Archivio mensile:Marzo 2014

Disparità di genere

E tanti ma tanti complimenti agli uomini del Partito Democratico, che danno un contributo decisivo all’affossamento dell’emendamento sulla parità di genere. E complimenti anche a quelle deputate renziane che hanno votato contro le donne per evitare di mettere in difficoltà il loro capo. Avanti così.

E visto che il PD ha la maggioranza alla Camera, il voto poteva andare in maniera diversa, o no?

Ah, già, la libertà di coscienza.

Ancora sull’8 marzo

Che poi, scusate, trovo alquanto ipocrita festeggiare con parole roboanti l’8 marzo e dimostrare, con i fatti, che dopotutto non c’è tutto questo rispetto per le donne, visto che non si riesce ad approvare un emendamento sulla parità di genere altrimentisaltalaccordo. 

Zero passi avanti e 10 indietro

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Mi piace in maniera particolare la sottolineatura dei NON. Niente matrimoni e niente adozioni per le persone dello stesso sesso. Come dire, accontentatevi del registro delle unioni civili, che è pure troppo.

La penso, e la pensiamo in maniera MOOOLTO diversa rispetto a queste posizioni retrograde che continuano a creare cittadini di serie A e di serie B sulla base di un orientamento sessuale.

E poi faccio due domande.

Ma non sarebbe il caso di far esprimere gli elettori del PD con un bel referendum?

O renziani omosessuali della prima, seconda e terza ora, ma vi sentite rappresentati dalle posizioni di Renzi (e di Moscardelli), in tema di diritti?

Contenti?

Ed eccoci qui, a pochi giorni dall’inizio dell’era del ringiovanimento italiano, a prendere atto di una tripla mossa di illusionismo parlamentare. Quell’Italicum il cui pirotecnico passaggio è stato fin qui la base per giustificare l’arrivo al potere senza voto del Premier, proprio quell’Italicum eccolo cadere e rinascere modificato in altra forma e in altri scopi ancora prima che arrivasse in discussione alla Camera. E con un accordo ancora una volta fatto senza nessun ruolo dei parlamentari, ma per vie dirette fra il premier stesso, Alfano e Berlusconi.

Pratica molto tradizionale, non vi pare?, questi rapporti fra vertici di partito. E non mi dite che si è sempre fatto così perché questo è esattamente il punto: Renzi aveva promesso a tutto il paese di rottamare la vecchia politica, di cambiare il modo di far funzionare il paese, per questo ha vinto le primarie. La soluzione finale di questi accordi è stata – e non sorprende – la produzione di una di quelle immaginifiche formule tanto in voga in tutte le nostre varie repubbliche: una legge elettorale che vale solo per una camera “tanto il Senato lo dobbiamo abolire”, un “Italicum a metà” che degnamente può compararsi all’audacia intellettuale delle “convergenze parallele”.

È un bellissimo salto mortale, una splendida manovra parlamentare per ottenere tutto e non pagare prezzo. Il sogno, insomma, di ogni leader politico da quando la politica ha cominciato a camminare. Renzi si conferma così ogni giorno un po’ di più un leader tradizionale. Dopo aver promesso di cambiare il sistema, rottamare la vecchia politica, è arrivato al potere senza il voto, per poi prolungare a colpi di manovre parlamentari la sua permanenza in questo potere. I renziani che hanno creduto in lui, i cittadini che gli hanno dato fiducia (io tra questi) sono (siamo) contenti?

Lucia Annunziata, Huffington Post

E perché non 19?

O 51, o 27, anziché 8? Oppure (n-1), dove n indica il numero totale dei collegi, così almeno si conoscerà con certezza il collegio nel quale sicuramente NON si sarà eletti. Almeno quello. Un vantaggio per gli elettori. Uno.

E io continuo a rivolgermi a chi ha votato Renzi, alle primarie. Ma DAVVERO volevate questo? DAVVERO volevate le larghe intese eterne, e le riforme con Berlusconi, e i sottosegretari assegnati con il bilancino tra partiti e correnti, e una legge elettorale di merda, e chissà cosa ancora doveremo sopportare prossimamente?

Al leader tutto si perdona

Continuo a pensare che ora, più che mai, sia il tempo di progetti collettivi piuttosto che di leadership forti. Soprattutto nei momenti difficili. Ma evidentemente gli italiani non la pensano così. Fatte le dovute differenze, di uomini-soli-al-comando ne abbiamo visti, da queste parti. E personalmente non mi basta che uno sia del mio partito (?) per sentirmi rassicurato. Per niente. Basta vedere quello che è successo con le nomine della compagine governativa, e quello che sta succedendo per la legge elettorale, e quello che ancora vedremo nessuno può dirlo. Ecco, portare il cervello all’ammasso vuol dire rendere tutto digeribile. Anche quello che, fatto da altri, avrebbe suscitato indignazione oltre ogni limite. E quando apriremo gli occhi potrebbe, davvero, essere troppo tardi.

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Staccare. Per un pò. Dai Social Network.

Nessuna crociata, per carità. Mi sono chiesto, semplicemente, se per me (e solo per me), abbia ancora un senso condividere pensieri, parole, immagini sulla grande piazza virtuale. Non tutto eh, non mi è mai piaciuto, personalmente, mettere a nudo la mia famiglia, i miei figli, mia moglie. Le foto dei compleanni e dei tuffi e della bicicletta e della pagella e quella roba lì, insomma.

Però la politica si. E la cronaca. E pure il cazzeggio, ovvio. E la polemica, certo, anche quella. Collezionare like, e re-tweet, e re-post. Mi faccio qualche domanda, ecco tutto. Mi serve? A che mi serve? E’ davvero importante?

Come dicevo, nessuna crociata. Il mezzo, per quanto mi riguarda, è neutro. Ed è l’uso che se ne fa, del mezzo, a rendere il tutto più o meno digeribile. Sempre per me, s’intende.

Ho questo piccolissimo blog, e scrivere mi aiuta a fissare meglio i pensieri che mi passano per la mente. E penso che eliminerò i feed e i collegamenti diretti a Facebook e Twitter e Google+, e i pochi affezionatissimi a cui piace leggere le mie fesserie sapranno dove trovarmi. E penso che userò più il telefono, almeno con gli amici in carne e ossa, quelli che conosco di persona, personalmente. Se proprio sono lontani e non è facile incontrarsi. Perché magari è meglio incontrarsi, e guardarsi negli occhi, compatibilmente con gli impegni familiari, il lavoro, e la tua vita.

E poi se volete, potete scrivermi:

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