Approfittando della nevicata, quindi dell’assenza di navetta aziendale e mezzi pubblici, oggi ho camminato un po’ nel quartiere dove lavoro, Colli Aniene-Tiburtino III, per raggiungere a piedi l’ufficio dalla metro S. Maria del Soccorso, andata e ritorno. Mi capita spesso, a dire, il vero, almeno ogni volta che non prendo la macchina per andare al lavoro. Oggi sarà stata l’atmosfera un po’ più ovattata, non lo so, però guardavo le persone che ho incontrato per strada e riflettevo sugli episodi di “intolleranza” che ci sono stati nel quartiere nei mesi passati. Anziani che si muovevano con difficoltà sui marciapiedi ridotti a poltiglia, giovani coppie con bambini piccoli che giocavano con le palle di neve, temerari a spasso con il cane. Pensavo questo, che anche al Tiburtino III ci sarà più o meno la stessa quantità di razzisti intolleranti che si può trovare ovunque a Roma, e in Italia. Ma, essendo un quartiere diciamo popolare, è sicuramente uno di quei posti nei quali si è più sentita la crisi economica di questi anni. E con il sentire della crisi sono aumentate le paure. Paura per il presente e per il futuro. Per sé, per i propri figli, per i propri cari. E la paura genera rabbia. Rabbia che fa scatenare una guerra tra poveri nella quale alla fine perdono tutti. Ecco, se una responsabilità enorme ha chi ha governato in questi anni è quella di non aver fatto assolutamente nulla per ridurre le disuguaglianze che, invece, sono cresciute a dismisura. I dati che diffonde il governo, e dei quali si beano le forze politiche che lo sostengono, PD in primis, sono assolutamente scollegati da qualsiasi realtà percepita dalle persone. Per questo è giusto non votare PD e affini alle imminenti elezioni, non verrà nulla di buono per diminuire le diseguaglianze dalla prosecuzione delle politiche dell’attuale governo. Come non verrà nulla di buono votando centrodestra o estrema destra, che soffiano su queste paure e non faranno che acuire i conflitti già in essere. Come non verrà nulla di buono votando M5S, che hanno dimostrato proprio a Roma di non avere la minima idea di come si governi una comunità, al di là dei nomi altisonanti che sono scelti per fare assessori, o ministri, tutti destinati a cadere come i dieci piccoli indiani. Resta la sinistra. Ora, mi metto nei panni degli abitanti del quartiere, di tutti i quartieri periferici di Roma, d’Italia, e provo a capire quale attrazione possano destare molti dei candidati di LeU nelle persone impoverite dalla crisi, che hanno perso il lavoro, che sono state costrette ad accettare lavori precari, qualsiasi lavoro sottopagato. Mi auguro di sbagliarmi, ma credo davvero poca attrazione. Con i loro limiti, con le loro utopie, mi sembra che per chi è rimasto indietro, per gli ultimi, sia molto più rispondente ai propri bisogni un voto per Potere al Popolo, una forza che fa del mutualismo sociale, della lotta alla povertà, della solidarietà, della ridistribuzione delle ricchezze il cardine della propria proposta.
Potere al Popolo non vincerà le elezioni, ma sarebbe bello se superasse la soglia del 3% ed entrasse in Parlamento.