Si è parlato di Cisterna-Valmontone e Roma-Latina, due infrastrutture della quali da anni si dibatte in provincia di Latina. Lo dico subito: la messa in sicurezza della Roma-Latina è necessaria, chiunque percorra quella strada si rende conto della pericolosità delle rampe di accesso, della mancanza di corsie di emergenza, di curve che andrebbero addolcite. Non mancano progetti alternativi Altro è realizzare un’autostrada a pagamento. La Cisterna-Valmontone, invece, è la classica opera inutile che devasta un territorio da un punto di vista ambientale, paesistico e non apporta alcun tipo di beneficio ai territori che attraversa. Tutto ciò al netto di considerazioni trasportistiche relative a studi di traffico che sicuramente andrebbero aggiornati alla situazione attuale, che vede una diminuzione costante dei trasferimenti su gomma tanto delle persone quanto delle merci (a maggior ragione da a e per un’area industriale come quella del frusinate in piena crisi). Nemmeno può funzionare il ricatto della perdita dei finanziamenti (458 milioni di € sui quali il CIPE dovrà deliberare in maniera forse definitiva il prossimo 2 agosto). Quel denaro pubblico (non mi dite che starà fermo presso la Cassa Depositi e Prestiti fino all’apertura dei cantieri), benché non speso per le opere in questione, potrebbe essere recuperato, ad esempio, per la realizzazione di una metropolitana leggera che unisca Roma, Cisterna, Aprilia, Pomezia, Ardea e per migliorare l’intero assetto logistico dell’area.
Il PD della provincia di Latina, che ha più volte ribadito il suo favore alla realizzazione di ambedue le opere, è vittima consapevole di una miopia politica che si perde nella notte dei tempi. Mancanza di programmazione e di idee per la mobilità, per l’integrazione tra trasporto su gomma e su ferro, per l’uso del suolo. Mancanza di comprensione della vocazione dei territori, assenza di condivisione con i cittadini. Come si è detto ieri sera è il modello di sviluppo che va cambiato. Il territorio compreso tra Cisterna e Valmontone non ha bisogno di autostrade d’asfalto ma di autostrade informatiche che mettano in comunicazione la domanda e l’offerta di chi vuole valorizzare e conoscere il patrimonio artistico, culturale, archeologico, naturalistico e ambientale dell’area. Ha bisogno di piccoli interventi di recupero dei beni esistenti piuttosto che di opere faraoniche che non si sa bene a cosa servano. Soprattutto i cittadini hanno diritto ad una informazione completa affinché possano decidere in autonomia del destino dei propri territori.
Questa, nel PD pontino, è purtroppo una posizione assolutamente minoritaria, condivisa dagli amici Fabio Luciani, Tommaso Conti, Sindaco di Cori e pochissimi altri. Sentiamo però il dovere di portare all’attenzione del PD la necessità di pensare ad un modello di sviluppo alternativo e di iniziare a parlare di ambiente come possibilità di sviluppo economico e non come ostacolo alla crescita dei territori. Una battaglia culturale che faremo nel PD anche nel congresso.