Che poi le donne nominate sono tutte Presidentesse (e la riduzione dello stipendio per ora riguarderà solo le presidenze), e gli AD tutti maschietti.
Per dire.
Che poi le donne nominate sono tutte Presidentesse (e la riduzione dello stipendio per ora riguarderà solo le presidenze), e gli AD tutti maschietti.
Per dire.
Mi fanno venire in mente il gioco delle tre carte.
Sabato 11 ci sarà la conferenza stampa di presentazione del Comitato Intercomunale a tutela del Golfo di Gaeta, sorto con l’intento di promuovere una partecipazione attiva dei cittadini su questioni che dovrebbero riguardare tutti loro: qualità della vita, qualità delle acque, qualità dell’aria, rispetto dell’ambiente.
Di seguito il comunicato ufficiale del Comitato.
La prospettiva della delocalizzazione di un pontile per scopi petroliferi nel Golfo di Gaeta ha fatto emergere una domanda di salvaguardia del nostro territorio, che non ha trovato, a nostro modo di vedere, un’adeguata risposta da parte delle amministrazioni comunali. Abbiamo avvertito, dunque, una spinta a coinvolgere un numero sempre più ampio e rappresentativo di realtà associative ed economiche locali per costituirci come comitato, nella convinzione che la “questione pontile” rappresenti soltanto un campanello di allarme, un’esortazione all’impegno, diretta a tutte le forze civiche, per una tutela a più ampio raggio del patrimonio ambientale e della vocazione turistica della nostra zona. Siamo dell’avviso che il perseguimento di un chiaro progetto di valorizzazione delle nostre risorse ambientali e di accrescimento della loro capacità di richiamo turistico sia l’unica strada per un corretto sviluppo economico del nostro territorio e che non sia opportuno contraddire a questo progetto con decisioni incoerenti, che minacciano seriamente, ad un tempo, la salute dei nostri concittadini e dei nostri turisti, nonché il fascino e la bellezza delle nostre terre.
La questione pontile-petroli
Da alcuni mesi stiamo assistendo al tentativo, da parte delle amministrazioni comunali di Formia e Gaeta, di minimizzare, addebitandole ad un falso allarmismo o, ancor peggio, a mero campanilismo, le rimostranze nei confronti dello spostamento del pontile petroli-Eni dall’area Peschiera di Gaeta alla zona del porto commerciale gaetano, ai confini con il territorio comunale di Formia.
L’ENI sta trattando, attraverso un protocollo d’intesa con l’Amministrazione del Comune di Gaeta, il Consorzio per lo Sviluppo Industriale del Sud Pontino e l’Autorità Portuale di Civitavecchia-Fiumicino-Gaeta, la bonifica, a suo totale carico, di un tratto di area a ridosso dei centri abitati di Gaeta, attualmente utilizzato dalla società petrolifera per lo stoccaggio di idrocarburi: nell’ambito di questa trattativa rientra il progetto di delocalizzazione del pontile.
E’ evidente che l’ENI trarrà da questa operazione un utile, ma non ci è ancora stato chiarito in cosa esso esattamente consisterà; ed è ovvio che, se a questo utile dovessero andare ad associarsi un ulteriore aggravamento del potenziale rischio ambientale presente nell’area ed una servitù che graverebbe per molti decenni sulle nostre e sulle prossime generazioni, una tale decisione non potrebbe essere demandata solo alla Amministrazione del Comune di Gaeta, al Consorzio per lo Svluppo Industriale del Sud Pontino ed all’Autorità Portuale di Civitavecchia-Fiumicino-Gaeta.
La delocalizzazione del pontile viene, invece, decisa senza che gli enti interessati si pongano il problema di farne oggetto di discussione preventiva fra le forze politiche e soprattutto con la popolazione, al fine di favorire una presa di coscienza sulla scelta “epocale” che si sta effettuando.
In ogni caso, questo spostamento, di certo, non risolverebbe il problema della sicurezza, giustamente sollevato dagli abitanti di Gaeta con riguardo alla posizione del “vecchio” pontile: infatti, la presenza di un pontile-petroli della lunghezza di circa 300 metri comporterebbe un tale aumento del traffico di petroliere e navi cisterna (con conseguente innalzamento della probabilità di rischio di perdite di idrocarburi o incidenti di manovra), da minacciare l’intera area del Golfo, e non uno spazio delimitato.
Si sono pienamente valutati da parte degli organi competenti e degli enti direttamente interessati, oltre ai rischi per la salute pubblica, anche quelli per la tenuta delle attività imprenditoriali locali?
I cittadini che si trovano ai confini dell’attuale sito di stoccaggio idrocarburi sono mai stati resi partecipi della presenza di un piano di emergenza esterno e dei contenuti dello stesso?
Nella nostra ottica, anche la soluzione alternativa, rappresentata dalla proposta di creazione di un campo boe offshore, prospettata da alcune forze politiche, ci sembra una “non soluzione” (basti pensare ai convegni, agli scioperi, alle lotte che ci sono state negli anni Sessanta per evitare che il catrame continuasse a sporcarci i piedi sulla spiaggia di Vendicio).
Se invece si provasse ad immaginare quali sarebbero le ricadute positive (non solo sotto il profilo ambientale, ma anche economico) sul nostro territorio, derivanti proprio dall’assenza della raffineria, del deposito Eni, di un porto dove non si scarichino più prodotti altamente inquinanti (come il pet-coke)?
Noi crediamo che le acque del Golfo siano di tutti: degli abitanti di Spigno, Itri, Ausonia, Cassino, Coreno, Minturno, S. Cosma e Damiano, Scauri, Castelforte; di tutti quei cittadini che portano sulla costa parte dei loro redditi ed hanno il diritto di conoscere il grado di salubrità delle acque in cui si bagnano. Per questo, il Comitato, fin da subito, ha voluto darsi un respiro molto più ampio, andando ad interloquire non solo con le popolazioni dei Comuni che si affacciano direttamente sul Golfo.
A ben vedere, il problema innescato dalla delocalizzazione del pontile ENI, benchè di importanza vitale, non è che uno dei numerosi problemi che andrebbero risolti per migliorare la salubrità e l’economia del Golfo. Il disinquinamento dei torrenti Pontone e Gianola, la seria valorizzazione del parco dei Monti Aurunci, il controllo costante sul processo di dismissione della centrale del Garigliano, il rifiuto più assoluto del deposito nazionale di scorie nucleari, il censimento e l’obbligo di messa a norma degli scarichi fecali abusivi, una migliore viabilità, la navigabilità del fiume Garigliano con un maggiore sviluppo dell’economia termale, il potenziamento della diga Enel di Castelforte per la produzione di energia, sono gli altri punti di una visione più ampia che anima il Comitato.
I nostri obiettivi:
Vogliamo, per ora, partire da pochi obiettivi concreti:
1. Informare e coinvolgere la cittadinanza, anche attraverso il ricorso a strumenti partecipativi quali il referendum consultivo (nei comuni in cui è previsto dallo Statuto), nella scelta “epocale” che le nostre Amministrazioni e l’Autorità Portuale stanno intraprendendo e, quindi, impedire il potenziamento del pontile e sollecitare le autorità competenti ad un concreto depotenziamento di tutte le strutture dell’Eni, per l’elevato rischio che esse rappresentano con la loro diretta prossimità ai centri abitati di Gaeta e Formia.
2. Chiedere alle amministrazioni comunali e a tutte le autorità competenti maggiori informazioni sulla esistenza, per l’Area di stoccaggio idrocarburi, del Piano di emergenza esterno (ai sensi del Decreto Ministeriale 24 luglio 2009, n. 139 “Regolamento recante la disciplina delle forme di consultazione della popolazione sui piani di emergenza esterni, ai sensi dell’articolo 20, comma 6, del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334”) , e che tale piano venga posto a conoscenza della popolazione.
3. Farci portavoce presso la Capitaneria di Porto, l’Autorità portuale, le amministrazioni comunali del Golfo, della esigenza del varo di un vero e proprio piano regolatore dei porti turistici.
4. Chiedere che venga rispettata la delibera della Giunta Regionale di istituzione dell’area sensibile del Golfo di Gaeta, definitivamente approvata in data 19 febbraio 2010.
5. Chiedere che si attui una pianificazione territoriale del Golfo e un tavolo della trasparenza che comprenda tutti i soggetti interessati, in modo che tutte le attività, commerciali e turistiche, possano trovare una loro ragion d’essere e vengano inserite in un quadro funzionale più ampio nell’economia sostenibile dell’intera area.
6. Attuare una politica partecipativa su tutte le questioni che coinvolgono strettamente l’habitat nel quale i cittadini vivono.
LE ASSOCIAZIONI CHE HANNO ADERITO AL COMITATO:
AGESCI GRUPPO SCOUT FORMIA 1
COMITATO ANTINUCLEARE DEL GARIGLIANO
ARCI MEDITERRANEA
ASPPI FORMIA
FABBRICA DI NIKI –ASSOCIAZIONE CULTURALE
ITALIA NOSTRA – SEZ. DEL GOLFO DI GAETA
ASSOCIAZIONE “GIANOLA MARE”
LEGAMBIENTE – CIRCOLO DI ITRI “BARBA DI GIOVE”
COMITATO CIVICO “LUCIO MAMURRA” DI FORMIA
MOVIMENTO DEGLI STUDENTI DEL SUD PONTINO
COMITATO OPERATORI TURISTICI DI VINDICIO
POLISPORTIVA GAETAVENTURA A.S.D.
“QUELLA SPORCA TRENTINA” – ASSOCIAZIONE CULTURALE
ASSOCIAZIONE “VIA ANNUNZIATA” DI GAETA
UNIVERSITA’ VERDE DEL MEDITERRANEO “UMBERTO ZANOTTI BIANCO”
ASSOCIAZIONE POLITICA “UN’ALTRA CITTA’ ”
SEZIONE CAI DI ESPERIA