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Storie di ordinario razzismo

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Una scuola elementare qualsiasi di Roma, o di qualsiasi città italiana. Alcune classi quinte che organizzano il campo scuola, tanto atteso dai ragazzi perché è la gita, perché si passa la notte fuori casa. Poi è l’ultimo anno, e quindi c’è ancora più attesa. In una delle classi c’è un bambino rom, vivace, forse anche troppo, fatto sta che alla gita vuole partecipare anche lui. E allora succede che i TUTTI i genitori dei maschietti di quella classe si dichiarano indisponibili a far dormire il proprio figlio in stanza con il bambini rom. Ma non perché è rom, sia chiaro. Semplicemente perché è troppo vivace. E poi fortunatamente c’è una delle maestre che chiede ai genitori di trovare una soluzione, altrimenti non parte nessuno.

Zero passi avanti e 10 indietro

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Mi piace in maniera particolare la sottolineatura dei NON. Niente matrimoni e niente adozioni per le persone dello stesso sesso. Come dire, accontentatevi del registro delle unioni civili, che è pure troppo.

La penso, e la pensiamo in maniera MOOOLTO diversa rispetto a queste posizioni retrograde che continuano a creare cittadini di serie A e di serie B sulla base di un orientamento sessuale.

E poi faccio due domande.

Ma non sarebbe il caso di far esprimere gli elettori del PD con un bel referendum?

O renziani omosessuali della prima, seconda e terza ora, ma vi sentite rappresentati dalle posizioni di Renzi (e di Moscardelli), in tema di diritti?

Siate come siete

Ogni giorno siamo impegnati a pubblicare e commentare i link, gli hashtag, i feed, i post, i blog, le news di questo o di quello. Catturati dalla notizia del giorno, dalla dichiarazione del momento, molto spesso su temi politici. Oggi voglio segnalarvi un libro che vi consiglio vivamente di leggere. Un libro che dovrebbe parlare al cuore e alla mente di chi pensa che l’amore non abbia confini. Non debba avere confini. L’amore di un padre, di una madre. Di due padri o di due madri.

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Tutti uguali, anche per lo Stato

 

E se vi scorre un leggero brivido sulla schiena su questo passaggio, state pensando che la parola gay e la parola bambini, accostate sono una cosa brutta e quindi state cogliendo il vero punto di tutta la questione omofoba: la paura più atavica degli omofobi e dell’omofobia più collettivamente diffusa e primordiale è proprio quella, ed è legata alla nostra idea di famiglia, al sangue, alla gerarchia, ai ruoli di dominio legati al genere.

Dalla lettera di Cristiana, dopo il suicidio del giovanissimo gay a Roma.

Appello per una legge sullo ius soli

Chi nasce in Italia è Italiano. Punto. Altro che menate su cittadinanza a diciott’anni e sugli anni di scuola. Altro che Grillo e La Russa, accomunati, su questo tema, da una visione tanto razzista quanto catastrofista sulla perdita di identità e sull’invasione di partorienti. Promulgare una legge del genere, in questo Parlamento e con questo Governo, poi, sarà un problema. Certo. Ma è una questione di civiltà. Roba da Terza Repubblica, non da governissimo, insomma.

Firmate l’appello.

Ripartiamo da qui

Ci sono delle persone che ti porti nel cuore, sempre. Magari non le vedi da anni. Magari le senti una volta all’anno o poco più, e certo con i social network qualche volta può capitare di scambiare due “chiacchiere”. Poi le incontrerai dopo anni, e in quel preciso momento sentirai che il tempo non è passato, che tutto è come prima, quando cazzeggiavi all’università o che ne so io. Qualsiasi cosa la vita ti abbia riservato, qualsiasi strada tu abbia percorso, qualsiasi scelta tu abbia fatto.

Tutto ciò mi è capitato nei giorni scorsi, quando ricevo su FB, da una persona a me carissima, un messaggio di auguri per il Natale e per la mia avventura politica di questi giorni:

“…qui giù invece siamo rovinati, senza speranza di cambiare, senza una classe politica giovane da incoraggiare e sostenere. I pochi che si autoproclamano “nuovi”, “di rottura” e fautori di un cambiamento, sono in realtà attaccati alle sottovesti dei vecchi lupi che hanno distrutto questa terra. Le macchiette di cetto laqualunque sono meno terribili dei nostri governanti veri, dediti solo a fottersi tutto il fottibile chiudendo gli occhi persino di fronte ai bisogni di (sempre più numerosi) padri di famiglia che non hanno i soldi nemmeno per comprare il latte ai bambini.
Lo so, non ho di che lamentarmi, in fondo non ce li hanno calati dall’alto, siamo noi che abbiamo consentito (e continuiamo a farlo) a questi signori (sia di destra che di sinistra, sono un’unica associazione a delinquere) di campare allegramente sulle nostre spalle.

Prima ancora di parlare di lavoro, welfare, sviluppo del territorio, in calabria bisognerebbe ristabilire la democrazia, ormai scomparsa da decenni, uccisa dagli stessi calabresi.
Potrei scrivere un libro sui nostri politici e amministratori, sulla loro malafede e incompetenza, che non sai mai dove finisce una e inizia l’altra, ma mi sono già dilungato troppo…
Scusa lo sfogo…”

Se vi viene in mente la parola qualunquismo per favore rimettetela nel cassetto dei vostri pensieri. Non vivo in Calabria, ma è una realtà che comprendo e che in parte credo di conoscere. Perché di esempi di pessima politica ce ne sono ovunque. La Sicilia è stata martoriata, e ci vorrà ben più di un Rosario Crocetta per farla risollevare. La Campania? Parliamone. E il Lazio? E la Lombardia (si credevano esenti, i Padani, da fenomeni degni del Regno delle Due Sicilie!).   Nessuno è esente. L’impegno di chi, oggi, decide di fare politica deve essere volto ad ascoltare questo grido di dolore. Soprattutto quello che viene dal sud. E a dare risposte. E buoni esempi.