Archivi tag: Elezioni politiche 2013

Passiamo alle idee

E comunque adesso basta, davvero. Basta parlare di Monti, di Berlusconi, di Fini, di Casini, di Grillo, di Ingroia. Si parla del PD. E delle cose da fare. Delle proposte. Nei giorni scorsi ho postato le idee degli EcoDem sull’ambiente. Oggi si parla di giustizia. Trovate le proposte del pd qui: Schede PD Giustizia gennaio 2013. Buona lettura.

Braccino corto

Non mi spaventa l’ennesimo accordo Lega-PDL. Forze politiche che non hanno più nulla da dire e che cercano di sopravvivere nonostante anni di malgoverno, di ruberie, di inganni perpetrati ai danni degli elettori. Non mi spaventa la lista Monti, anzi le tre liste in appoggio al professore. Che mette assieme Fini e Sant’Egidio, nella più grande contraddizione socio-culturale che si sia vista negli ultimi trent’anni, e Casini e Montezemolo,  classici esempi del moderatismo che ha sempre proclamato di voler fare gli interessi del Paese ma che alla fine ha chiesto sacrifici sempre ai più deboli. Non mi spaventa Grillo, che dimostra giorno dopo giorno il suo essere un nuovo egoarca del web, talmente dedito al culto della propria personalità da rischiare di far passare in secondo piano tutto quello che c’è di buono nel movimento. Non mi spaventa Ingroia, che stimo come magistrato ma che poteva scegliersi compagni di strada migliori di Diliberto, Ferrero e Di Pietro, tre superbolliti della politica italiana. Mi spaventa un pò il PD, però. Mi spaventa Bersani che continua a dire ai quattro venti che intende collaborare, in futuro, con chi oggi lo addita come suo nemico principale. Mi spaventano le liste in corso di definizione, perchè poche persone catapultate nei posti sbagliati rischiano di vanificare buona parte del’effetto positivo delle scelte coraggiose di Bersani. Ma pensare a vincere al meglio no?

Mi distinguo tra la gente

Sull’esito della Direzione Nazionale del PD si è detto in ogni dove.  Le prossime settimane saranno decisive poer i destini del campo democratico, riformatore e progressista. A sentire i commenti del giorno dopo, ancora una volta l’unico fuori dal coro sembra Antonio Di Pietro. Occhio, non IDV, ma Di Pietro. Ora, IDV è un altro dei partiti fondamentalmente “ad personam”. Futuro oscuro senza il proprio leader, familismo, gestione quantomeno allegra dei proventi dei rimborsi elettorali. Non mi ricordo abbiano mai fatto un congresso, ma forse mi sbaglio. Ad ogni modo, secondo me Di Pietro si sta preparando per applicare all’Italia il modello Palermo. Non partecipo alle primarie ma mi candido per i fatti miei alle elezioni. Potrebbe essere il caso, per Bersani, Vendola, i movimenti, la società civilissima e tutto quello che si spera si coaguli, con le primarie, nel mondo democratico, riformatore e progressista, lasciare Di Pietro al suo destino, cercando di portare da “questo lato del campo di battaglia” la parte “sana” di IDV?

E poi lo chiameremo BC anziché PD

Il dibattito sulla lista civica nazionale si fa sempre più animato. Ne parlano Francesco e Pippo, per citarne due a caso. Personalmente ritengo che il PD dovrebbe essere di per sè una lista civica, nel senso che dovrebbe aprirsi senza paure alla contaminazione da parte della società civilissima e accogliere nelle proprie liste tutte quelle persone che vorrebbero, invece, dar vita alla lista civica nazionale. Selezionando donne e uomini con le primarie. Del resto, non ci hanno raccontato che il PD è nato per questo? Che senso avrebbe raggruppare la società da una parte e i politici dall’altra? Tra l’altro, una operazione del genere rischierebbe di ridimensionare il PD e di parecchio, visto l’appeal attuale dei partiti politici. A meno che i soliti noti non vogliano rimanere a fare i galli n’copp’ a munnezza nella Bad-Company. Una tristezza infinita. Non mi sfugge, poi, che il Gruppo Editoriale L’Espresso abbia fatto politica, a suo modo, negli ultimi anni. Certamente nel Paese, meno nelle istituzioni. E in maniera positiva, aggiungo. Ma sostituire un editore con un altro, al Governo del Paese, mi sembra eccessivo.

Che sia la direzione giusta (ma ho i miei dubbi)

Domani c’è la direzione nazionale del PD. Prossima Italia c’è.

Ovviamente, noi domani andremo in Direzione Nazionale a dire questo, forse un po’ ripetitivi, per l’ennesima volta.  Sapendo che potrebbe essere l’ultima, perché potrebbe mancare il tempo per parlarne ancora, ma sapendo anche che, semmai il Pd si decidesse a sbloccarsi, da qui alle politiche del 2013 avremmo tutti un’agenda ben chiara, e molto lavoro da fare.

Piace vincere facile (fosse vero)

E comunque direte voi: e il senso di responsabilità, e non si vince sulle macerie, e la Grecia, e il default, e la crisi. Tutto giusto. Però…

Stefano Menichini, però, ci dice giustamente,che forse uno sforzo in più va fatto, nel 2013.

L’anomalia del 2013 sarà tutta politica. Gli attacchi di Hollande a Sarkozy sono oggi la malinconica metafora dell’impossibilità per il Pd di costruire una campagna elettorale relativamente “facile” contro il flop economico e sociale del centrodestra. Troppo tempo e troppi cambiamenti saranno intercorsi, nel 2013, rispetto all’era di Tremonti e Brunetta, Gelmini e Calderoli. Gli italiani avranno in testa quasi solo la mini legislatura montiana, della quale peraltro i partiti duellanti saranno stati, nel bene e nel male, corresponsabili. Se parlare molto del passato è scelta opinabile in campagna elettorale, occuparsi troppo del passato remoto è un azzardo. Forse per una volta in Italia nel 2013 succederà davvero, per forza di cose, che chi vorrà vincere le elezioni dovrà sforzarsi di proporre solo miglioramenti tangibili per il futuro.

Da Bersani o chi per lui. Oddio, per Bersani pirsonalmente di pirsona la vedo dura, se il PD non si dà una smossa.

A data da destinarsi

Il congresso nazionale del PD, statuto alla mano, è previsto nel 2013. Le elezioni politiche, se si terrano alla naturale scadenza della legislatura, sono previste nel 2013.

Non so se nell’articolo odierno di Stefano Menichini siano riassunte in maniera esaustiva le scelte di fondo che il PD dovrà compiere da qui alle elezioni. Quello su cui ha ragione Menichini, temo, è questo:  “Di qui ad allora non si svolgerà naturalmente alcun congresso”.