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Sempre sul PD della provincia di Latina

Il Partito Democratico della provincia di Latina è formalmente senza una guida da settimane, e sembra davvero lontana qualsiasi soluzione condivisa che restituisca al PD provinciale autorevolezza e credibilità. Nonostante ciò continuano nomine, spartizioni, annessioni, prese di posizione di singoli, analisi politiche a dir poco miopi, il tutto in assoluta continuità con la passata gestione e in assenza di un minimo di confronto pubblico. Sorprendono quindi le ipotesi di nomine all’ATER piuttosto che alla ASL, delle quali si discute senza tenere nel benché minimo conto competenze e professionalità e dalle quali ci dissociamo con fermezza. Sorprende la naturalezza con la quale, nel Comune di Pontinia, si allarga la maggioranza a pezzi dell’opposizione, come voler suggellare anche a livello locale l’asse PD-PDL, immemori di ciò che il PDL ha rappresentato nella nostra provincia. Non sorprendono più, invece, i toni inutilmente trionfalistici di chi ha co-gestito in maniera fallimentare il partito provinciale e cionondimeno si attribuisce il merito politico di vittorie di Pirro che lasciano sul campo, in moltissime realtà, un Partito Democratico ridotto a percentuali da prefisso telefonico o lacerato da lotte intestine che la segreteria uscente non ha saputo o voluto ricomporre, tanto da portare, anche recentemente, alla sparizione del simbolo stesso del PD. In definitiva, laddove il partito provinciale ha tentato di svolgere un ruolo di mediazione e direzione politica, come nei comuni di Aprilia, Sabaudia, Sonnino, i risultati sono stati a dir poco disastrosi, mentre il PD è risultato vincente dove è il partito locale è stato lasciato libero di scegliere autonomamente percorsi politici e alleanze. Come a Formia, dove Sandro Bartolomeo e la coalizione di centrosinistra hanno vinto nonostante il partito provinciale.

Il Partito Democratico della provincia di Latina ha bisogno di ripartire in netta discontinuità con il passato, tanto nei metodi quanto nel personale politico. Pertanto rinnoviamo l’invito a cercare un percorso comune che traghetti quanto prima il PD pontino ad un congresso aperto ad iscritti ed elettori, un congresso nel quale, finalmente, si possa discutere liberamente di temi, di idee, di proposte politiche per il Paese e per il territorio piuttosto che di nomi, di tessere e di formule che non riscuotono più alcun interesse da parte dei cittadini.

Fumata nera per il PD della provincia di Latina

E così l’assemblea provinciale del PD Latina ha preferito aspettare l’esito dell’assemblea nazionale per indicare la soluzione a seguito delle dimissioni di Enrico Forte. La riunione di lunedì, infatti, ha soprasseduto dall’indicare i componenti della reggenza che avrebbe dovuto traghettare il partito al congresso. A mio avviso un errore, perché le vicende mi appaiono del tutto scollegate e perché molti, nel partito, si erano espressi a favore di una soluzione che si proponesse di superare le logiche che hanno portato il PD pontino ad una gravissima crisi politica e programmatica. Una crisi testimoniata dai deludenti risultati elettorali che il PD ha inanellato pressoché ovunque nelle varie tornate elettorali che si sono susseguite negli ultimi due anni. Una crisi sostanziata dall’assoluta incapacità nel gestire la politica delle alleanze nei vari comuni della provincia, tanto da provocare profonde spaccature in seno a diversi circoli cittadini.

Ad ogni modo ci toccherà aspettare, ma nel frattempo è bene chiarire alcune cose a mio avviso fondamentali. Il PD della provincia di Latina ha bisogno di un segretario scelto da un congresso aperto alla partecipazione di iscritti ed elettori (come sancito dal nostro statuto) nel quale ci sia la possibilità di scegliere tra le varie proposte programmatiche che saranno in campo. Non sono possibili scorciatoie. Non è possibile pensare ad un segretario pro-tempore che si candidi alla segreteria tra qualche mese. Non è possibile utilizzare né il congresso né il tempo che da esso ci separa per compensare sconfitte politiche o elettorali. Non è possibile pensare che chi ha cogestito in maniera fallimentare il PD pontino negli ultimi mesi possa avere ruoli di responsabilità nella fase di transizione che ci attende. Soprattutto non è pensabile continuare a trascinare il PD della provincia di Latina nell’immobilismo a causa delle frizioni interne a mozioni congressuali che sembrano appartenere ad un tempo ormai remoto. Il Pd Latina ha bisogno di discutere, di confrontarsi, di parlare di temi concreti che riguardano la vita dei cittadini: mobilità, sviluppo sostenibile, infrastrutture, lavoro, beni comuni, portualità. Questi i temi sui quali confrontarsi al prossimo congresso. Altre soluzioni che contemplino la pura spartizione di posti senza affrontare le questioni politiche e programmatiche, senza mettere mano al funzionamento dei circoli, senza aprire il partito alla partecipazione degli elettori non interessano. Chi, infine, pensa di voler assumere questa responsabilità fin da adesso, magari nella speranza che le vicende congressuali nazionali congelino, tra qualche mese, la situazione a quanto già in essere, si faccia avanti e proponga il suo piano per il Partito Democratico pontino. Senza sotterfugi e senza accordi sottobanco. Anche nella nostra provincia il PD ha bisogno di cambiare metodi, se non vuole ridursi ad un partito marginale nel quale avranno la meglio solo i più forti, proprio come ai tempi dei dinosauri. Forza che comunque non è riuscita a salvare i dinosauri dall’estinzione.

Le parole di Tommaso

Nel video un sunto della riunione autoconvocata che si è svolta ieri a Latina.

Non è lunghissimo, potete farcela. Soprattutto, però, andate al minuto 8:00. C’è l’intervento di Tommaso Conti, sindaco di Cori. Mi sono emozionato, a sentirlo. E credo che ci siamo emozionati tutti. Tommaso parla col cuore, e nelle sue parole c’è tutta la delusione di un amministratore del PD che non capisce più cosa sta facendo il suo partito. A Tommaso, ai tanti Tommaso in giro per l’Italia, dobbiamo una risposta. Questo sì che ce lo chiede la storia, altro che governo col PDL.

 

Gli autoconvocati del PD della provincia di Latina

Domani alle 17.30 ci si vede in federazione, via Napoleone Bonaparte 25, Latina. Questioni nazionali e questioni locali si intrecciano. Domani Napolitano darà l’incarico per formare il governo. Al solito non è questione di nomi ma di prospettiva. Personalmente resto contrarissimo a qualsiasi governissimo con il PDL, checchè abbia votato la Direzione Nazionale del PD che si è tenuta oggi. A pensare ai nomi dei possibili ministri “politici”, tra l’altro, mi vengono in mente solo scene da film horror/splatter. Il PD potrebbe dare l’appoggio esterno senza fornire ministri, quindi. Oppure potrebbe insistere nel provare ad allargare il più possibile la base parlamentare di un governo che nasce come governo del Presidente. E comunque la durata dovrà essere la minore possibile, Non succederà. Ma queste sono le proposte che formulerò domani. Oltre ad evidenziare la mancanza assoluta di condivisione delle scelte dei nostri parlamentari in una fase tanto delicata per la vita del Paese. Passando alle questioni provinciali, non c’è altra soluzione alle dimissioni immediate del segretario Enrico Forte e di tutto il gruppo dirigente. Perché incapaci di co-gestire il partito. Perché in questi anni il PD della provincia di Latina non è mai nato, squassato da un dualismo che provocato danni su danni, sconfitte su sconfitte, salvo consolidare il potere di chi continua a concepire il PD esclusivamente come una sua cosa personale. E perché non è possibile che la delicatissima fase congressuale che si aprirà a breve sia gestita da chi ha ridotto il PD in questo stato. Già ci sono i primi segnali di arroccamento, vorrà dire che andrà abbattuta la torre nella quale si sono rifugiati. A domani. Venite numerosi.

Ho postato questo sulle bacheche dei parlamentari PD eletti in provincia di Latina

I lettori mi perdoneranno, ma mi trovo costretto a scrivere sulla bacheca dei parlamentari del PD eletti in provincia di Latina visto che il partito provinciale, debitamente sollecitato, ritiene di non dover dare risposte in merito alle scelte da compiere in una fase politica tanto delicata per la vita di noi tutti. A maggior ragione se le rarissime occasioni nelle quali il partito provinciale si riunisce (e chiedo scusa per la mia essenza nell’ultima direzione provinciale, ma un errore nella digitazione del mio numero di cellulare nel SMS di convocazione ha impedito che potessi partecipare!) diventano lo spunto per parlare di aria fritta (giusto Giorgio de Marchis?).

Passando al dunque, il tema di cui si dibatte in questi giorni è quello di un governo PD-PDL. Ne stanno parlando vari esponenti di primissimo piano del Partito Democratico che, a turno, contraddicono quanto detto dal segretario Bersani. Il quale si è detto più volte contrario ad una ipotesi del genere.

Vi rubo pochissimo tempo per esprimere la mia modestissima e personalissima opinione, per quello che vale. Sono contrario a qualsiasi accordo con il PDL, perché abbiamo già sperimentato, nel recentissimo passato, che sarebbe tempo perso. E perché il PD deve parlare innanzitutto ai propri elettori, piuttosto che preoccuparsi degli elettori del PDL e soprattutto degli interessi del loro capo. Il quale ha dimostrato di fottersene altamente delle necessità del Paese, sempre concentrato sul salvaguardare i propri, di interessi. E questa, ahimè, è storia. Incontrovertibile. Inconfutabile. E possiamo ancora una volta contribuire al salvataggio di Berlusconi, e a rimetterlo in campo più di quanto non sia già. No problem, salvo poi evitare di lamentarsi se il PD, per come lo conosciamo, sparirà dalla scena politica italiana.

Ciò che da tempo qualche parlamentare del PD propone è di cercare, sulla base di un accordo “alto” (tipo quello che ha consentito l’elezione di Laura Boldrini e Piero Grasso alla presidenza di Camera e Senato, per dire) una collaborazione tra PD e M5S su pochi punti programmatici condivisi per poi tornare al voto in tempi relativamente rapidi. Coinvolgendo M5S anche nella scelta del presidente della repubblica, che non sarebbe proprio una di quelle cose da buttar via, per una forza politica da ottomilioniepassa di voti.

Torno quindi al motivo per il quale ho deciso di condividere con voi queste righe. Immagino che tra chi sta leggendo ci siano buona parte elettori del PD e del centrosinistra. Tanto quelli che hanno votato alle elezioni del 24 e 25 febbraio, tanto quelli che hanno votato elle primarie del PD il 30 dicembre. E, visto che deputati e senatori del PD sono stati scelti dal PD e non votati dagli elettori (benché abbiano partecipato alle parlamentarie) credo sia doveroso ad essi rivolgersi quando vanno prese decisioni tanto importanti per il futuro del Partito Democratico ma, soprattutto, per la vita del Paese. Per dirla in maniera più schietta, mi sono sinceramente stancato di una classe dirigente che sa sempre cos’è giusto fare, quale decisione prendere, anche a dispetto della volontà dei propri elettori. Una classe dirigente che, sempre più spesso, si è dimostrata completamente scollata rispetto alla realtà del Paese, e i risultati delle recenti elezioni stanno lì a dimostrarlo, in tutta la loro drammaticità. Una classe dirigente che, a mio avviso, è più preoccupata di conservare sé stessa all’ultimo giro della giostra piuttosto che pensare all’esigenza non più eludibile di cambiare metodi e facce. Mi permetto, quindi,di chiedere a voi tutti: siete d’accordo con un’ipotesi di governo PD-PDL? Avete, abbiamo, la possibilità di far sentire direttamente la nostra voce ai parlamentari della provincia di Latina. Una risposta secca. La mia è NO. A voi.

La lettera di Tommaso

Nei giorni scorsi Tommaso Conti, Sindaco PD di Cori ha inviato a Nicola Zingaretti la lettera che vi riporto integralmente. Mi ha emozionato Tommaso, perchè dalle sue parole traspare la passione per il suo ruolo e per la politica, l’amore per comunità che amministra, la fiducia nelle istituzioni. Ma anche la delusione per quello che è il PD (o quantomeno buona parte di esso) anche nel nostro territorio, per tutto quello che doveva eseere fatto e non è stato fatto, per le difficoltà che ha la politica a dare risposte ai suoi concittadini. Io spero vivamente che Tommaso non appenda la bici al chiodo, perchè è proprio di persone come lui che il PD e il Paese hanno bisogno.

Lettera aperta a Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio
 

Caro Presidente, scrivo questa lettera in questa forma perchè non riesco ad individuarne altre. La politica è ormai diventata tutta virtuale e non si riesce più a parlare guardando negli occhi nessuno. I partiti e le loro sedi abituali sono ormai completamente scomparse, nei paesi, nelle federazioni provinciali, ovunque. Nella mia federazione provinciale è ormai guerra di bande e non so se ci sia un solo partito o più correnti alternate.
Sono il Sindaco di Cori, paese di circa 11.500 abitanti; non il più grande del Lazio, ma neppure il più piccolo. Alle ultime elezioni amministrative abbiamo conseguito il 65% dei consensi, senza alleanze al centro o a destra.
Nelle elezioni regionali Nicola Zingaretti ha conseguito oltre il 50% dei consensi; nonostante una discreta presenza di grillini nelle elezioni politiche, oltre il 20%, il Pd a Cori ha ancora il 37%. Però se continua così, non poter mai parlare con nessuno, non poter dire mai la propria, non avere organismi di consultazione in cui affermare il proprio punto di vista, temo che alle prossime elezioni ci faremo grillini tutti. Anzi, si faranno grillini tutti, perchè io faccio il Sindaco da quasi sei anni, e se riuscirò a terminare questo mandato, alla fine appenderò la bici al chiodo, perchè la mia strada è finita. Troppa fatica e non si capisce neppure più perchè e per chi.
Una volta la politica aveva una sua valenza ideale, attività in grado da sola di dare un senso ad una vita, ora non ce l’ha più.
Se uno non può confrontare mai il proprio punto di vista con nessuno, se non esiste una tensione ideale, ma chi ce la fa fare tutta questa fatica ?
Tutto il giorno a correre dietro alle buche, ai debiti, alle scuole che cadono, ai cittadini in bolletta, anzi stremati dalla impossibilità di pagare le bollette, senza la possibilità di intravedere neppure una luce all’orizzonte, e neppure di tentare di individuarla con gli altri. La politica deve contenere una speranza, non può essere solo una fatica, e se una fatica deve essere, almeno che sia collettiva e condivisa.
Tu hai nelle mani una speranza; una delle ultime. Vedi di non sprecarla, perchè alttrimenti ci arrendiamo in molti.
Ascolta e decidi. Non fermarti nelle scelte, anche in quelle dei ruoli, alle solite congreghe; nella riduzione delle indennità, degli apparati, procedi drasticamente. In Italia c’è bisogno di tagliare privilegi; prima di tagliare le pensioni Monti avrebbe dovuto tagliare le indennità, le pensioni d’oro, gli stipendi dei grand-commis, i militari, i magistrati, i dirigenti di stato e delle regioni, gli stipendi d’oro delle partecipate; a proposito nella Regione Lazio in particolare c’è molto da fare per sfoltire i ranghi dirigenziali di persone incompetenti e inadeguate. Mio padre, che ha lavorato per una vita e a settantacinque anni ancora lavora, nonostante le ossa cigolanti, li chiamava mangia pane a tradimento.
Le comunità montane a che servono ? Eliminale. La tassa di bonifica perchè la debbono pagare solo i contadini ? E tutti gli altri che usufruiscono della bonifica ? Deve rientrare nella fiscalità generale. Oppure togliere i consorzi e redistribuire funzioni e dipendenti tra i comuni. I Comuni aiutateli; sono ancora l’ultima cerniera tra i cittadini e le istituzioni, perchè rappresentano nella storia italiana, la prima vera istituzione; la civitas, i municipia, il Comune medioevale. Quelli a cui i cittadini ancora si rivolgono con un certo garbo, qualche volta ancora con rispetto.
I soldi spendeteli nelle cose essenziali: le scuole, la sanità, la manutenzione e sicurezza; l’equilibrio idro – geologico del territorio.
Tieni conto di questo, perchè altrimenti tutti a casa; ognuno per sè e Dio per tutti. Per qualcuno è peggio, per qualcun altro è una liberazione.
Distinti saluti
Tommaso Conti

Analisi del voto in provincia di Latina e prospettive future del PD Pontino

In attesa della convocazione della Direzione Provinciale del PD, che speriamo possa essere finalmente il luogo nel quale discutere a viso aperto dei risultati elettorali del Partito Democratico, senza ipocrisie e infingimenti, si susseguono, sulla stampa, gli interventi di esponenti del PD pontino. Mai termine è stato più abusato, in questi giorni, della parola “cambiamento”. Ex post, la ritroviamo sulla bocca di tutti: bersaniani pentiti, capibastone di lungo corso, primedonne che si candidano a tutto, rottamatori della prima e della seconda ora, vincitori e sconfitti. Al pari di quanto sta succedendo a livello nazionale, anche il PD pontino non sembra essere esente dalla sindrome di un’analisi post-voto tanto enfatica nei toni quanto sterile e miope nei contenuti. Le elezioni politiche hanno sancito, anche nella nostra provincia, la clamorosa affermazione del M5S le cui battaglie, più che condivisibili, in merito alla necessità di rinnovamento delle classi dirigenti, di sobrietà della politica, di tutela dei beni comuni e del territirio, di rinuncia ai privilegi della cosiddetta casta hanno trovato senz’altro terreno fertile negli errori che anche il Partito Democratico della provincia di Latina ha compiuto in questi ultimi anni. Un partito incapace di elaborare una proposta politica autonoma convincente, un partito autoreferenziale, un partito non inclusivo nei confronti di movimenti, comitati civici, imprenditori, commercianti e semplici cittadini esasperati della crisi economica. Ancora una volta siamo apparsi poco attenti ai segnali provenienti dalla realtà che ci circonda, forse perché troppo impegnati nell’ennesima lotta intestina tra le correnti e nomenclature che si spartiscono candidature, ruoli e incarichi. O forse troppo perché troppo impegnati nell’ennesimo duello tra candidati buoni per tutte le stagioni. Assisteremo, nelle settimane prossime, a riposizionamenti che avranno come unico scopo quello di un cambiamento apparente affinché tutto resti come prima. Una mano di vernice per far apparire come nuovo ciò che nuovo non è mai stato da anni a questa parte. Più che mai di questi tempi sono necessarie azioni concrete, pertanto abbiamo lanciato l’iniziativa di un incontro pubblico: ci rivolgiamo ai comitati per l’acqua pubblica sparsi sul territorio, ai comitati antinuclearisti, ai movimenti autonomisti, alle associazioni di categoria, agli imprenditori, ai commercianti. A tutti gli elettori che ci hanno abbandonato a causa delle nostre titubanze e, da ultimo al Movimento Cinque Stelle. Per costruire un Partito Democratico realmente aperto, inclusivo e profondamente rinnovato nei metodi e nel personale politico, avendo come obiettivo il prossimo congresso, che auspichiamo si possa svolgere quanto prima, che ci vedrà convinti sostenitori della candidatura di Giuseppe Civati e nel quale porteremo le nostre proposte per la futura organizzazione del Partito Democratico e per il Paese. 

Raffaele Viglianti – Fabio Luciani

Alla Regione Lazio scegli Fabio Luciani, democratico

Siamo ormai a due giorni dal voto e per me la sobrietà rimane la priorità. Sarà forse impopolare ma ho scelto di non festeggiare la chiusura della campagna elettorale. E’ impensabile dopo gli scandali della Regione Lazio e dell’Italia in generale, di poter trovare il coraggio di festeggiare e di investire risorse in spumante e torte. Se ho deciso di non lasciare spazio allo sperpero di denaro è perché credo in una politica sana, che festeggia in unico modo, stando tra la gente e non solo il mese prima del voto. Festeggeremo con i fatti quando saremo in Regione, rimboccandoci le maniche, lottando alla corruzione e riportando la politica tra la gente. Non posso condannare chi ha scelto di chiudere la campagna in grande stile, in grandi hotel, in ristoranti o locali rinomati. Per quanto mi riguarda però preferisco chiudere la campagna continuando a stringere mani e scambiare opinioni per le strade e nelle piazze, nei negozi, o come è capitato proprio questa mattina nelle case di chi mi invita a salire a prendere un caffè.

Questo è Fabio, ragazzi. Da due anni e più condivido con Fabio l’attività politica, la nostra visione del PD. Abbiamo condiviso battaglie nella direzione provinciale e regionale: primarie per i parlamentari, trasparenza dei contributi degli eletti, stop ai doppi incarichi, rispetto dello statuto, valorizzazione merito, no alle alleanze con l’UDC, no alla ricandidatura dei consiglieri regionali uscenti, maggiore sobrietà della politica, no ai manifesti abusivi. Se volete cambiare tutto alla Regione Lazio votate per Fabio. Fidatevi.

Un altro tassello

Passate le #primarieparlamentari, resta un altro giorno di democrazia e partecipazione che solo il PD ha saputo organizzare. Dopo l’1-0 del 25 novembre, il risultato finale é 2-0. Si aspettano gli avversari, nel campionato prossimo, magari. Anzi, magara. Per quanto riguarda i risultati, che dire. Dico innanzitutto che sono stracontento per gli amici di Prossima Italia che hanno ottenuto ottimi risultati, Pippo su tutti, ma anche Beatrice, Thomas, Antonio, Samuele. E poi Daniele, che meriterebbe un posto nel listino, eccome. E un pensiero speciale va a Giulia, alla quale hanno offerto un posto nel listino bloccato ma ha rifiutato perchè non era riuscita a raccogliere le firme. In generale, in alcuni casi i risultati sono stati “blindati”, in altri ci sono state gradevoli sorprese. Ad ogni modo il PD ha gettato un seme che va coltivato, nutrito. Anche con i dovuti correttivi. Ma probabilmente, anzi sicuramente, la prossima volta non ci faremo trovare impreparati tanto da dover raccogliere le firme in tre giorni e fare campagna elettorale in una settimana.

Per quanto riguarda me, credo di aver ottenuto un buon risultato. A parte i 123 voti del mio circolo, che ringrazio davvero infinitamente per il supporto che mi hanno offerto, ho preso voti in tutti i comuni della provincia eccetto Maenza, Roccasecca, Campodimele e San Felice Circeo. Ovviamente ringrazio chiunque mi abbia votato, e un pensiero speciale va agli amici di Cori e Giulianello. Resta il rammarico di non aver potuto partecipare ad incontri pubblici con i circoli, incontri che pure sono stati organizzati per i candidati principali. Per offrire qualche strumento di scelta in più ai cittadini. Ma, come dire, le primarie passano, le proposte restano. E le mie (le nostre) stanno tutte lì, e ci rimarranno, nelle settimane e nei mesi a venire. Con il mio impegno personale a stare di più in giro per la provincia. Stay tuned!

p.s. forse i commenti arrivano con un pò di ritardo, ma avevo davvero bisogno di staccare, anche se per pochissimo. Il mare di Sicilia ha fatto il resto.