Non so se vi sia mai capitato di visitare Palazzo dei Normanni, a Palermo. Ci sono stato stamattina, una visita rimandata per troppo tempo.
La Cappella Palatina la consiglierei ai fascioleghisti e pure ai fasciogrillini, quelli che seminano odio e blaterano di respingimenti. Là dentro si realizza il più alto momento di fusione e convivenza tra popoli, culture, religioni apparentemente distanti. Insomma, la strada l’aveva tracciata già Ruggero II, ed era il 1130 circa. Fate voi.
Poi giri lo sguardo a destra della Cappella e vedi un po’ di targhe con i nomi dei partiti che hanno rappresentanza all’interno dell’ARS.
E già mi ha fatto un po’ specie questo accostamento. Tutta questa bellezza praticamente sotto gli occhi, a continua “disposizione” di chi ha amministrato da sempre in maniera vergognosa questa terra. Mi sembra un privilegio immeritato, ecco.
Poi sali al secondo piano, e trovi la Sala dell’Ercole, dal 1947 sede del Parlamento regionale, nonché le sale Gialla, Rossa, Verde, e altri uffici ad uso del Parlamento.
In quel termine, Parlamento, si racchiude tutto. I privilegi, anch’essi immeritati, di cui godono i Parlamentari Siciliani li annusi nell’aria, sembra quasi che tu possa toccarli con mano (i commessi sono il livrea, come quelli che stanno alla Camera o al Senato, a Roma, ma è solo la punta dell’iceberg, il resto lo sapete, no?).
Sono riusciti a far peggio di altri posti, qui. E non mi date del qualunquista, per favore. Secondo me, a conti fatti, uno dei mali della Sicilia è stato lo statuto speciale.
Poi esci da lì e vai verso la Cattedrale, e non può non venirti in mente il funerale di Giovanni Falcone e degli uomini della scorta, le parole di Rosaria Costa, moglie di Vito Schifani le sento riecheggiare nell’aria. E sento le urla di rabbia delle persone, quelle che volevano aggredire Scalfaro, quelle che volevano entrare nella chiesa perché quei morti erano i loro, non dello Stato che li aveva abbandonati. E percepisco anche la fine di un sogno, quello della primavera palermitana, perché a me sembra che dopo tanto clamore, anno dopo anno, la lotta alla criminalità, la lotta per la legalità, non sia davvero mai stata messa al primo posto tra le priorità dei governi che si sono succeduti nel nostro Paese.
Restano le azioni degli uomini di buona volontà a contrastare le mafie. E la tomba di Don Pino Puglisi, lì, in Cattedrale, me lo ricorda, come uno schiaffo in faccia ti ricorda che almeno sai ancora provare dolore.