Ieri ero alla manifestazione della CGIL e mentre vedevo scorrere il corteo all’angolo di Via Cavour un giornalista del TG1 fa una domanda ad un ragazzo: “Ma voi siete anti-Renzi?”. Non ho sentito la risposta perché l’intervistato era nel corteo insieme agli studenti e in quel momento il loro furgone stava passando i Green Day a manetta e quindi davvero non si sentiva un tubo. Però ho pensato a quello che avrei risposto io.
Avrei detto che definirsi anti-qualcuno/qualcosa fa part del solito refrain, qualificarsi per ciò che non si è senza dire come si vorrebbe essere. Avrei detto, piuttosto, antitetici, nel senso letterale del termine. Portatori di tesi opposte.
Sui voucher, ad esempio, tema della manifestazione di oggi, e più in generale sulla dignità del lavoro. Il che vuol dire che il lavoro si paga, con annesse tutele, infortuni, malattie, sicurezza, formazione, contratti. E non si compra dal tabaccaio.
Sulle disuguaglianze, che negli ultimi tre anni sono aumentate a dismisura, e si potrebbe iniziare a redistribuire un po’ di reddito reintroducendo l’IMU sulla prima casa, quantomeno su immobili di valore consistente, e tassando i patrimoni al di sopra del milione di Euro.
Sulla scuola, sull’università e sui saperi, aumentando la quota di PIL investito sulla conoscenza, sull’innovazione e sulla ricerca ai livelli degli altri principali paesi Europei.
Sull’ambiente, sul mare e sul paesaggio, fino ad oggi sacrificato ai desiderata della grande industria, delle imprese di costruzione, delle lobby locali e che invece può essere risorsa infinita per le comunità locali, non senza prima aver iniziato a mettere in sicurezza il territorio.
Sull’Europa e sulle politiche di austerità, che hanno impoverito i popoli, aumentato gli egoismi nazionali e allontanato gli Europei dal sogno di Altiero Spinelli. Si faccia ritorno all’Europa dei popoli e si abbandoni l’Europa dei tecnocrati, dei banchieri, dei freddi vincoli di bilancio.
Sulla lotta alla criminalità e alla corruzione, la tassa maggiore che il nostro paese paga in termini di evasione fiscale, di mancanza di concorrenza, di perdita di opportunità di sviluppo.
Ecco sei parole d’ordine che devono dare il segno dell’antiteticità rispetto Renzi, al PD, agli ultimi governi che si sono succeduti. Non idiosincrasia personale e semplice critica del passato e del presente, ma scelta di campo sulle soluzioni. Questo il terreno di gioco. Proposte concrete, poste in positivo, e rappresentate da persone autorevoli selezionate con metodi nuovi. Assemblee locali che discutono e scelgono i loro rappresentanti senza imposizioni dall’alto. Questo deve fare la sinistra, questo deve fare il popolo della CGIL che oggi era in piazza. Altrimenti, come dicevo ad un autorevole esponente delle sinistra incontrato durante il corteo, avremo perso tutti.