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Una dichiarazione d’amore

Per la sinistra italiana:

Dopo gli endorsement di Franceschini e Fioroni, che più o meno teorizzano che al Congresso del Pd ci sia un solo candidato, è fatta: si propongono le larghe intese anche nel Pd, non solo per il presente, anche per il futuro. Mi pare un’ottima idea, che mi permetterò di contrastare, fino all’ultimo giorno. Con decisione, passione e orgoglio. Perché secondo me la sinistra italiana si merita altro e quantomeno questo: che ci sia una partita vera. Non l’eterno ritorno dell’uguale, che non se ne può più.

‘gna fanno

Da zero a dieci, quanto s’è fatta complicata la situazione, per il PD? Facciamo 100, e arrotondiamo per difetto. Al netto del sostegno al governo Monti, che si sapeva non sarebbe stata una passeggiata per il profilo non propriamente riformista del governo stesso e per le oggettive difficoltà economiche in cui versa il Paese, però bisogna dire che il PD ci sta mettendo del suo per evitare di conquistare la fiducia dei cittadini. Capita così che, di fronte all’ineluttabile quanto auspicabile calo di consensi dell’asse PDL-Lega, non si registri uno spostamento di voti a favore del PD, cosa che succederebbe e succede in tutti i paesei normali. Cala il centrodestra? Va meglio il centrosinistra. E viceversa. Da noi no. Io un sospetto ce l’ho sempre avuto. Non basta essere persone per bene, competenti (che già di questi tempi non è poco) per conquistare la fiducia dei cittadini. Bisogna avere un progetto. E il PD, mi dispiace dirlo, un progetto chiaro e riconoscibile non ce l’ha. Soprattutto un progetto che segni un cambio di passo, di mentalità, di prospettive, non ce l’ha. Anzi, tutte le riforme o presunte tali di cui si discute in questi giorni fanno pensare ad un istinto naturale di autoconservazione più che ad un progetto politico per il paese. La riforma elettorale? Un proporzionale mezzo tedesco che non restituisce ai cittadini il potere di scegliere i propri rappresentanti e la coalizione da cui farsi governare. Le primarie per la scelta dei candidati a Camera e Senato? Alla maggior parte dei massimi dirigenti del PD viene l’orticaria solo a sentirla nominare. La riforma del mercato del lavoro? Chiedete ai precari se cambia DAVVERO qualcosa per loro. La riforma della giustizia? Condizionata dai diktat berlusconiani. La riforma del finanziamento ai partiti? Non si tocchino i finanziamenti pubblici, e detto da un partito che dice, testualmente, di rischiare la bancarotta fa venire più di un dubbio su come vengano gestiti i fiumi di miliardi che giungono anche nelle casse del PD.  Leggo di una proposta di Franceschini, concordata con Bersani, che vorrebbe istituire, durante questa legislatura, un senato costituente per realizzare le riforme. E chi sarebbero gli zii costituenti (niente padri, paragoni con l’assemblea costituente del ’46 meglio non farne, grazie)? Quelli che oggi siedono in Senato? L’errore più grande, in questa fase politica, è credere che il sistema abbia la capacità di autoriformarsi. E di mettere sul piatto proposte politiche innovative, lungimiranti, che guardano al futuro e sappiano parlare con credibilità a vecchie e nuove generazioni senza alimentare il conflitto sociale già in atto. Del resto, se non ne sono stati capaci per vent’anni o forse più, perchè dovrebbero esserne capaci oggi? Se non hanno avuto cura del futuro del Paese a partire dal ’93, quali proposte potrebbero formulare oggi? E poi, con quale credibilità? E pi si lamentano di Grillo e dell’astensionismo. La chiamano antipolitica, ma non hanno capito un cazzo.

 

 

Porcellum, maialinum, macellum, bersanellum. In sintesi, schifìum.

Della riforma-truffa della legge elettorale ne parla anche Pippo, qui.

Dal conflitto d’interessi, insomma, siamo passati alla convergenza di interessi. Ne beneficiano tutti: quelli in crisi di consenso (come Alfano), quelli dalla coalizione perennemente incerta (Bersani), quelli che si ritroveranno con pochi voti, come al solito, ma nelle condizioni di determinare gli equilibri del nuovo governo e di prendersi tutto il cucuzzaro (Casini).

Del resto, il ritorno in grande stile dei personaggi che hanno calcato le scene in questi anni, in tutti gli spazi disponibili, ci dice anche che nessuno crede a una legislatura di rigenerazione, ma piuttosto a una legislatura che si regga sul patto tra forze politiche già esistenti (e i loro attuali rappresentanti).

Perché siamo tornati indietro di vent’anni, è chiaro?

Quindi, niente più bipolarismo, niente revisione sostanziale del bicameralismo (si parla di un pasticciatissimo «bicameralismo eventuale»). Però i partiti potranno indicare sulla scheda il nome del candidato premier. Salvo poi sceglierne un altro, se nessuno dei partiti dovesse avere la maggioranza.

E pensare che il Pd era nato per un bipolarismo forte (addirittura un bipartitismo, in una prima fase), che non ci piaceva più l’indicazione del premier sul simbolo, che tenevamo moltissimo alla governabilità e che soprattutto volevamo offrire ai cittadini impegni chiari, nitidi e inequivocabili prima delle elezioni (non gli accordi di Palazzo dopo le consultazioni). E per quanto riguarda la nostra famosa linea, si rileva che in due anni siamo passati dall’uninominale a doppio turno, al modello ungherese, a quasi sostenere (ma senza troppa convinzione) il ritorno al Mattarellum e, infine, a un proporzionale leggermente corretto.

Quanto alle scelte dei cittadini rispetto ai loro rappresentanti, le liste saranno bloccate, e non ci saranno preferenze. Secondo voi, i candidati, chi li deciderà?

A sentire il Franceschini di ieri, e il suo violento attacco alle primarie per scegliere i parlamentari, saranno quelli come Franceschini.

Promesse da marinaio

Spero di no. Però, alla faccia del centralismo democratico, dopo che Bersani aveva preso, nel corso dell’ultima Assemblea Nazionale un impegno solenne (tanto da evitare un voto) sulle primarie per la scelta dei Parlamentari a Porcellum vigente, ecco che iniziano i primi distinguo. Secondo me si mette male.

PD Lazio, ovvero il coraggio che manca

E quando dico che bisogna dare la parola agli elettori del PD, mi riferisco anche alla segretaria regionale del PD Lazio. Invece il partito prende direzioni opposte e continua a non rispettare regole e impegni. Il commissario Chiti doveva portare il partito alle primarie, il comitato politico nominato ad agosto doveva servire a questo. Invece si vuole nuovamente eleggere il segretario in una assemblea della quale non si conosce nemmeno bene la composizione, tra defezioni e mancate surroghe.  ‘Sta storia che fare le primarie in un momento difficile per il Paese distoglie dai problemi seri e non interessa a nessuno chi sia il segretario del PD lazio, poi, mi pare una boiata.  Ditelo ai capicorrente se sono interessati o meno alla segreteria regionale del PD Lazio, visto che già gli amici si stanno scannando per avere assicurato un posto alla Camera o al Senato, 2012 o 2013 che sia. Io voglio un segretario regionale che faccia nuovamente politica nel Lazio dopo anni e non uno messo lì per equilbri interni o per non rompere le palle a Zingaretti in vista delle comunali di Roma.

Nico’, pure tu, fai cadere le braccia! Se partecipi alle primarie a Roma (e forse anche a livello nazionale) vinci a mani basse contro chiunque, e invece devi fare gli accordicchi e gli inciuci per spartire equamente pezzi di partito. Con la complicità di Bersani e Franceschini e Fioroni e Quellidellamarino e Moscardelliani e Dubaldiani e Distefaniani e Astorriani e Gasbarriani. Ma basta! Ma ci rendiamo conto che più lo chiudiamo ‘sto PD e più la gente ci schifa nelle urne? Tutti contenti a coltivare i vostri orticelli elettorali mentre il PD affonda. Ma bravi!

Si, chi se ne frega!

Franceschini, ma chi se ne frega della grande-santa-super-inevitabile alleanza! Ma basta! Ma invece di evocare la Resistenza, riusciamo a delineare un progetto per il Paese che non si regga solo sull’antiberlusconismo e sulla chiamata alle armi? Ce l’abbiamo, come PD, un’idea di come vorremmo l’Italia tra vent’anni? Se si, tiriamola fuori e vediamo chi ci sta. Se no, andatevene a casa perchè sono vent’anni che fate politica inutilmente. Tra l’altro, non sei più il segretario del PD da un pezzo. Quindi, al limite, ‘ste cose falle dire a PiGi.