Oggi la direzione nazionale del PD sancirà ciò che è già sancito. Sull’articolo 18 e sul jobs-act il Segretario-Premier non ammette dissenso. Il partito nemmeno gli serve più, parla direttamente ai lavoratori, Lui. E la prova di forza servirà ad annichilire le minoranze interne o, in subordine, a costringerle alla fuga. Fuga da un leader che conduce il PD, e il Paese, verso direzioni che non ci fanno più sentire a casa nostra. Impressionante, ieri sera in TV. Nel suo ambiente naturale, quello della disintermediazione per eccellenza. Parla “della sinistra” come fossero altri, altro da sé stesso, dal suo partito. E mi sembrava di sentire Berlusconi quando parlava dei “comunisti”. E diceva cose per me atroci, tipo che un imprenditore può fare ciò che vuole dei suoi lavoratori, e dopotutto qualsiasi cosa può essere monetizzata, anche un diritto.
Il lato triste della storia è che Renzi ha già vinto. Per quanto possa essere giusta la battaglia per il reintegro del lavoratore licenziato senza giusta causa (che è un falso problema, per il mercato del lavoro italiano, non ho sentito ieri sera Renzi parlare di corruzione) chi se la intesta appare, purtroppo, conservatore agli occhi dell’opinione pubblica. Non si entra nemmeno nel merito delle questioni, dei provvedimenti contenuti nel jobs-act. O della possibilità che un licenziamento discriminatorio sia mascherato da esigenze produttive e che quindi è giusto che decida un giudice, come accade già in Italia e in altri Paesi. Si attaccano i sindacati, che hanno le loro colpe ma esistono ed esisteranno sempre. Si attacca il simbolo, perché sui simboli si fanno le battaglie politiche più importanti. E demolendo i simboli si costruisce una società diversa, che va in altre direzioni rispetto alla storia politica e personale di molti di noi.
Resta l’incognita del voto parlamentare, ma non mi attendo grosse sorprese. Da un lato l’istinto di sopravvivenza dei singoli, dall’altro la consapevolezza che se anche si va a votare con il proporzionale, la prossima alleanza con NCD e Forza Italia è già cosa fatta. Sono alleati affidabili. Anche sui territori, e allora perché non riproporre stabilmente lo schema a livello nazionale, lasciando al loro destino la sinistra conservatrice, che rompe i cabasisi con i diritti, con le ideologie?