Che, ahimè, non sposta un bel niente.
Guardarla, non guardarla, postarla, ri-postarla, non-postarla sta al livello di sopportazione fisica che ciascuno di noi ha dentro di sé. Una cosa personalissima nella quale nessuno ha il diritto di metter becco. Tra l’altro sono anni che ad intervalli regolari irrompono nelle nostre vite immagini che pensiamo siano quelle decisive, quelle che da oggi tutto cambia, quelle che adesso basta, ribelliamoci, si è passato il segno. E invece.
La cultura dell’accoglienza non fa un passo in avanti che è uno, nel Paese, in Europa. Anzi. Nonostante le foto.
Le persone sensibili al tema dell’immigrazione, dei profughi, della guerra, dell’infanzia negata saranno corroborate nelle loro convinzioni. Chi si muoverà concretamente. Chi si indignerà dietro la tastiera e basta (la solidarietà ai tempi di Facebook). Chi si sforzerà di socializzare la propria indignazione scrivendo un pensiero il più originale possible, non letto su altre bacheche, possibilmente.
Le persone insensibili al tema dell’immigrazione, dei profughi, della guerra, dell’infanzia negata rimarranno così come sono. Perché la cattiveria ce l’hanno dentro. Perché se un cuore è nero, un’anima è nera. resta tutto nero. Perché il figlio di quel nero sarà tanto più al sicuro (e scuro) quanto più questi straccioni resteranno al loro paese, evitando di farci vedere l’oscenità della morte a ora di cena, possibilmente.