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Anche la mia curva va chiusa
Chiudere la curva
Se dopo tutto quello che è successo a Roma nei giorni scorsi ad opera di fasci pseudotifosi, la curva inneggia ancora a razzismo e violenza mentre lo stadio fischia, allora iniziamo a chiudere la curva.
Esonerato Roberto di Matteo
Lo sport, come dovrebbe essere
Palloni (s)gonfiati
Andrea mi ha segnalato un articolo di Tommaso Pellizzari pubblicato su Il Corriere della Sera:
Invece di accusarlo di essere il nuovo oppio dei popoli, e di guardarlo per questa ragione con distacco o disprezzo, molti intellettuali neomarxisti o semplicemente antiliberisti farebbero bene a osservare il calcio da vicino, perché potrebbero scoprire cose interessanti. Tra cui soprattutto una: il calcio è quel microcosmo in cui l’applicazione pratica dei principi fondamentali del neoliberismo nella sua versione più radicale (in estrema sintesi, quella per cui solo ilmercato puro è in grado di regolare se stesso) ne ha reso evidenti molti limiti. In particolare, il calcio contemporaneo dimostra che alcune delle critiche fondamentali mosse all’ideologia neoliberista contemporanea si sono rivelate fondate. E cioè: a) non è per l’appunto vero che, senza intervento di un’autorità indipendente superiore agli attori in campo, un mercato finisce comunque per autoregolarsi; b) senza interventi redistributivi dall’alto i ricchi tenderanno a diventare sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri; c) sul mercato del lavoro, gli operatori devono affrontare la concorrenza di forza lavoro extracomunitaria; d) l’eccesso di finanziarizzazione crea un eccesso di dipendenza dalle fluttuazioni dei mercati e finisce per allontanare il cuore dell’impresa dal territorio di cui è espressione e fornitore d’identità al tempo stesso.
Il resto qui.
Un uomo allena l’Inter
Ieri ascoltavo per radio l’intervista ad un dirigente dell’Inter che parlava di Stramaccioni. Per il tizio Stramaccioni era “il ragazzo”. E allora, va bene l’inesperienza (hai allenato solo le giovanili), ma uno a trentasei anni si può sentire chiamare “ragazzo”? Ma la parola uomo ‘sto paese se l’è scordata? Forever young, insomma. E di conseguenza se vuoi avere un ruolo di responsabilità o sei un miracolato (avere Moratti come presidente ti aiuta, in questo senso) o aspetti, tanto sei un “ragazzo”. Nel calcio come nell’università, nella ricerca, nel mondo del lavoro, nella politica e in tutta la gerontocrazia italiana.
Lo sport allunga la vita
A proposito di cambiamenti necessari, in Italia.
Ius soli (basta che nun so’ sòle!)
In tema di calcio, alla 20a giornata sono primo e soprattutto ‘sta Juve dell’altro capitano Conte (quello vero vero vero è uno solo, grazie) mi piace, a parte il Tronista che veramente avrei evitato di portarlo a giocare pure all’Achillea, la squadra di mio figlio di nove anni. Ma tant’è. Però questo post di Andrea Sarubbi me l’ero perso. Che poi, in effetti, Andrea riprende una lettera di Emiliano Boschetto. Insomma, un discreto giro di post. Un post del post del post. Comunque, sono completamente d’accordo a metà col mister, per dirla in soccerese. No, anzi, so’ proprio d’accordo. In ritardo, ma sono d’accordo.
Moratti gioca, la fabbrica piange
A distanza di due anni, un altro operaio muore alla Saras, uno stabilimento che ha dimostrato altre volte, anche sul piano dell’inquinamento, di non avere troppo rispetto per il territorio e per chi vive e lavora lì. Forse Moratti farebbe meglio a pensare alla sicurezza dei suoi stabilimenti piuttosto che allo Shalke 04.