L’incontro di Firenze, alla Leopolda, non è ancora finito. Su Renzi si è detto tutto e il contrario di tutto, non starò qui, ora, ad aggiungere la mia opinione a cose già dette, già scritte. Magari nei prossimi giorni, quando sarà definitivamente chiaro cosa ha in mente Matteo e quale sarà l’effetto del big bang. Due cose però le voglio dire. Una differenza abissale rispetto all’incontro di Bologna della settimana scorsa: oggi e nei prossimi giorni ci sono e ci saranno polemiche a caricapéte, da Il Nostro Tempo non è uscita una parola esegerata, un pensiero contro qualcuno, un fischio, un insulto. Nulla. Il che significa che bisogna continuare a lavorare per unire e non per dividere. La seconda cosa che voglio dire è che lo stile di Pippo è vincente. Non è da tutti preoccuparsi dei cocci quando molti stanno lì a menare di martello. E poi c’è un gran bisogno, in questo Paese, di non alzare la voce. Di educazione, anche politica. C’è troppa gente in giro che non ha un cazzo da dire ma lo dice urlando, buttando tutto in caciara, in un pastone indigesto che confonde tutto e tutti. E soprattutto togliendo così la parola a che invece ha molto da dire ma, semplicemente, non si arrende all’ineluttabilità dell’urlo. Spero che in questi mesi ci sia modo di far emergere, anche in TV (perché servono anche i passaggi televisivi, per #occupyPD) il Pippo-Style. Adesso vado, c’ho il ragù che mi si attacca.