Archivi categoria: Storie

A ciascuno il suo dolore

L’avevo segnalato, stanotte, questo post di Giulio. Ma alla luce del sole me lo sono riletto, con più attenzione. Letto, ascoltato. Perchè il dolore è un fatto personale, ciascuno si porta appresso il suo, come può, come sa. E quel dolore ci spezza le reni, ci devasta, ma ci conviviamo. E ci fa crescere. Senza troppi giri di parole.

Giulia

“Per me certe persone hanno troppa paura per pensare che le cose possono essere diverse e, insomma, il mondo, il mondo non è tutto quanto… merda… ma credo che sia difficile per certa gente che è abituata alle cose così come sono, anche se sono brutte, cambiare, e le persone si arrendono.. e quando lo fanno poi tutti, tutti ci perdono”.

Sarà che comincio ad essere troppo focalizzato sulla situazione del Paese e del PD in particolare. Immaginare scenari, fare i conti con la propria coscienza. Mettere in discussione le proprie certezze e subito dopo sentirsi forti per esse. Interpretare, condividere, scrivere, ragionare, ascoltare, confrontarsi. E quindi tutto, o quasi, quello che ti passa tra le mani, sotto gli occhi, quello che ascolti, lo filtri e lo interpetri in chiave politica. E così oggi in azienda è girata una e-mail di una collega che il mese scorso ha perso l’unica figlia, una ragazza di vent’anni. E per ricordarla ha inviato qualche rigo, che conteneva la frase che avete letto all’inizio di questo post. Ve l’ho girata così, con un bel pò di commozione, perchè l’ho trovata bella e attuale.  Ciao Giulia.

Enrico Berlinguer, uomo onesto

Li ricordo, quei giorni del 1984. Perchè Enrico era uno di casa. Da quando mio papà ci portava alle feste de l’Unità a Sessa Aurunca, e tornavamo a casa con il portachiavi del PCI. Da qualche parte deve essere ancora conservato, mi sa in un cassetto della libreria che abbiamo messo in cantina, dopo il trasloco. E con Enrico bevvi la mia prima lattina di birra, alla Festa di Roma dell’83, su quelle colline e quelle strade che avrebbero dovuto ospitare il GP di Formula 1, uno scempio alla città ma anche alla mia memoria di quei luoghi. Birra e salsiccia. E la stessa promessa l’ho fatta a mio figlio, che quando lo porto alle feste democratiche mi tira per la maglia e dice pà mi annoio, ce ne torniamo a casa? E allora gli ho detto che la prima lattina di birra se la berrà ad una festa democratica, all’età di 12 anni almeno. Seguimmo l’agonia col fiato sospeso, e mi resta il rammarico, pur “piccolo”, di non essere andato ai funerali di Berlinguer. Con mio padre. A distanza di ventott’anni il dibattito è ancora vivo, su Berlinguer. Se avesse capito tutto o niente. Se avesse sbagliato con Craxi. Con Moro. Con la DC. Con il PCUS. Ognuno avrà la sua idea. Quello che tutti, ma tutti possono dire senza dubbio di essere smentiti, è che Enrico era una persona onesta. Un esempio. E le sue parole sulla crisi dei partiti restano scolpite nella coscienza di tutti noi. Ciao Enrico, mi manchi da morire.

45500

Fa impressione vedere quei posti che, per lavoro, ho battuto in lungo e in largo per anni, ridotti così. San Felice e Mirandola su tutti. Poi scopri che quei capannoni che a te sembravano anonimi nascondevano tecnologie raffinatissime e produzioni all’avanguardia. Ma scopri anche che sono diventati dei luoghi di morte per imprenditori ed operai che, semplicemente, stavano lavorando o volevano riprendere a lavorare prima possibile. Un atto di generosità, ma anche di imprudenza collettiva. In questo momento mi viene da pensare che è necessario aiutare quelle persone. Ma anche che questo è un paese che non impara mai dai suoi errori, mai.

Capitano, mio Capitano

Una festa a metà, oggi. La gioia si mescola alla tristezza. Mi passano per la mente tante immagini, tanti anni passati con Alex, la tua vita che si squaderna e le tue passioni lì a farti compagnia. Emozioni che non riesco ad esprimere fino in fondo, e allora leggete Jacopo e Pippo. Grazie, Capitano.

Ai posteri

Ricapitoliamo: Monti piace agli italiani, che lo vorrebbero leader di una coalizione di destra o di sinistra, poco importa. Monti non può essere lasciato alla destra. Ma nemmeno alla sinistra.Pierferdi, e non da solo, inizia a dire che il governo di responsabilità nazionale deve sopravvivere al 2013. Berlusconi dice che nel 2013 dovrebbero presentarsi insieme alle elezioni PD-UDC-PDL. Casini plaude. Bersani dice non se ne parla. Berlusconi è furbo. Pierferdi vuole abolire il bipolarismo. L’UDC deve stare al centro della scena politica. Serve una nuova DC. Io un’idea su come va a finire me la sono fatta. In nome del bene comune UDC e PDL si rimettono insieme, con la scusa di Monti. Berlusconi vuole il Quirinale. Bersani, il PD e il Paese la prendono in saccoccia. Fantapolitica?