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Il mondo perfetto

Sarà un complotto dei soliti noti, sarà l’economia che, in assenza di regole socialmente sostenibili, si regola da sé e quindi volge naturalmente verso l’aumento costante del divario tra ricchi e poveri, una sorta di entropia delle disuguaglianze, ma sta di fatto che la guerra tra poveri alla quale assistiamo ormai da anni coinvolge tutto e tutti e sembra non aver fine. Che poi sentirsi minacciati da chi sta peggio di te è un attimo, e allora dagli all’immigrato, al bracciante, all’ambulante, al baraccato, al Rom, all’accattone, al musicista di strada, al clochard, al lavavetri, alla prostituta, al bangladino, al rifugiato. La cui condizione di povertà è alimentata da chi non se la passa benissimo.

Uno spaccato della situazione lo offre questo articolo di Internazionale. 

Generalmente al discount è più facile incontrare persone che hanno capacità di spesa inferiore alla media, in cerca di offerte e di prezzi vantaggiosi. A scapito di chi? Dei produttori, che pur di prendere commesse dalla grande distribuzione lavorano in perdita. E su chi si rifanno i produttori? Sugli utenti, con un prodotto di peggiore qualità, e su chi raccoglie e lavora il prodotto, vittima di dumping salariale senza fine. Il povero che fotte il povero.

Altro esempio nell’abbigliamento. I negozi più affollati sono ormai da tempo H&M, Bershka, Pull&Bear, Zara. Compri a poco roba già di suo abbastanza scadente, e come per il cibo se una maglietta costa 10€ qualcuno l’avrà prodotta con paghe da fame, visto che il margine per le aziende c’è sempre. E poi c’è la distribuzione, il trasporto. Tutti strozzati.

Tutti poveri che si fottono tra di loro.

Anche la flessibilità è quasi maggiorenne

downloadAscolto il Ministro Lupi e rabbrividisco. Sostiene che le imprese italiane hanno bisogno di flessibilità per uscire dalla crisi e loda i provvedimenti del governo contenuti nel decreto lavoro. A quando risale il “pacchetto Treu”?  Al 1997. Da 17 anni è stata legalizzata, nel nostro Paese, la flessibilità che è diventata precarietà a vita. Precarietà che ha devastato una intera generazione e i cui effetti si allungheranno anche sulla prossima. Disoccupazione al 12%, disoccupazione giovanile al 43% e ancora stiamo parlando di flessibilità per uscire dalla crisi? Con queste ricette fallimentari sperimentate da diciassetteannidiciassette il governo dovrebbe dare speranza a generazioni arrese e risanare l’economia del Paese, da ora al 2018?

Per ripartire

Mettere in sicurezza le scuole. Mettere in sicurezza il territorio tramite un piano nazionale di recupero delle aree critiche dal punti di vista dissesto idrogeologico. Mettere in sicurezza le strade, i boschi. Tappare le buche. Mettere in sicurezza gli ospedali. Mettere in sicurezza gli edifici pubblici e dotarli tutti, ove possibile, di impianti fotovoltaici. Sostituire i mezzi pubblici inquinanti con mezzi pubblici elettrici, o comunque meno inquinanti. Mettere in sicurezza Pompei e tutti i siti archeologici e culturali e i musei del paese. Finanziare la ricerca in ambito universitario, al di là delle esigenze specifiche delle industrie.

Aumentando la spesa pubblica? Si, aumentando la spesa pubblica.

Favorire l’accesso al credito delle piccole e medie imprese, che una volta bastava il rapporto di fiducia con il direttore della filiale che conosceva la tua storia per filo e per segno,per non finire capasotto. Favorire l’accesso al credito per l’acquisto della casa. E per la start-up innovative.

Ecco le riforme che servono.

Ieri sera a Giulianello

Si è parlato di Cisterna-Valmontone e Roma-Latina, due infrastrutture della quali da anni si dibatte in provincia di Latina. Lo dico subito: la messa in sicurezza della Roma-Latina è necessaria, chiunque percorra quella strada si rende conto della pericolosità delle rampe di accesso, della mancanza di corsie di emergenza, di curve che andrebbero addolcite. Non mancano progetti alternativi Altro è realizzare un’autostrada a pagamento. La Cisterna-Valmontone, invece, è la classica opera inutile che devasta un territorio da un punto di vista ambientale, paesistico e non apporta alcun tipo di beneficio ai territori che attraversa. Tutto ciò al netto di considerazioni trasportistiche relative a studi di traffico che sicuramente andrebbero aggiornati alla situazione attuale, che vede una diminuzione costante dei trasferimenti su gomma tanto delle persone quanto delle merci (a maggior ragione da a e per un’area industriale come quella del frusinate in piena crisi). Nemmeno può funzionare il ricatto della perdita dei finanziamenti (458 milioni di € sui quali il CIPE dovrà deliberare in maniera forse definitiva il prossimo 2 agosto). Quel denaro pubblico (non mi dite che starà fermo presso la Cassa Depositi e Prestiti fino all’apertura dei cantieri), benché non speso per le opere in questione, potrebbe essere recuperato, ad esempio, per la realizzazione di una metropolitana leggera che unisca Roma, Cisterna, Aprilia, Pomezia, Ardea e per migliorare l’intero assetto logistico dell’area.

Il PD della provincia di Latina, che ha più volte ribadito il suo favore alla realizzazione di ambedue le opere, è vittima consapevole di una miopia politica che si perde nella notte dei tempi. Mancanza di programmazione e di idee per la mobilità, per l’integrazione tra trasporto su gomma e su ferro, per l’uso del suolo. Mancanza di comprensione della vocazione dei territori, assenza di condivisione con i cittadini. Come si è detto ieri sera è il modello di sviluppo che va cambiato. Il territorio compreso tra Cisterna e Valmontone non ha bisogno di autostrade d’asfalto ma di autostrade informatiche che mettano in comunicazione la domanda e l’offerta di chi vuole valorizzare e conoscere il patrimonio artistico, culturale, archeologico, naturalistico e ambientale dell’area. Ha bisogno di piccoli interventi di recupero dei beni esistenti piuttosto che di opere faraoniche che non si sa bene a cosa servano. Soprattutto i cittadini hanno diritto ad una informazione completa affinché possano decidere in autonomia del destino dei propri territori.

Questa, nel PD pontino, è purtroppo una posizione assolutamente minoritaria, condivisa dagli amici Fabio Luciani, Tommaso Conti, Sindaco di Cori e pochissimi altri. Sentiamo però il dovere di portare all’attenzione del PD la necessità di pensare ad un modello di sviluppo alternativo e di iniziare a parlare di ambiente come possibilità di sviluppo economico e non come ostacolo alla crescita dei territori. Una battaglia culturale che faremo nel PD anche nel congresso.

Incompreso

Così Gad Lerner, ieri, commentava l’ennesima prova di forza dell’AD FIAT:

[…] “I diciannove lavoratori di Pomigliano posti ieri in mobilità rappresentano un costo annuo insignificante per la multinazionale dell’ auto: meno di quel che guadagna Marchionne in una settimana. Ma vengono sacrificati come ostaggi in una guerra che Fiat ha dichiarato non solo contro il sindacato metalmeccanico col maggior numero di iscritti, ma anche contro la magistratura italiana, cioè lo stato di diritto, e quindi contro le regole condivise della nostra collettività.” […]

[…] “Dalla rappresaglia contro gli iscritti alla Fiom ora la Fiat passa alla rappresaglia contro i lavoratori in genere. Diffonde la paura negli stabilimenti, trasmettendo l’ idea che “per colpa” dei pochi che hanno osato difendere i propri diritti facendo ricorso e ottenendo giustizia, a pagare potrà essere chiunque.” […]

Difficile non essere d’accordo. Però c’è chi pensa che l’atteggiamento di Marchionne sia semplicemente il frutto della volontà di modernizzare le relazioni indistriali del nostro Paese, nel quale l’AD FIAT è un incompreso, uno troppo avanti.

«Marchionne non vìola la legge quando cerca di praticare il modello di relazioni industriali “all’americana” che l’articolo 19 dello Statuto dei lavoratori consente. È la cultura dominante che lo respinge».

Troppo avanti, anche Pietro Ichino. Troppo cool. Si arriva a dire, come ormai si sostiene da tempo, che i diritti possono essere monetizzati. E così la dignità del lavoratore:

«Secondo la legge italiana, l’ad di Fiat ha il diritto di non riconoscere le rappresentanze del sindacato che non ha firmato alcun contratto collettivo applicato in azienda. Ma non ha il diritto, come potrebbe fare in America, di discriminare i suoi iscritti. Ciononostante, a mio avviso, il provvedimento adottato dal giudice in questo caso è inappropriato». «Di fronte a un caso come questo, in qualsiasi altro paese il giudice avrebbe adottato la sanzione più appropriata, che è quella del risarcimento del danno.

Forse l’onestà intellettuale di ammettere che FIAT un piano indistriale non ce l’ha mai avuto, ultimamente, non guasterebbe.

E comunque, se questo è il futuro della sinistra riformista e del PD…

 

Choosy lo dici a qualcun altro

Ad esempio avrebbe potuto dirlo ai suoi figli. Ma non credo che siano stati messi nella condizione di ricevere una tale critica da un genitore-ministro. E mica sono laureati in lettere che lavorano ai call-center. O laureati in chimica industriale precari nelle scuole comunali di Roma a 200 ore l’anno per 31 € lorde l’ora. E di esempi ne potrei fare a bizzeffe. La verità è che questi sono dei marziani. Che non hanno la minima idea della vita reale del paese. Scollati totali.

Un cambio di passo nella realizzazione delle Grandi Opere

La rete di trasporti del Sud Italia ha delle carenze che conosciamo tutti. I motivi sono noti, e le conseguenze pure. In alcune regioni il diritto alla mobilità delle persone non sembra essere garantito, così come la possibilità di poter far viaggiare le merci con modalità e tempi degni di un paese civile. Così, quando giunge la notizia di nuovi investimenti nelle regioni meridionali, non si può che rallegrarsene.

Nei giorni scorsi Francesco ci ha parlato del treno del cambiamento, ossia della linea Napoli-Bari-Lecce-Taranto che, grazie a nuovi finanziamenti che si aggiungono a quelli già previsti, consentirà di avvicinare alcune delle più importanti città del Sud.

Personalmente sono contento soprattutto per il ruolo svolto dal Ministero della Coesione Territoriale, grazie al quale è stata possibile la firma del contratto istituzionale di sviluppo, uno strumento che, se adottato con efficacia, consentirà di semplificare l’iter amministrativo del progetto, di monitorare lo stato di avanzamento del contratto e di rendere disponibili ai cittadini i dati inerenti l’andamento della realizzazione delle opere.

Il mio auspicio è che l’attenzione posta dal Ministero della Coesione sui punti di rottura rispetto alle passate gestioni di opere del genere diventi patrimonio comune della Prossima Italia, perchè i tempi di realizzazione (programmati) per la realizzazione dell’intera opera sono talmente lunghi che può davvero accadere di tutto. Anche perchè non tutte le opere sono dotate della necessaria copertura finanziaria.

Vediamoli, quindi, tempi e costi. Che devono tenere conto della progettazione, delle Conferenze dei Servizi, della VIA, dell’espletamento delle gare di appalto, della realizzazione e del collaudo.

L’opera si compone sia di lavori civili (ossia gallerie, ponti, viadotti, sovrappassi, sottopassi, tombini, rilevati, trincee, stazioni, fermate) necessari per la realizzazione dei nuovi binari, sia di lavori tecnologici per dotare le linee esistenti, le stazioni e le fermate di moderni sistemi di comunicazione che consentano di velocizzare il transito dei convogli e di aumentare il numero dei transiti.

I lavori civili sono la parte predominante dell’opera e sono concentrati essenzialmente sulla realizzazione della nuova linea a doppio binario nelle seguenti tratte:

Variante Napoli-Cancello. Ad oggi è stato redatto il progetto preliminare, a valle della redazione del progetto definitivo si potrà bandire la gara per Appalto Integrato (chi vince la gara redice il progetto esecutivo e realizza l’opera). La spesa prevista è di 813 M€, totalmente finanziati. Fine intervento: 2022

Raddoppio Cancello-Frasso Telesino. Come sopra. La spesa prevista è pari a 730 M€, totalmente finanziati – Fine intervento: 2023

Raddoppio Frasso Telesino-Vitulano. Ad oggi deve ancora essere redatto il progetto preliminare. Sono stati stanziati 21 M€ per la progettazione preliminare e definitiva. I restanti 965 M€ sono da finanziare. Fine intervento: 2023?

Raddoppio Apice-Orsara. Ad oggi deve ancora essere redatto il progetto preliminare. Sono stati stanziati 57 M€ per la progettazione preliminare e definitiva. I restanti 2.619 M€ sono da finanziare. Fine intervento: 2023? Qui di punti interrogativi ce ne vogliono almeno tre, visto che in questa tratta è prevista le realizzazione di una galleria di 21 km, più lunga della galleria Vaglia della AV Firenze-Bologna, per dire. In un’area in cui le frane sono all’ordine del giorno.

Tratta Cervaro-Bovino. La tratta si compone di tre sottoprogetti: raddoppio Vitulano-Apice (già realizzata), raddoppio Cervaro-Bovino (in fase di realizzazione, stanziati 250 M€, fine prevista 2016) e raddoppio Bovino-Orsara (costo 300 M€ che però sono stati definanziati).

Altri consistenti stanziamenti sono stati previsti per la sistemazione del Nodo di Bari (640 M€, redatto ad oggi il progetto preliminare), per la realizzazione del raddoppio tra Bari S.Andrea e Bitetto (219 M€, in fase di redazione il progetto esecutivo da parte dell’Appaltatore che si è aggiudicato l’Appalto Integrato), l’ammodernamento della linea Potenza-Foggia (per la quale non è stato ancora redatto il progetto preliminare e i finanziamenti, 200 M€ ci sono ma non ci sono), mentre gli stanziamenti per interventi tecnologici sono pari a circa 400 M€.

In sostanza, tanta carne al fuoco, una parte delle opere che necessitano di un ulteriore sforzo per il reperimento dei finanziamenti e buone intenzioni che dovranno scontrarsi con una realtà che, oggi, dice tutt’altro. La logica del massimo ribasso porta le imprese esecutrici a praticare dei prezzi incredibilmente bassi, che si riverberano negativamente sulla qualità delle opere e sulla sicurezza. Il loro margine è talmente esiguo che basta poco per mettere in crisi un appalto, e ciò diventa drammaticamente vero quando i pagamenti avvengono in ritardo. Nel campo dei lavori pubblici, allo stato attuale, le rescissioni contrattuali sono all’ordine del giorno e anche opere definite strategiche rischiano di vedere la loro definitiva realizzazione nella notte dei tempi. In più metteteci il contenzioso con gli appaltatori, le varianti in corso d’opera, gli errori progettuali, il potere di interdizione degli Enti Locali e allora è facile rendersi conto che, se davvero non si cambia registro, le cose rischiano di essere molto più complicate rispetto a quanto stabilito nel contratto istituzionale.

Operazione Guardie Svizzere – L’inchiesta

Abbiamo parlato più volte dell’Operazione Guardie Svizzere. Un accordo con la Svizzera, al pari di quanto fatto da Germania e Austria, consentirebbe di recepurare un bel pò di miliardi dai capitali trafugati illegalmente in Svizzera. Prossima Italia ha fatto una videoinchiesta sul tema.