Diciamoci la verità. La militanza politica nel PD, sin dalla sua fondazione, è stata un percorso a ostacoli. Almeno per me. Perchè ho vissuto, non senza frustrazioni, il contrasto tra le aspettative che accomunavano (e accomunano ancora!) molti di noi alla nascita di questo nostro figlioletto e la dura realtà. Realtà fatta di apparato, di processi consolidati da scardinare, di teste da cambiare. Di tempo da aspettare. Ecco, fare politica ti insegna sicuramente a gestire il tempo, perchè nel 99% dei casi il tuo tempo fisico e biologico (i mal di pancia chi li ha contati?) non coincide per nulla con i tempi che la politica ti impone. Però aspettare serve, eccome. Soprattutto se fai tua una battaglia che ritieni irrinunciabile. Prendete le #primarieparlamentari, ad esempio. Con Prossima Italia siamo due anni che ne parliamo, quando c’era ancora Berlusconi, quando Monti per i più era un nome comune di cosa maschile plurale e il PD sembrava destinato a non aprirsi mai, al mondo, come invece è stato capace di fare nelle settimane passate. Adesso, invece, le #primarieparlamentari sono diventate patrimonio comune e sembrano essere un mezzo irrinunciabile per portare a compimento il percorso che, si spera, Bersani ha solo iniziato a seguire. Bene, dalle parole ai fatti, allora. Perchè di tempo ce n’è davvero poco. E il tempo passato dal 2007 ad oggi sarebbe un peccato sprecarlo, proprio ora.