Da cattivo non-credente frequento le funzioni religiose per matrimoni, funerali, battesimi, cresime, e qualche festa comandata. Tipo Natale e Pasqua. Perché continua ad interessarmi profondamente il messaggio cristiano della carità. Lo so, Bertone e l’otto per mille e l’IMU e tutte queste cose terrene così poco caritatevoli fanno ribrezzo anche a me. Però poi ci sono i preti di strada, le parrocchie che fanno tanto, tantissimo, di questi tempi, per gli ultimi, gli esclusi, i dimenticati. Così qualche tempo fa mi è capitato anche di fare una via crucis attorno a San Frumenzio, per dire, alla scoperta dei luoghi dove ci sono le prostitute, i rom, dove hanno ucciso il ragazzo omosessuale, dove c’è la sofferenza. E per tutti QUEL pastore, e la sua comunità (non tutta, certo) ha una parola di comprensione, di viva considerazione, viva in quanto accompagnata dall’impegno quotidiano per alleviare le sofferenze dei meno fortunati, senza distinzione di razza, sesso, religione.
E cosi mi capita anche di ascoltare l’omelia della messa di Natale a Sant’Albina che invita a riflettere su quello che i credenti dovrebbero regalare al nascituro ( benché materialmente assente nel giorno del suo compleanno) dopo aver ricevuto di tutto, dall’utile all’inutile al superfluo. Se magari saremmo disposti a rinunciare a parte del cenone di Natale, di Capodanno per devolvere quei risparmi a chi è meno fortunato di noi. Ecco, a vedere in giro foto di tavole dove mangerebbero eserciti, commenti sui trigliceridI schizzati a valori inimmaginabili e sulla circonferenza raggiunta dalla panza nel giro di due ore, mi appaiono più chiari i propositi per l’anno nuovo. Sperando di cavarmela.