Ho avuto il piacere e l’onore, nei giorni scorsi, di ricevere in dono il libro di Ciccio Sparagna. Un libro nel quale Ciccio ripercorre le vicende della sua vita, nel corso della quale la politica ha avuto un ruolo determinante. Politica intesa non solo come impegno diretto nell’amministrazione di Minturno, ma come vissuto personale, sempre al fianco dei più deboli.
Ciccio, a differenza di molti suoi concittadini, di molti suoi compagni di partito, è stato sempre un uomo con la schiena dritta. Un compagno vero. Un compagno il cui esempio è stato dimenticato da molti, troppo impegnati a vincere a tutti i costi.
A lui devo molto. Al suo fianco ho vissuto la mia prima campagna elettorale, nel 1993, la prima per l’elezione diretta del sindaco. Come racconta nel libro, non senza una massiccia dose di amarezza, ha pagato per la sua impossibilità morale, e direi anche fisica, a scendere a compromessi con la sua coscienza, con la parola data. Ancora dopo molti anni persone che si ergono a difensori dell’ortodossia di partito (ma quale partito, poi…) attribuiscono al gran rifiuto di Ciccio e di chi condivise quella sua scelta i mali di Minturno. Non essere scesi a patti con i devastatori di Minturno, quelli che hanno reso buona parte della popolazione minturnese schiava del loro stesso egoismo e tornaconto appare ai loro oggi un vulnus insanabile, loro avvezzi a qualsiasi tipo di compromesso.
Ecco, rileggere Ciccio Sparagna oggi, con il suo disincanto e con la sua statura morale, sia di esempio per i suoi concittadini. Spero imparino a stare, almeno stavolta, dalla parte giusta. Come Ciccio continua a fare.