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Ecomafie a Minturno

Tratto da Latina Oggi.

Minturno nell’occhio del ciclone secondo l’annuale rapporto sulle ecomafie stilato da «Legambiente Lazio» e pubblicato in questi giorni. Giorni nei quali il Comune di Minturno non sembra trovare pace. Dopo la disfatta dell’amministrazione Galasso, caduta nei giorni scorsi con la conseguente gestione amministrativa passata nelle mani del commissario prefettizio Vincenzo Greco, la città si trova a dover fare i conti con due dei peggiori reati ambientali, legati alla dilagante infiltrazione della criminalità organizzata, contestatigli dall’associazione ambientalista: l’abusivismo edilizio e il ciclo dei rifiuti. «Nel Lazio – ha dichiarato il presidente della sezione laziale di Legambiente Lorenzo Parlati – crescono i reati legati allo smaltimento illecito dei rifiuti e sono saldamente elevati quelli per il cemento illegale, una triste conferma di una illegalità troppo diffusa e di una pericolosa ascesa della criminalità organizzata troppo spesso legata con le amministrazioni locali, ben oltre i livelli di guardia, soprattutto nel sud pontino. Mafie o no – si continua a leggere nel rapporto – la cronaca recente è zeppa di storie riguardanti provvedimenti giudiziari legati al ciclo dei rifiuti con imprenditori e funzionari pubblici solleticati dalla prospettiva di guadagni facili come a Minturno, dove lo scorso 25 ottobre la Guardia di finanza di Formia ha eseguito sette arresti per truffa e frode in appalto pubblico: due imprenditori di Cassino, due di Minturno e tre funzionari pubblici del Comune di Minturno (ai quali va aggiunto il consigliere regionale Romolo Del Balzo, ndr). L’indagine – ricorda la relazione di Legambiente – era iniziata nell’agosto del 2008 con il sequestro di due aree di circa 30mila metri quadri usate illegalmente per lo stoccaggio e lo smaltimento di circa 84 tonnellate di rifiuti industriali: tra cui oli e altri liquidi tossici sversati dentro una cisterna profonda cento metri e situata a breve distanza dal fiume Garigliano». Ma non è finita qui. Perchélo scenario geopolitico profilato dal rapporto s’incupisce ancor di più per Minturno. Infatti, nell’intero documento l’unica classifica nella quale la Provincia di Latina supera tristemente la capitale laziale tra i reati mafiosi legati all’ambiente è quella sul ciclo del cemento, nel cui commento si legge: «Il sudpontino si rivela una delle zone più ambite per lavare e ‘reinvestire’ denaro sporco, soprattutto in immobili con affaccio sul mare. Nell’ambito infatti dell’operazione ‘Arcobaleno’ del 24 marzo 2010, coordinata dalla Dda di Napoli contro il clan Mallardo e conclusa con l’arresto di 11 persone e la denuncia di altre 77, vengono sequestrati beni per oltre 400 milioni di euro, specie nel Lazio, e in particolar modo finiscono sotto i sigilli terreni, fabbricati e attività commerciali proprio di Minturno, oltre che di Fondi, Sabaudia e Latina».