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Il mio (non) intervento in Assemblea Nazionale

Sul tema della sicurezza sul lavoro. Consegnato brevi-manu al Segretario.

Caro segretario, cari componenti di questa assemblea

Quanto emerso nelle ultime settimane in merito alla gestione delle grandi opere pubbliche impone a tutti noi, al Partito Democratico, al Governo, un cambio di passo radicale che porti, finalmente, la legalità e la lotta alla corruzione al centro del dibattito pubblico nel nostro Paese, per chiudere definitivamente l’epoca delle leggi ad-personam e per vincere le titubanze che ci hanno contraddistinto in questi anni.

Da più parti è stato evidenziato come, nel tuo discorso di insediamento alle Camere, le parole criminalità, legalità, corruzione abbiano trovato solo in parte lo spazio che avrebbero meritato, ma confidiamo sul rinnovato impegno che si sta mettendo in campo nella lotta a quelle che sono vere e proprie piaghe sociali, politiche ed economiche e in questo senso la nomina di Raffaele Cantone a Commissario dell’Autorità Anticorruzione, se sarà messo nelle condizioni di operare al meglio, è una garanzia assoluta.

Mi permetto però, Segretario, di ricordare a te, al Partito, al Governo, a noi tutti, un’altra questione, un’altra piaga economica e sociale che alla legalità e alla realizzazione delle grandi opere è strettamente connessa, ma che sembra non interessare nessuno.

Varie volte, nel corso del suo mandato, il Presidente della Repubblica ha richiamato con forza l’attenzione sul problema della sicurezza sui luoghi di lavoro, ma sostanzialmente i suoi appelli sono rimasti sempre inascoltati e i buoni propositi enunciati a seguito dei suoi richiami sono, nella maggior parte dei casi, rimasti lettera morta. Anzi, pendono sul nostro Paese procedure di infrazione europee per avere, in taluni casi, ammorbidito la legislazione nazionale rispetto alla normativa comunitaria in materia di sicurezza.

Non sto qui a ribadire le statistiche, quei numeri freddi che riguardano invece persone in carne e ossa che ogni anno perdono la vita o subiscono danni permanenti o soffrono di malattie professionali. Sono cifre che trovate on-line, ad esempio sul sito dell’osservatorio indipendente di Bologna, e con l’occasione desidero ringraziare pubblicamente Carlo Soricelli per l’impegno meritorio nella sua opera quotidiana di divulgazione e sensibilizzazione.

Al netto dei miglioramenti rilevati negli ultimi anni, probabilmente imputabili anche alla diminuzione delle ore lavorate, è come se, più o meno, ogni anno sparisse questa assemblea.

E’ come se ogni anno ciascun componente dei questa assemblea non facesse ritorno a casa, dalla propria famiglia, semplicemente dopo esserne uscito per recarsi al lavoro, e non per andare in guerra.

Faccio questo richiamo perché a seguito delle inchieste su EXPO, soprattutto, si è giustamente detto che il progetto, la manifestazione non è in discussione e che quindi si inaugurerà il primo maggio del 2015, come da programma.

Ciò significa che bisognerà correre e non c’è lavoro, opera, infrastruttura, grande o piccola che sia, che possa essere realizzata in sicurezza, quando si va di corsa.

Chiedo quindi l’impegno del Segretario, del Presidente del Consiglio, del Governo non solo perché siano messe in campo tutte le risorse per mantenere una soglia di attenzione altissima durante la realizzazione di opere prioritarie per lo sviluppo del Paese, ma anche perché si dia il via, su tutto il territorio nazionale, sui mezzi di informazione, nelle scuole,  ad una inedita e martellante campagna di sensibilizzazione e informazione sul tema della sicurezza nelle fabbriche, nei piccoli e grandi cantieri, ovunque ci sia un lavoratore.

Facciamo si che anche la sicurezza sul lavoro, con i suoi risvolti economici e sociali che riguardano la vita di tutti noi, diventi un tema prioritario ed un fattore di crescita e sviluppo per il nostro Paese.

Grazie.

Tutto a domani

Rimandavamo sempre tutto a domani Amore 
Per esser sempre quello che vuoi 
E non finire mai 
Non finire mai 
Non finire mai

Lo so, potrebbe apparire inopportuno, addirittura blasfemo, farvi ascoltare Tutto a domani e riferirla alle non-scelte del PD, del governo, che rimandano tutto a domani, al 30 agosto, al 21 settembre, all’immacolata, a Natale, a Capodanno, all’Epifania. Però m’è venuta in mente, sapete com’è il cervello.

My #occupyPD

Questa è la maglietta che ieri, con orgoglio, ho indossato ieri insieme ad un altro po’ di belle persone che hanno partecipato a #occupypd mentre si teneva l’assemblea nazionale del Partito Democratico.

I commenti sarcastici dei commentatori/normalizzatori si sono sprecati. Sulla stampa, in TV, sui social. Non è una questione di numeri. Forse sarebbero stati più contenti se al padiglione 10 della Fiera di Roma fossero arrivate qualche migliaia di persone incazzate a contestare tutto e tutti con veemenza e senza rispetto. I rappresentanti di #occupypd hanno chiesto con estrema civiltà di poter entrare nella sala dove si stava svolgendo il dibattito (!), una sala dove sembrava potesse essere ammesso chiunque eccetto i “contestatori”. Dopo lunghe trattative due ragazze sono state ammesse a leggere il documento sul palco dell’assemblea. Un documento che chi critica #occupypd forse non ha nemmeno letto. Perché, appunto, è una questione di contenuti.

L’assemblea ha eletto il nuovo segretario Guglielmo Epifani con numeri che non sono proprio da plebiscito, mentre si consumava il rito stanco di un’assemblea noiosa e inutile. Surreale. Faccio ad Epifani i miei migliori auguri per l’impegno che l’attende. Nella speranza che sia un vero traghettatore e che non si metta in testa, lui e la dirigenza del PD, di rinviare e chiudere il congresso, facendo finta di nulla. Magari proponendosi egli stesso come candidato alla segreteria quando si celebrerà il congresso. Un congresso, ribadisco, che dovrà essere aperto a tutti. Vero. Senza tessere. Nel quale si confrontino le proposte e le idee, e non le correnti. Dal quale nasca, finalmente, un PD inclusivo e aperto al contributo della società civile. Un PD che non respinga alle porte dei circoli le persone che vogliono contaminarlo solo perché non sono introdotte dal capobastone locale. Un PD che dica parole chiare sul governo attuale, sulle alleanze, sul lavoro, sulla scuola, sulla mobilità, sull’ambiente, sui diritti. Io voglio un PD così, e al congresso sosterrò Pippo Civati.

p.s. un pensiero triste, ma tanto triste, ai giovani ortodossi del PD che criticano i loro coetanei ventenni e trentenni. Ragazzi che ragionano con la propria testa, che elaborano  documenti chiari, comprensibili e condivisibili senza far sfoggio di letture dotte, che hanno il coraggio, loro sì, di criticare “i grandi”, perché non devono aspettare il loro turno.

 

Non abbiate paura della democrazia

Della giornata di sabato mi sono rimaste impresse le facce impietrite di Bersani, della Finocchiaro, di Letta, di Rosy Bindi durante le cosiddette contestazioni.

Che poi non erano contestazioni, ma la semplice richiesta di mettere al voto degli OdG, forse un pò troppo per un partito che non vota MAI su nulla. Si chiama democrazia.

Ma, al di là dei contenuti degli OdG su matrimonio gay, primarie, rispetto del limite dei mandati, il solo pensare che tutto questo rientri nel novero delle “beghe” interne al PD lascia trasparire la pochezza, o la malafede, della cosiddetta maggioranza del Partito Democratico. Come se indicare con chiarezza in quale direzione muoversi in tema di diritti e di selezione della leadership e dei parlamentari non abbia ripercussioni sulla vita futura del Paese.

Personalmente un’idea sul tema me la sono fatta da tempo. L’attuale cosiddetta maggioranza del PD un’idea di Paese non ce l’ha. E seppure ce l’ha quest’idea è immersa nella confusione più totale, tanto da potersi impastare, mimetizzare, mortificare nei ripetuti appelli lanciati ai fantomatici moderati. Con i quali l’unico collante che vedo è la perpetuazione dello status quo.

Unirsi per non sparire.

Basti pensare al terrore che corre sui volti di molti dirigenti del PD al solo sentire pronunciate le parole primarie aperte per i parlamentari o limite dei mandati.

L’ennesima occasione persa, sabato, per dare un segnale agli elettori di centrosinistra. Non quello zoccolo duro del 25% che dice, nei sondaggi, di votare PD. Ma a parte di quel 40% di indecisi che rischiamo di perdere definitivamente. Vallo a spiegare, agli elettori, come vuoi cambiare il Paese con Casini e Fini e Rutelli. E magari con Pisanu. Con chi è concausa dello sfacelo attuale. E con chi, anche nel PD, non è riuscito al lasciare traccia  anche quando ha avuto la possibilità di governarlo, ‘sto paese.

E l’ennesima occasione persa, sabato, per dare un segnale agli iscritti. Per dire loro che il PD non ha paura di confrontarsi, di discutere anche aspramente. E di contarsi, nella normale dialettica maggioranza/minoranza.

Quelle facce impietrite contano più di mille OdG.

Magari…sabato…assemblea…risposte…

E quindi no, molto probabilmente Letta non potrebbe ufficialmente smentire che il Pd, alle prossime politiche, possa davvero finire per allearsi con Fini. Quanto questo circuito impazzito di dichiarazioni e di incertezze possa far male al partito, è banale. Il grillismo, l’astensionismo, la crisi economica fanno da contorno di una situazione in cui sarebbe meglio non mandare segnali contraddittori, per rivolgersi al Paese con un messaggio forte, chiaro.
E, visto che la discussione occupa tutti i giornali, tutti i giorni, sarebbe il caso di portarla proprio in sede di partito, ad esempio nell’assemblea nazionale che si svolgerà tra una settimana a Roma. Sarebbe la sede perfetta per farsi tutte le domande, e magari uscirne, se non con tutte, almeno con qualche risposta.

Il resto, qui.

Promesse da marinaio

Spero di no. Però, alla faccia del centralismo democratico, dopo che Bersani aveva preso, nel corso dell’ultima Assemblea Nazionale un impegno solenne (tanto da evitare un voto) sulle primarie per la scelta dei Parlamentari a Porcellum vigente, ecco che iniziano i primi distinguo. Secondo me si mette male.