quanto detto da Piero Fassino in direzione nazionale, la settimana scorsa.
“Dobbiamo imporre elementi di rottura politica e programmatica molto forti (applauso) che sono necessari per rispondere ad un mutamento radicale di assetto e di configurazione della società italiana”.
“Occorre che corrediamo questa scelta con un programma molto coraggioso e molto innovativo avendo consapevolezza in questa sala che dovremo fare delle scelte che non sono necessariamente in una irenica (!) continuità programmatica con quello che il nostro partito ha sostenuto negli ultimi dieci o quindici anni (pausa teatrale)”.
Quindi a partire dalle prossime settimane avrà inizio quel mutamento politico-antropolgico del PD di cui tempo fa parlava Eugenio Scalfari, e nell’epoca in cui destra e sinistra non esistono più (ipse dixit) per come ce le ricordavamo una volta (e per come le conosciamo adesso) ciò vuol dire che ci saranno soluzioni di un certo tipo a problemi di un certo tipo. L’anticipazione l’abbiamo avuta con la vicenda FIAT un paio d’anni fa.
Civati parla giustamente di diritti, di corruzione, di spese militari, di consumo di suolo, di reddito minimo, di vincoli europei. Io aggiungo, che so, la vicenda Electrolux, piuttosto che la spesa pubblica. E se un governo nasce preferendo ciò che rappresentano Formigoni e Alfano a ciò che rappresenta Civati (in termini politico-programmatici, ça va sans dire), ecco che i motivi per dire no al governo Renzi I fioccano. Epperò proprio la mutazione sarà la garanzia per la vita del nuovo governo, fino al 2018.
Appello ai democratici della provincia di Latina per Marco Guglielmo segretario del PD Lazio
La cronaca politica nazionale rischia di mettere in ultimo piano il voto per la scelta del segretario del PD Lazio, che già ha goduto di scarsa informazione in queste settimane.
Domani anche i cittadini della provincia di Latina potranno contribuire a scegliere il nuovo segretario del partito democratico regionale, con primarie alle quali possono partecipare tutti i cittadini che abbiano compiuto 16 anni e seggi aperti dalle 8:00 alle 20:00.
Anche in provincia di Latina l’area che fa riferimento a Pippo Civati, che sostiene il candidato alla segreteria regionale Marco Guglielmo, resta l’unico interlocutore credibile per chi non si riconosce nelle scelte che il PD ha compiuto in queste ore a livello nazionale e, da tempo, a livello locale.
Contestiamo le modalità con le quali Matteo Renzi diventerà, nelle prossime ore, Presidente del Consiglio. Come al solito si è preferito non ascoltare iscritti e cittadini tutti, evitando quindi di conferire a Renzi stesso quella piena e meritata legittimazione che solo nuove elezioni avrebbero potuto offrirgli. Ci ritroveremo, invece, a dover subire altri quattro anni di larghe intese con Alfano, con Formigoni, e presumibilmente con Berlusconi stesso quando lo stesso Renzi aveva dichiarato, durante la campagna delle primarie, la propria contrarietà alle larghe intese e la necessità di un passaggio elettorale per la sua ascesa al ruolo di premier.
L’unanimismo di cui gode il segretario del PD si riflette anche nelle scelte del PD della provincia di Latina. Tutti insieme appassionatamente a sostegno di Fabio Melilli, a partire da il capolista Enrico Forte e Carla Amici, le personalità più in vista presenti nella lista che sostiene il parlamentare reatino. E poi Moscardelliani, Cuperliani pentiti, Renziani della prima e della seconda ora. Dirigenti che fingono di farsi la guerra, per poi accordarsi sulla spartizione di ruoli all’interno degli organismi dirigenti del partito. Il tutto con il beneplacet del ras del PD pontino senatore Claudio Moscardelli, prossimo vicesegretario regionale. I sostenitori di Lorenza Bonaccorsi, altra candidata renziana, non hanno trovato di meglio che candidare come capolista l’ex capogruppo PDL al Comune di Cisterna. La lista “Il Solito No Grazie”, che sostiene Marco Guglielmo, presenta invece come capolista Filippo Treiani, giovane dirigente di Aprilia, seguito da militanti del PD provenienti da tutti i territori della provincia. A sostegno di Marco Guglielmo chi pensa che, davvero, il PD debba essere altro rispetto a tutto ciò che iscritti, cittadini ed elettori sono stati costretti a subire in questi anni. A sostegno di Marco Guglielmo chi pensa che sia ora di mettere finalmente mano ai problemi della nostra regione: sanità, rifiuti, trasporti, consumo di suolo, con la voce di un PD autorevole che sia da stimolo al Presidente Zingaretti che, da solo, non può garantire il necessario cambio di passo alle politiche di cui i nostri territori hanno bisogno.
I referendum proprio no, veh?
Eccolo, uno dei momenti nei quali sarebbe stato proprio necessario chiedere agli elettori e agli iscritti del PD un parere in merito all’evoluzione della situazione politica. Cosa dite? Ci sono state le primarie due mesi fa? Ma non dite minchiate. Due mesi fa Renzi diceva mai più larghe intese. A dire la verità lo diceva anche due giorni fa. E anche su quell’inganno ha vinto il congresso. Meglio decidere in una stanza del Nazareno con Lotti, Nardella, Boschi. Altro che caminetto. Siamo arrivati al cucinino. Perché doveva cambiare verso. E invece è cambiata la location.
Pensavo di aver visto tutto (o quasi)
E invece, evidentemente, mi sbagliavo. Qui siamo alla sublimazione del dualismo che più volte ha animato la vita interna del PD (e del PDS, e dei DS). D’Alema e Veltroni sembrano due nanerottoli, al confronto. E il tutto si sta consumando in tempi brevissimi, nemmeno il tempo tecnico di consolidare la propria leadership, quantomeno tra i rispettivi fan. In effetti Letta il giovane di fan ne ha davvero pochi pochi, nelle ultime ore. Da paladino dei governisti, cuperliani inclusi, a fastidiosissima parentesi fallimentari da (provare a) far dimenticare quanto prima (con premio di consolazione annesso). Renzi sta già facendo le consultazioni, e giovedì la Direzione Nazionale del PD farà quello che Letta chiede, ossia sfiducerà lui e il suo governo…per farne un altro pressoché uguale. Al di là dei totonomi. Renzi non aveva altra strada? Beh, sta imboccando la peggiore. E ditemi se non abbiamo perso un altro anno, se non abbiamo consumato un altro pezzo del tessuto sociale ed economico del Paese, alla faccia dello spread sotto 200. Per non parlare della credibilità e della coerenza. Non solo quella personale, ma anche del PD e del Paese tutto.
Si può scegliere (io scelgo Marco Guglielmo)
Che partito essere. E ciascuno di noi può scegliere che persona essere.
Corsi e ricorsi storici
A distanza di una quindicina d’anni Massimo D’Alema (a modo suo) riconosce l’errore: non avrebbe dovuto accettare l’incarico di formare un governo (super-ego? amor di patria?). Piuttosto si doveva andare al voto.
A distanza di un paio d’anni e mazzo praticamente tutti riconoscono l’errore: il governo Monti non doveva nascere (super-ego? amor di patria?). Piuttosto si doveva andare al voto.
Probabilmente nei prossimi giorni nascerà il governo Renzi (super-ego? amor di patria?). Per fare cosa non si sa. Mi resta un po’ difficile credere in un rinsavimento di Alfano & Co (e perché no, anche di Berlusconi, del resto se gli restituisci il ruolo di padre della patria…) tale da consentire di mettere in atto ciò che serve per il lavoro, per ristabilire gli equilibri in Europa. Cosucce, insomma. Se lo schema non cambia, assisteremo ad un altro periodo imprecisato di galleggiamento, di tira e molla, di mezze riforme. Vedremo.
Ciò che è praticamente certo è che, tra qualche tempo, tutti saranno d’accordo sul fatto che sarebbe stato meglio andare a votare.
Ad oggi, la voce contraria sembra essere una sola (anche se la “base” inizia a farsi sentire).
p.s offrire ad Enrico Letta un posto di ministro degli esteri, oppure nella Commissione Europea, sarebbe davvero squallido. Roba da Prima Repubblica.
Siate come siete
Ogni giorno siamo impegnati a pubblicare e commentare i link, gli hashtag, i feed, i post, i blog, le news di questo o di quello. Catturati dalla notizia del giorno, dalla dichiarazione del momento, molto spesso su temi politici. Oggi voglio segnalarvi un libro che vi consiglio vivamente di leggere. Un libro che dovrebbe parlare al cuore e alla mente di chi pensa che l’amore non abbia confini. Non debba avere confini. L’amore di un padre, di una madre. Di due padri o di due madri.