Ieri prima riunione del direttivo del PD provinciale di Latina. Un appuntamento interlocutorio, un ordine del giorno "formale", ma gli spunti interessanti non sono mancati. Il Segretario si è mostrato saggio e soprattutto mi è piaciuta la formula dell'esecutivo aperto alla collaborazione di quella parte del partito che ha deciso, per ora, di non collaborare con la maggioranza uscita vincitrice dal congresso. Ma ho colto nelle parole di Salvatore La Penna uno spiraglio che spero si trasformi quanto prima in una porta spalancata, perchè il PD ha bisogno dell'apporto di tutti per non sprofondare in un coma politico irreversibile. Certo un riequilibrio della rappresentanza, nelle unioni di circolo, rispetto ai risultati dei congressi potrebbe essere poco opportuna, perchè implicherebbe, in alcuni casi, una imposizione dall'alto che contrasterebbe non poco con il principio di autonomia dei circoli e di salvaguardia della volontà degli iscritti. Confido nel desiderio di vedere superati i contrasti emersi nel congresso e spero solo che non si resti in attesa dell'esito delle primarie di Latina per provare definire, o imporre, o chiedere, nuovi equilibri. Perchè, di questo passo, rischiamo di celebrare una ulteriore coda di un congresso che è già il più lungo del mondo. Unica nota dolente, per ora, l'inadeguata presenza di donne nell'esecutivo. Forse Enrico poteva osare di più, ma il mancato apporto di una parte del partito e quindi delle democratiche che in questa si riconoscono, non ha aiutato ad ampliare il campo delle scelte. Comunque di lavoro, per l'esecutivo fin qui varato, non ne mancherà, così come evidenziato dalla relazione del segretario ma anche dagli interventi di alcuni dei membri del direttivo.
Claudio Cappelli ha ricordato a tutti, se ce ne fosse stato bisogno, la situazione drammatica dell'industria pontina. Occorre quindi che il partito si dedichi con efficacia ad imbastire una nuova politica industriale che sopperisca in maniera credibile all'incapacità del centrodestra, che governa da vent'anni e può vantare di aver portato la nostra provincia a conseguire, nel corso dell'anno, il peggior PIL tra tutte le province laziali (- 6% a fronte di un decremento medio del 2,8%).
Giuseppe Pannone ci ha evidenziato altri problemi che attanagliano la nostra provincia per i quali il PD deve offrire proposte convincenti alla cittadinanza: sicurezza, legalità, giustizia, immigrazione, ambiente. Sono i temi presenti trasversalmente nelle differenti aree della nostra vasta provincia e sui quali il Partito Democratico deve trovare una sintesi che offra risposte quanto più univoche e concordanti. Su tutto ciò si gioca la credibilità del partito ma soprattutto la possibilità di governare pezzi sempre più consistenti del nostro territorio, possibilità che non appare remota come un tempo dinanzi all'evidente crisi politica del centrodestra, anche nella provincia di Latina.
p.s. nota personale a margine della serata. Un colloquio personale con Sesa. Guardarsi reciprocamente negli occhi, quando si parla, è sintomo di grande franchezza. E dal confronto, che spero sia solo agli inizi, abbiamo da guadagnarci tutti. Sempre. Ho un grande rispetto per la sua storia politica e credo che la sua esperienza non vada persa, ma vada messa a disposizione del partito. Se i nostri dirigenti più navigati hanno davvero a cuore le sorti del Partito Democratico ma soprattutto del Paese, devono interrogarsi sul perchè della disaffezione di molti nei riguardi della politica e, in particolare, nei riguardi del PD. Devono chiedersi perchè questo fenomeno riguardi schiere crescenti di giovani elettori. E devono infine chiedersi se siano in grado di mettere in campo strumenti politici ma anche comunicativi e linguistici per relazionarsi efficacemente con le nuove generazioni. Secondo me la rappresentanza della fascia più giovane della popolazione, alle prese con la scuola che non insegna, l'università che non funziona, il lavoro che manca e quando c'è non ti consente di programmare il tuo futuro, non può che essere delegata a chi è in grado di interpretare tali paure e tali problemi in quanto portatore di un vissuto comune. Per questo ritengo che il compito dei dirigenti di lungo corso del PD sia quello di favorire, incentivare, aiutare la crescita di una nuova classe dirigente che abbia piena e consapevole autonomia di pensiero. Un investimento sul futuro che, colpevolmente, negli ultimi anni, il PD non ha fatto. Per paura. Per istinto di autoconservazione. Si è preferito allevare delfini che hanno finito con l'essere delle pallide imitazioni dei loro padrini politici. Ma un partito che non diventa l'arco attraverso il quale nuove frecce possano solcare il cielo della politica è un partito perdente per definizione.