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Destabilizzare per #occupyprimarie

“Civati ha preparato ben sei referendum di partito. I Referendum PD sono forse l’atto più forte e destabilizzante che lui e il suo gruppo sono riusciti a portare alla dirigenza del partito, immobile e ripiegata su sé stessa da ormai più di venti anni. Lo stanno facendo impiegando le regole dello Statuto. E non solo tramite il web: Civati può contare su una vasta rete di sostenitori, forse ancor più estesa di quella di Renzi, che invece ha pescato molto fuori del partito per realizzare il proprio staff. Civati, forse non lo sa, ma è la più importante chance di sopravvivenza del partito medesimo. Questo il segretario Bersani (non il candidato) dovrebbe considerarlo. Tramite i referendum, se mai verrà raggiunto il numero minimo di firme richiesto, Civati obbliga il PD alla partecipazione dell’elettorato nelle decisioni, fatto che viene visto come fumo negli occhi da Bersani/Bindi e che Renzi si guarda bene dal nominarlo.”

Un post lucidissimo sulla situazione. Il resto qui.

Grazie Pierfrancesco

Bellissime le parole di Pierfrancesco Majorino sui referendumPD:

“Non male l’iniziativa sui referendum PD di Civati e Co. Finalmente qualcuno che chiede qualcosa sulle cose da fare e non sulle magliette da indossare”.

6 pronto per i 6 referendum?

Come annunciato qualche settimana fa, al termine della due giorni di Albinea, si parte con i referendum PD. Tutto ció che volete sapere lo trovate qui:
https://www.facebook.com/ReferendumPd
Mentre i caminetti (non)decidono su legge elettorale, regole interne, primarie, deroghe. Mentre impazza il dibattito tra vecchi giovani e giovani vecchi, arriva lo strumento più democratico che esista su temi concreti come alleanze, fisco, diritti, ambiente, incandidabilitá. A voi.

Operazione Guardie Svizzere – L’inchiesta

Abbiamo parlato più volte dell’Operazione Guardie Svizzere. Un accordo con la Svizzera, al pari di quanto fatto da Germania e Austria, consentirebbe di recepurare un bel pò di miliardi dai capitali trafugati illegalmente in Svizzera. Prossima Italia ha fatto una videoinchiesta sul tema.

Troviamoci sulle cose da fare

Com’era ovvio, la proposta di Prossima Italia di chiedere di svolgere alcuni referendum, utilizzando uno strumento previsto dallo statuto del PD, suscita interesse e reazioni. Reazioni anche di segno opposto, s’intende. In bilico tra entusiasmo, scetticismo, ottimismo e vedonerodappertutto. Ecco, in quest’ultimo filone si inserisce Alessandro Gilioli, che però spera di sbagliarsi. Risponde Paolo:

Impresa disperata? Può darsi. Inutile? Vedremo, intanto però diciamo una cosa: chi oggi sostiene che il Pd vada abbandonato, o pretende di abbandonare la politica del tutto, e con essa l’appartenenza alla società umana, rifugiandosi su un atollo, ne scelga uno bello alto, perché lo scioglimento dei ghiacci che è in atto sommergerà tutto, e non risparmierà nessuna isola felice. Ma, ancora più esplicitamente, se qualcuno pensa invece di lasciare il Pd per far politica fuori da esso, in un partito o un movimento o qualsiasi altra cosa sia, deve puntare a costruire qualcosa che da zero prenda più voti del Pd stesso: che sono 7 milioni, più o meno, al momento, e 12 come potenziale ipotetico. Dovrebbe anche spiegare come si fa, però, e nel caso, auguri. Perché è da sempre, che qualcuno compie questo ragionamento, a sinistra, e finora non si registrano successi significativi.
Altrimenti, stiamo parlando della solita, proverbiale scissione dell’atomo, che da sola non troverebbe neppure l’ossigeno per respirare, ma che se proprio volesse vivere, e qui casca l’asino, alla fin fine dovrebbe comunque allearsi con il Pd. Tutta quella fatica, per tornare al punto di partenza: grazie, ma no, grazie.
Dopodiché, è facile e al momento è un argomento molto popolare, scrivere che bisogna mollare il Pd: costa poca fatica, ed è un esercizio alla portata di tutti, anche di chi è privo di fantasia. Procura di certo molti like, e molto consenso. Ma la cosa finisce lì, e di certo non contribuisce a cambiare le cose.

Guida ai referendum PD

La guida completa ai referendum del PD la trovate sul sito di Prossima Italia.

Chi non ha voglia di cliccare, la legge di seguito.

Lo Statuto del Partito Democratico – in particolare all’Articolo 27 – prevede, oltre ovviamente alle primarie, un altro strumento di partecipazione aperto a tutti gli iscritti, gli elettori e i simpatizzanti: e quello strumento è il referendum.
A differenza delle primarie, però, nei quattro anni di vita del Partito Democratico, mai nessun referendum è stato indetto.

A meno di un anno dalle elezioni politiche 2013, proponiamo quindi di convocare una serie di referendum che permettano a tutti gli elettori del Pd di esprimersi su tematiche politiche e di programma. Vediamo come.

Cosa serve per presentare i referendum?
I referendum possono essere chiesti, da Statuto, “qualora ne facciano richiesta il Segretario nazionale, ovvero la Direzione nazionale con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei suoi componenti, ovvero il trenta per cento dei componenti l’Assemblea nazionale, ovvero il cinque per cento degli iscritti al Partito Democratico”.
La nostra proposta è quella di raccogliere le firme presso almeno il 5 per cento degli iscritti.

A quanto corrisponde il 5 per cento degli iscritti?
Secondo una dichiarazione del responsabile nazionale organizzazione del Pd, nel 2011 gli iscritti erano 610mila. Questo significa che bisognerà raccogliere 30.500 firme circa.

Chi potrà votare ai referendum?
Questo è molto importante: la raccolta delle firme per chiedere il referendum può avvenire solo tra gli iscritti. Ma ai referendum potranno votare liberamente tutti gli elettori del Pd. Lo Statuto dice infatti che la proposta deve specificare “se la partecipazione è aperta a tutti gli elettori o soltanto agli iscritti”, e noi abbiamo optato per la prima formula, quella aperta a tutti.

Quando si terranno i referendum?
La nostra proposta è quella di abbinare il giorno dei referendum a quello delle primarie per il candidato premier e, come contenuto in una nostra proposta precedente, a quello per la scelta dei candidati al Parlamento. Nella speranza, ovviamente, che in questo modo i nostri elettori possano scegliere in un solo weekend candidato premier, candidato al Parlamento e programma di Governo.

Chi propone i referendum?
I referendum sono proposti da militanti del Partito Democratico presenti in tutte le parti del Paese, e la proposta è ovviamente aperta alla partecipazione di tutti coloro che vorranno proporsi per dare una mano.

Vorrei aiutare, con chi mi posso mettere in contatto?
A breve pubblicheremo un elenco di referenti locali, con i rispettivi recapiti, divisi per zona. Ovviamente è possibile dare la propria disponibilità a fornire un aiuto, o a coprire zone scoperte, scrivendo ai diretti interessati o alla nostra mail.

Non sono iscritto, ma vorrei comunque dare una mano sin da ora, come posso fare?
Per prima cosa, potresti tesserarti al Pd, nel circolo a te più vicino. In alternativa, puoi comunque spargere la voce, o metterti in contatto con i referenti della tua zona per aiutare con il lavoro di contatto con gli iscritti. Infine, potresti contribuire alle spese che affronteremo – e che saranno interamente autofinanziate – facendo una donazione qui.

E’ possibile firmare on line?
Purtroppo questa possibilità al momento non è prevista, ma è comunque possibile scriverci per segnalare la propria adesione – indicando anche il numero di telefono – ed essere ricontattati nel più breve tempo possibile.

Perché chiedere i referendum?
Per lo stesso motivo per cui chiediamo che i nostri elettori possano votare alle primarie per i candidati alla premiership e al Parlamento: perché in una situazione di grave crisi del Paese, crediamo sia utile che il Partito Democratico usi tutti gli strumenti della partecipazione, coinvolgendo la sua base e precisando la sua proposta, oltre che i suoi interpreti, facendola uscire dalle sole logiche politiciste.

Quali sono i quesiti?
Nei giorni scorsi abbiamo fatto alcune proposte e aperto una riflessione allargata sui temi che ci sembravano più importanti per la proposta politica del Pd. Tra questi, i diritti civili e il matrimonio gay, la riduzione dell’Irpef attraverso un’imposta sui patrimoni, un quesito sui grandi temi ambientali del Paese, la riduzione della spesa militare, il reddito di cittadinanza, la corruzione e la riforma della politica, e infine un quesito di indirizzo politico, dedicato all’alleanza con l’Udc e altre forze già al Governo con il centrodestra negli ultimi vent’anni. Proprio in questo momento una serie di esperti nei vari temi sta valutando la fattibilità dei quesiti e lavorando a una loro formulazione ufficiale e ammissibile. Contiamo di pubblicarli il prima possibile.

Decidi tu

Beh, probabilmente la voce ti è arrivata.

Dico a te, iscritto al PD. Elettore del PD. O potenziale elettore del PD. Tu, che hai preso in considerazione, seppur lontanamente, di votare PD. E anche tu, che votavi PD ma hai deciso che ora basta, non se ne può più.

Te l’hanno mai detto che esiste, nel Partito Democratico, uno strumento previsto dallo Statuto che si chiama referendum, con il quale tu, pirsonalmente di pirsona, puoi dire la tua su alcuni temi che sono sottoposti al voto degli elettori del PD?

E allora capita che in una assemblea di democratici che si sono riuniti ad Albinea, lo scorso fine settimana, si decida di usarlo, questo strumento. Così, almeno, per una volta si proverà a discutere di cose da fare, e non di nomi, o di strategie. Per una volta non si starà a smacchiare i giaguari sulle interviste, ma si chiederà il tuo parere, che so, sulle alleanze, sul fisco, sulle spese militari, sull’ambiente. Sui diritti. Ci sono persone che stanno lavorando ai testi, e prestissimo saranno pronti, e saranno resi pubblici.

Che dici, la dai una mano al Partito Democratico? Perchè sai, ai promotori dei referendum non importa contarsi. Non importa alzare il prezzo per decidere se stare con Bersani o con Renzi, per dire. Importano le idee. E magari le idee chiare, quelle che da molto tempo il PD non riesce ad elaborare tanto da avere generato un pò di delusione nel suo elettorato. Te ne sei accorto anche tu che il PD è inchiodato al 25% da anni, vero? Non aggiungo altro. Ecco, i promotori hanno a cuore il PD. Strano, no?

Sappi, comunque, che la strada è in salita. Servono almeno 30.000 firme degli iscritti affinché si possa provare a tenerli, i referendum. Il 5% degli iscritti. Poi l’assemblea nazionale e la commissione nazionale di garanzia decideranno sull’ammissibilità dei referendum. E solo allora elettori, cittadini, potranno esprimersi. Tu potrai esprimerti. Un passo alla volta, però. Servono le firme, prima di tutto. E allora, che aspetti? Il PD ha bisogno anche di te.