Popolino strepitoso, direi. Lo ri-posto tutto, a passata, presente e futura memoria. Anche la mia.
Ci vuole davvero una gran faccia da culo, per presentarsi giusto ieri con una proposta per dimezzare il finanziamento pubblico ai partiti.
Ci vuole una gran faccia da culo, quando non più tardi di una settimana fa ci si era limitati a una proposta vaghissima, concordata in qualche riunione notturna con Alfano e Casini, che si limitava a proporre altrettanto vaghi meccanismi di controllo, peraltro addirittura peggiorativi rispetto a quelli vigenti. Giacché è del tutto chiaro che i controllati non possono poter nominare i controllori: altrimenti ci stiamo pigliando per il culo, e persino la limitatissima proposta del ’93 prevedeva che quel compito spettasse a una sezione della Corte dei Conti estratta a sorte, per dire.
Ci vuole una gran faccia da culo, quando non più tardi di sabato scorso il tesoriere del Pd spiegava al Fatto che il finanziamento pubblico era intoccabile, che rinunciare all’ultima tranche dei finanziamenti era impossibile, che il Pd aveva già speso quei soldi e che senza l’ultimo accredito della legislatura avrebbe addirittura chiuso.
Ci vuole una gran faccia da culo, uno scarsissimo rispetto dell’intelligenza altrui, e una clamorosa paura fottuta, per correre sempre ai ripari in ritardo cronico, e con così tanta frettolosa goffaggine.
Ma soprattutto, si deve avere pochissimo amore per la propria gente. Perché, ecco, se ami la tua gente, beh, non la puoi prendere per il culo. E io, a questo punto, lo voglio sapere: ma voi, voi che guidate il Pd, a chi volete più bene? A me, a quelli come me, o ad Alfano?
Perché vedete, nell’ottobre del 2010 un gruppo di ragazzi senza tante pretese, tutti del Pd, con le loro uniche forze organizzarono una cosa, a Firenze. Vennero migliaia di persone, da tutta Italia, ma il segretario di quello stesso partito pensò bene di organizzare una contromanifestazione, lo stesso giorno, alla stessa ora. Peccato, perché se invece fosse venuto ad ascoltare la sua gente, ci avrebbe sentito dire, tra le tante cose, che il finanziamento pubblico ai partiti andava abolito, che il Parlamento italiano andava dimezzato nei numeri e nei costi. Non lo dicevamo perché ci piace spararla grossa, o perché abbiamo doti divinatorie, ma perché bastava guardarsi un po’ intorno per capire che quello era il sentimento che stava crescendo tra la gente: ed è in questo, nel saper cogliere l’aria che tira, che dovrebbe consistere il mestiere di chi fa politica. E lo ripeto, era l’ottobre del 2010: non una settimana fa, non sabato scorso, non ieri.
Invece, caro segretario, tu non sei venuto, tu non hai ascoltato, tu sei andato dritto per la tua strada, e con te i tuoi simili. Sono passati i mesi, molti mesi, e la settimana scorsa ti sei trovato talmente in difficoltà per l’ondata che monta da intavolare un accordo di merda con Casini e Alfano. Alfano, cristiddio. E quell’accordo di merda te lo sei dovuto rimangiare ieri.
E ora viene la parte migliore, perché ieri il partito mi ha già mandato non una, ma ben due mail per sottolineare la lungimiranza e la correttezza della proposta del Pd di Bersani, e alla prima occasione in cui mi troverò in una qualche assemblea vedrò sfilare segretari provinciali e di circolo che mi spiegheranno che il Pd ha fatto le cose per bene, che il Pd ha risposto al populismo dell’antipolitica, che il Pd non si fa dare lezioni da nessuno. E avanti così, fino alla prossima stronzata.
Il Pd se lo merita, Beppe Grillo.