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La segregazione razziale a Lodi. A.D. 2018

Sia chiaro, a Lodi, nella civilissima Lombardia, nella civilissima Italia, non si sta combattendo, sulla pelle dei bambini, una guerra ai furbetti, come dice il ministro della malavita, che non pagano la mensa scolastica.

No.

Sta accadendo che pur di introdurre la segregazione razziale la Sindaca,  e già il fatto che sia una donna a mettere in atto questo schifo mi fa ancora più schifo, ha ordinato che i figli dei migranti che frequentano la scuola debbano sottostare a regole assurde. Premessa d’obbligo è che se un migrante manda i figli a scuola significa che è una persona che lavora, che ha una casa, che produce un reddito regolare, certificato.  È una famiglia che sta provando ad integrarsi nel nostro paese. Quindi a Lodi ai migranti, ai fini del calcolo ISEE, si chiede anche di produrre certificazione che attesti il fatto che nei loro paesi di origine non abbiano altri redditi o immobili. Come se sia pensabile, con tutto il rispetto, che in Senegal, in Congo, in Eritrea, esistano degli uffici funzionanti che possano rilasciare tali attestazioni. E quindi, senza documentazione, alle famiglie di migranti viene applicata la tariffa più alta prevista per usufruire della mensa. E siccome queste famiglie non possono permetterselo, allora i loro figli sono costretti a portarsi il pasto da casa, e a consumarlo separatamente dai bambini italiani.

Una barbarie totale. Sulla pelle dei bambini.

All’ospedale Bambin Gesù di Roma, che ultimamante mi capita di frequentare, c’è una cartello che recita così: il grado di civiltà di un Paese si misura da come si occupa dei bambini.

Ecco, l’Italia sta diventando un paese incivile, Razzista. Xenofobo. Fascista. Nazista.

Un po’ di sano realismo a proposito della Francia

Sacrosanto esprimere soddisfazione per la sconfitta di Le Pen alle elezioni presidenziali francesi. Un po’ meno definire la vittoria di Macron la vittoria dell’Europa. Come faceva giustamente notare Marc Lazar ieri sera, al primo turno gli antieuropeisti hanno raggiunto quasi il 50% dei votanti. Nel secondo turno di ieri l’astensione ha raggiunto livelli record e gli elettori di Macron hanno dichiarato di aver scelto lui innanzitutto per fermare il Front National, poi per rinnovare la classe dirigente (Macron non è né del PSF, né del UMP, ricordiamolo) e solo una esigua minoranza perché d’accordo con  suo programma. Quindi semmai una Europa diversa potrebbe essere l’effetto dell’elezione del nuovo Presidente francese, se riuscirà in una impresa tanto necessaria quanti titanica, non di certo la causa. Anche perché l’Europa di può riformare con ricette molto diverse tra loro, e la storia personale di Macron non lascia particolarmente ottimisti, per chi ha scelto lui turandosi il naso.

Non dimentichiamo infine che razzismo, populismo, sovranismo, nazionalismo, protezionismo non sono stati debellati dal voto francese, o dal voto olandese, e quindi è bene raffreddare i facili entusiasmi e capire come intercettare, in tutta Europa, tutti quegli elettori che non si riconoscono più nei partiti tradizionali, che non votano, che esprimono una forte critica nei confronti dell’Europa, che vivono sulla loro pelle un forte disagio economico.

Questa la sfida.

 

Ancora un pò di pazienza

Tranquilli, adesso che se ne vanno Aledanno e Renatona torneranno nelle fogne pure ‘ste merde, insieme a CasaPound Italia e fascisti del nuovo millenio. Tranquilli.

La giustizia secondo Grillo

Quanto ai politici del passato, niente tribunali per gli eventuali reati, ma processi di piazza: «Abbiamo delegato dei truffatori che dovranno rispondere di quello che hanno rubato. Ce lo ricordiamo come siamo finiti nella crisi. Quindi i responsabili verranno giudicati e dovranno restituire i soldi che hanno rubato come i mafiosi. Ci sarà un giudizio pubblico. Concittadini estratti a sorte, incensurati, che diranno quali lavori socialmente utili far fare a questa gente che ha rovinato il Paese».

Il resto lo trovate qui.

Ha ragione da vendere, Cristiana.

La parola Resistenza in bocca ai violenti

La giornata di oggi, piazza San Giovanni nella fattispecie, si è trasformata in ore di resistenza di massa alle forze dell’ordine, chiamate a respingere una rabbia sacrosanta verso un presente di austerity. Magari non è comprensibilissimo ai più, ma le ore di resistenza romana odierna hanno detto chiaro e tondo che al debito, ai sacrifici, alla casta, all’austerity a senso unico, che ribellarsi è qualcosa che può unire, e che può succedere.

Beh, se è questa la posizione ufficiale dei centri sociali sugli scontri di sabato a Roma, allora si fottessero pure i centri sociali. La violenza, i violenti, vanno isolati. Punto.

Altre prove di negazionismo

Dopo la proposta di legge volta ad abrogare il divieto di ricostituire il Partito fascista, il PDL torna all’attacco con l’equiparazione tra Partigiani e repubblichini di Salò. Un’aberrazione storica e politica. Il vento deve continuare a soffiare anche per spazzare via queste proposte di leggi infami.

Pregiudiziale ma anche no

Una precisazione su CasaPound. Quando dico fuori i fascisti si potrebbe pensare che c’è una pregiudiziale antifascista. Si, quella c’è. Ma non solo. Voglio fare un esempio concreto. Apre un cosiddetto centro sociale di “destra” in un  qualsiasi quartiere delle nostre città con l’obiettivo, che so,  di fornire un ausilio ai cittadini in difficoltà oppure per risolvere i problemi del degrado. Eh, ma con con quali criteri? I cittadini saranno tutti uguali, oppure si inizierà a fare distinguo tra italiani, extracomunitari, rom, zingari, musulmani, ebrei? Le coppie di fatto e le famiglie tradizionali saranno trattate allo stesso modo?  Cos’è il degrado? Il lavavetri? Il barbone che chiede l’elemosina? I compagni nel centro sociale che sta nella strada a fianco? Chi cammina per strada e sembra un comunista? I froci da purgare? Ecco, siccome ritengo che l’azione sul territorio di organizzazioni del genere sia portatrice di disvalori che nulla hanno a che fare con la tolleranza, l’integrazione, il riconoscimento reciproco, la libertà di pensiero, allora, please, fuori.