“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
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Sto con il Presidente Napolitano
Il prossimo 9 maggio si celebrerà al Quirinale il Giorno della Memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice. Quest’anno, il nostro omaggio sarà reso in particolare ai servitori dello Stato che hanno pagato con la vita la loro lealtà alle istituzioni repubblicane. Tra loro, si collocano in primo luogo i dieci magistrati che, per difendere la legalità democratica, sono caduti per mano delle Brigate Rosse e di altre formazioni terroristiche. Le sarò perciò grato se – a mio nome – vorrà invitare alla cerimonia i famigliari dei magistrati uccisi e, assieme, i presidenti e i procuratori generali delle Corti di Appello di Genova, Milano, Salerno e Roma, vertici distrettuali degli uffici presso i quali prestavano la loro opera Emilio Alessandrini, Mario Amato, Fedele Calvosa, Francesco Coco, Guido Galli, Nicola Giacumbi, Girolamo Minervini, Vittorio Occorsio, Riccardo Palma e Girolamo Tartaglione”.
“La scelta che oggi annunciamo per il prossimo Giorno della Memoria costituisce anche una risposta all’ignobile provocazione del manifesto affisso nei giorni scorsi a Milano con la sigla di una cosiddetta “Associazione dalla parte della democrazia”, per dichiarata iniziativa di un candidato alle imminenti elezioni comunali nel capoluogo lombardo. Quel manifesto rappresenta, infatti, innanzitutto una intollerabile offesa alla memoria di tutte le vittime delle BR, magistrati e non. Essa indica, inoltre, come nelle contrapposizioni politiche ed elettorali, e in particolare nelle polemiche sull’ amministrazione della giustizia, si stia toccando il limite oltre il quale possono insorgere le più pericolose esasperazioni e degenerazioni. Di qui il mio costante richiamo al senso della misura e della responsabilità da parte di tutti”.
Giorgio Napolitano.
Il resto lo trovate qui.
Ferrara? No, grazie
Del resto, al telespettatore dotato di un cervello pensante, cos’è rimasto, se non il telecomando?
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/03/11/ferrara-e-biagi-inversamente-proporzionali/96656/
B. ha già vinto
La disponibilità di B. a difendersi dalle accuse che gli sono state mosse dalla procura di Milano e che lo vedranno coinvolto i quattro processi nelle prossime settimane, non è una buona notizia.
A differenza di altri illustri predecessori (su tutti Andreotti e, da ultimo, Cuffaro), che si sono difesi nel processo, accettandone però le regole e gli esiti, B. porterà nelle aule del tribunale di Milano l’atto finale della sua sfida alla magistratura, alle istituzioni e, in definitiva, alla democrazia.
Qualcuno provi ad immaginare quale sarà lo show che B. metterà in piedi durante le udienze.
Accuserà direttamente i Pubblici Ministeri di essere organici alla sinistra e di aver tramato contro di lui il più grande complotto della storia mondiale.
Accuserà il collegio giudicante di non essere imparziale, precostituendosi così un alibi per non riconoscere l’eventuale sentenza di colpevolezza.
Se qualcuno gli farà notare che anche nel processo esistono delle regole sulle quali si fonda il suo svolgimento, B. le disconoscerà, in nome del ruolo di Presidente del Consiglio scelto dal Popolo che egli considera legibus solutus in quanto scelto dalla maggior parte degli italiani.
Zittirà i giudici, i PM e in quel momento egli diverrà il paladino di tutti quegli italiani che lui stesso ha aizzato contro i magistrati, divenuti il nemico di tante persone che, nella loro vita, mai hanno avuto problemi con la giustizia e mai ne avranno.
Terrà in aula atteggiamenti che provocherebbero, per qualsiasi cittadino, l’allontanamento dall’aula con la forza pubblica.
E se ciò avverrà, egli potrà ancora di più lamentarsi della faziosità della magistratura italiana, che non gli permette di difendersi a suo piacimento.
B. ha vinto perchè è riuscito, in questi anni, nell’operazione di far identificare nella sua persona e nei suoi problemi, nei suoi conflitti, nelle sue debolezze, nelle sue nefandezze, tutti quegli elettori che ancora lo votano e che hanno fiducia in lui a prescindere.
Quelli che vorrebbero partecipare al bunga bunga.
Quelli che darebbero volentieri in pasto ad un vecchio di 75 anni le loro figlie minorenni per bramosia di soldi, potere, notorietà.
Quelli che considerano le regole un fastidio.
Quelli che, come lui, vedono comunisti ovunque.
Berlusconi ha trascinato il paese, da 18 anni a questa parte, in un’arena nella quale la verità non esiste più.
L’etica pubblica non esiste più.
Esiste solo la sua necessità di salvarsi dalle inchieste giudiziarie e di perpetuare il suo sconfinato potere economico, mediatico, politico.
E in nome di ciò sono state travolte le istituzioni tutte, ma soprattutto è stato fatto strame di quel briciolo di senso civico che già a fatica era riuscito a prendere piede in larghissimi strati della popolazione.
Berlusconi ha vinto perchè, se ha deciso di difendersi dal processo nel processo, ha fatto i suoi calcoli, ed evidentemente considera di volgere a suo favore, da un punto di vista dei consensi, anche la sua presenza in aula a cavallo di importanti scadenze elettorali.
Le elezioni, politiche o ammistrative che siano, in concomitanza con i processi, saranno ancora una volta una chiamata alle armi contro i nemici.
E in tutti questi anni, i referendum sulla sua persona B. li ha sempre vinti.
Come uscirne?
Come impedire al paese di scivolare nel baratro isituzionale?
La via parlamentare è miseramente fallita.
L’opposizione ha dimostrato di non avere i numeri per far cadere il governo.
Anzi, la compagine pro-Berlusconi, che sembrava destinata a perdere pezzi su pezzi, ingrossa le sue fila di giorno in giorno.
Grazie alla campagna acquisti del PDL, che non conosce confini all’interno dell’emiciclo.
Tutto ciò apre degli interrogativi sulle qualità etiche dei parlamentari italiani, che possono dedicarsi al trasformismo più sfrenato senza doverne rendere conto ai propri elettori, almeno finché sarà in vigore la legge elettorale-porcata di Calderoli. E pone ancor di più, e avverto come molto preoccupante la questione anche per il mio partito (si guardi anche che cosa è successo di recente a Napoli), il problema di come siano reclutati i parlamentari nel nostro paese.
Ma la debolezza del progetto finiano è stata accentuata anche dai continui quanto vani richiami alla responsabilità da parte del PD, richiami che, con tutta probabilità, hanno fatto tornare sui propri passi chi, dentro FLI, temeva alleanze contro natura.
A nulla serviranno i 10 e passa milioni di firme raccolte dal PD.
A nulla serviranno le manifestazioni, i girotondi, gli scioperi.
A nulla serivranno le trasmissioni televisive, che corroborano le convinzioni di chi è già convinto ed esacerbano gli animi di chi è contrario.
A nulla servirà la normale opposizione fatta nelle aule parlamentari e nel paese.
Servirebbe qualcosa in più.
Siamo in una situazione di emergenza democratica?
Allora bisognerebbe agire con soluzioni di emergenza.
Bloccare il parlamento e il paese per giorni e giorni.
Tutti uniti.
Parlamentari con studenti, operai, percari, medici, poliziotti, magistrati, avvocati, ferrovieri, dipendenti pubblici, insegnanti, professori universitari.
Ma non avverrà.
I sindacati sono divisi.
Il paese è diviso.
E tentazioni aventiniane dell’opposizione sono da escludere.
Senza volere fare della facile demagogia, ad un seggio al parlamento non si rinuncia così facilmente, di questi tempi.
Quello che possiamo fare, tutti quanti, è continuare a difendere la democrazia, la costituzione, la scuola pubblica, le istituzioni democratiche.
Il PD deve riuscire a parlare in maniera chiara al paese, magari seguendo i consigli di Ivan.
E tutti dobbiamo confidare nella saggezza di Giorgio Napolitano affinché siano messi dei paletti all’asse Berlusconi-Bossi.
Di più, ad oggi, non credo sia possibile fare.