Applicando lo stesso metro di giudizio utilizzato da molti, in queste ore, per lo stabilimento Ilva di Taranto (ci sono migliaia di operai in mezzo alla strada), gli stabilimenti Eternit sarebbero ancora in funzione. Certo è una scelta drammatica, quella tra salute e lavoro. Quando il tuo lavoro uccide te e i tuoi figli. Avvelena la tua terra. Ma è il solo lavoro che ti consente di sopravvivere.
Dalle parole dei magistrati che, con estrema sofferenza, hanno deciso il sequestro di parte dello stabilimento, emerge un quadro difficilmente equivocabile. E personalmente, oltre al danno ambientale, mi colpisce il fatto che gli operai stessi lavorassero in un luogo non sicuro per la propria salute. Come se il datore di lavoro di una impresa edile non mettesse a disposizione le cinture di sicurezza per chi monta un ponteggio. O lasciasse un’apertura nel vuoto senza parapetto. Il ricatto, poi, funziona sempre: vuoi lavorare? Se ti sta bene è così. E la fila, per quel maledetto posto di lavoro, è lunga chilometri.
Che fare, adesso? I cittadini di Taranto hanno diritto alla salute. Non credo si possa discutere su questo. Mettere in sicurezza l’impianto, da un punto di vista ambientale e della sicurezza dei lavoratori. E iniziare la bonifica che, se vogliamo, è un business enorme anche quello. Poi, sperare che la conta dei morti, prima o poi, finisca.