Mi verrebbe da dire che, dopotutto, anche dopo la sentenza della Cassazione non cambia niente. Perché vent’anni di presenza sulla scena politica italiana questo hanno prodotto. Una sclerotizzazione delle posizioni, una mitridizzazione di parte dell’opinione pubblica. Chi pro, chi contro. Al di là del merito. Delle sentenze definitive. E non contano le leggi ad personam, i giuramenti sulla testa dei figli, i disegni sulle lavagne, le cinque promesse, la nipote di Mubarak, l’induzione alla prostituzione minorile, la televendita della politica. Tutto dovrebbe proseguire esattamente per com’è andata fino ad ora. I discorsi in TV, l’attacco alla magistratura, l’eversione, il conflitto (inventato) tra poteri dello Stato. Il complotto. Le larghe intese. Ma sapevamo con chi avevamo a che fare, o no? Le cose sarebbero dovute cambiare tanti anni fa, perché non c’era voto popolare che giustificasse l’elevazione a padre della patria, il salvataggio dall’ineleggibilità, il dialogo. Fino alle larghissime intese. Con chi ha un tale disprezzo delle istituzioni non si governa. Con un pregiudicato non si scende a patti, foss’anche per il bene del Paese. Punto. Deve cambiare tutto, da ieri.