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I referendum proprio no, veh?

Eccolo, uno dei momenti nei quali sarebbe stato proprio necessario chiedere agli elettori e agli iscritti del PD un parere in merito all’evoluzione della situazione politica. Cosa dite? Ci sono state le primarie due mesi fa? Ma non dite minchiate. Due mesi fa Renzi diceva mai più larghe intese. A dire la verità lo diceva anche due giorni fa. E anche su quell’inganno ha vinto il congresso. Meglio decidere in una stanza del Nazareno con Lotti, Nardella, Boschi. Altro che caminetto. Siamo arrivati al cucinino. Perché doveva cambiare verso. E invece è cambiata la location.

Pensavo di aver visto tutto (o quasi)

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E invece, evidentemente, mi sbagliavo. Qui siamo alla sublimazione del dualismo che più volte ha animato la vita interna del PD (e del PDS, e dei DS). D’Alema e Veltroni sembrano due nanerottoli, al confronto. E il tutto si sta consumando in tempi brevissimi, nemmeno il tempo tecnico di consolidare la propria leadership, quantomeno tra i rispettivi fan. In effetti Letta il giovane di fan ne ha davvero pochi pochi, nelle ultime ore. Da paladino dei governisti, cuperliani inclusi, a fastidiosissima parentesi fallimentari da (provare a) far dimenticare quanto prima (con premio di consolazione annesso). Renzi sta già facendo le consultazioni, e giovedì la Direzione Nazionale del PD farà quello che Letta chiede, ossia sfiducerà lui e il suo governo…per farne un altro pressoché uguale. Al di là dei totonomi. Renzi non aveva altra strada? Beh, sta imboccando la peggiore. E ditemi se non abbiamo perso un altro anno, se non abbiamo consumato un altro pezzo del tessuto sociale ed economico del Paese, alla faccia dello spread sotto 200. Per non parlare della credibilità e della coerenza. Non solo quella personale, ma anche del PD e del Paese tutto.

Corsi e ricorsi storici

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A distanza di una quindicina d’anni Massimo D’Alema (a modo suo) riconosce l’errore: non avrebbe dovuto accettare l’incarico di formare un governo (super-ego? amor di patria?). Piuttosto si doveva andare al voto.

A distanza di un paio d’anni e mazzo praticamente tutti riconoscono l’errore: il governo Monti non doveva nascere (super-ego? amor di patria?). Piuttosto si doveva andare al voto.

Probabilmente nei prossimi giorni nascerà il governo Renzi  (super-ego? amor di patria?). Per fare cosa non si sa. Mi resta un po’ difficile credere in un rinsavimento di Alfano & Co (e perché no, anche di Berlusconi, del resto se gli restituisci il ruolo di padre della patria…) tale da consentire di mettere in atto ciò che serve per il lavoro, per ristabilire gli equilibri in Europa. Cosucce, insomma. Se lo schema non cambia, assisteremo ad un altro periodo imprecisato di galleggiamento, di tira e molla, di mezze riforme. Vedremo.

Ciò che è praticamente certo è che, tra qualche tempo, tutti saranno d’accordo sul fatto che sarebbe stato meglio andare a votare.

Ad oggi, la voce contraria sembra essere una sola (anche se la “base” inizia a farsi sentire).

p.s offrire ad Enrico Letta un posto di ministro degli esteri, oppure nella Commissione Europea, sarebbe davvero squallido. Roba da Prima Repubblica.

Florence hold’em

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Quello del sindaho non può che essere un bluff, bro’. Le minacce di andare a votare subito non possono che cadere nel vuoto. Alzare la posta con il governo Letta, arrivare al riequilibrio (non chiamatelo rimpasto, mi raccomando) tanto atteso e provare ad incidere sull’agenda politico-economica del Paese. Nel frattempo mettere nero su bianco il jobs-act e tirar fuori uno straccio di testo per la riforma del titolo V e capire cosa si vuol fare del Senato. Che poi, tra l’altro, che riforma elettorale fai se non si sa cosa ne sarà del Senato? Perché Napolitano non scioglierà le Camere tanto facilmente. E poi, tornare a votare con il proporzionale puro e le preferenze costringerebbe anche Renzi ad allearsi con pezzi di centrodestra, così come se decidesse di provare a diventare premier subito, senza passare dalle urne. E dopo la campagna delle primarie, sarebbe la più grande bugia da non perdonare, mai più.

Congelatore o graticola?

Ieri ero a Milano, all’Assemblea Nazionale. Con tanti compagni di viaggio, ed è stato bello ritrovarci lì. È stato bello anche incontrare quelli che mi sono (ci siamo) perso per strada. Percorsi politici differenti ma la stima personale resta immutata.

Era la giornata del segretario, e Renzi si è preso il palcoscenico. Giusto così. Tante speranze, tante aspettative. Un discorso di un’ora e venti molto evocativo, poco concreto. Moltissime cose da fare, alcune bellissime. Ma come farle non è che sia stato proprio chiarito. Lasciate fare a me è un metodo di lavoro che ho già sentito da qualche parte, e non è che sia andata proprio bene.

Vedremo.

Completamente assente, nelle parole di Renzi, la forma-partito. E non è un caso che in Direzione Nazionale non sia stato chiamato Fabrizio Barca.

Forse le uniche cose concrete di cui ho sentito parlare sono state la trasformazione del Senato in camera delle Regioni e la richiesta di mettere al centro dell’attenzione, quale punto qualificante dell’accordo con il NCD per il prossimo anno-anno e mezzo (si passa dalle larghe intese al governo di coalizione, sigh!), il tema delle civil partnership (sappiate che quando si utilizzano termini anglosassoni vi vogliono fregare). Due cosucce da niente che porterebbero dritti dritti al voto (ve li immaginate Giovanardi, Formigoni, Cicchitto che dicono si al riconoscimento di un diritto che sia uno?),  con buona pace dell’asse con Enrico Letta (si vis pacem para bellum diceva qualcuno), che sarà messo sulla graticola a fuoco alto,

Del resto, se lo può permettere, Renzi, di restare un anno a guardare un governo del  non-fare, messo in congelatore mentre qualcuno, e potete giurarci, medita vendette?

Non sarei proprio entusiasta

Un governo senza Berlusconi difficilmente potrà far peggio di un governo con Berlusconi. E poi, va bene continuare un pò del lavoro fatto fino ad ora. Del tipo: legge di stabilità e legge elettorale (anche il ritorno al Mattarellum sarebbe oro rispetto al Porcellum). E basta. Ma ricordiamo chi sono stati i compagni di strada del PD, fino ad ora, e chi sono i responsabili, oggi. Vedo troppo entusiasmo nelle fila di chi applaude alle divisioni nel PDL. Se nasce la terza Repubblica, oggi, nasce male. Ma proprio male. Continuo a non vedere padri della patria, in giro. E spero di non dover assistere ad un ulteriore e definitivo mutamento politico-antropologico del PD, magari confortato (e tentato) da una evoluzione delle larghe intese in chiave neocentrista. C’è bisogno di sinistra, nel Paese.  Come il pane ce n’è bisogno. E non mi stancherò mai di dirlo: anche per questo si fanno i congressi. Per decidere quale direzione debba prendere il PD. E non venite a dire che del congresso del PD agli italiani non importa niente. L’ho già sentita. Grazie.

Un ossimoro: larghe intese stabili

O una tautologia: larghe intese instabili. E ci fa ridere per non piangere, il premier Enrico Letta detto ilgiovanevecchio. Quando dice che se il PIL scende più del previsto e il deficit sale più del previsto è colpa dell’instabilità. Come se le larghissime intese non contenessero, in sé, il più deleterio dei germi, ossia l’instabilità politica permanente.

Una dichiarazione d’amore

Per la sinistra italiana:

Dopo gli endorsement di Franceschini e Fioroni, che più o meno teorizzano che al Congresso del Pd ci sia un solo candidato, è fatta: si propongono le larghe intese anche nel Pd, non solo per il presente, anche per il futuro. Mi pare un’ottima idea, che mi permetterò di contrastare, fino all’ultimo giorno. Con decisione, passione e orgoglio. Perché secondo me la sinistra italiana si merita altro e quantomeno questo: che ci sia una partita vera. Non l’eterno ritorno dell’uguale, che non se ne può più.

Immedesimazione

Sto iniziando a ragionare come loro. Cioè, come i dirigenti del partito democratico. L’arguzia politica è degna di menzione. Hanno accettato il diktat sull’IMU perché chiederanno qualcosa in cambio. E’ la politica, baby. Hanno accettato di scaricare su tutti noi (con l’aumento delle accise sui carburanti, sull’alcol, su giochi e lotterie, con il taglio alle spese che si sa quasi sempre dove vanno a parare) la cancellazione dell’IMU sulla prima casa anche per chi se la può permettere perché chiederanno qualcosa in cambio. Qualcosa di grosso. Di veramente grosso: chiederanno al PDL di smetterla con gli attacchi alla magistratura, alla Corte Costituzionale e di accettare serenamente la sentenza di condanna di Berlusconi e la sua decadenza da senatore. Mi sembra uno scambio ragionevole, o sbaglio?

Facciamo le cose urgenti e torniamo al voto

Parole sagge, direi.

Pippo Civati e adesso? Non sarà mica che, come da profezia sposettiana, con la condanna di Berlusconi il Pd implode?
“Il Pd non implode ma non è il momento dei giri di parole, occorre una linea più chiara. Questa sentenza è un fatto di straordinaria gravità. Se fossimo stati all’opposizione, ne avremmo dette di tutti i colori”.”Chiarezza sulla durata del governo non si può andare oltre il semestre europeo”

E invece siete al governo con il Pdl.
“Questi compagni di viaggio non riusciamo più a sostenerli. Bisogna rivedere le ambizioni, la durata, le priorità di questo governo”.

Si può tentare di separare la sorte giudiziaria di un uomo, sia pure del leader, dal resto del Pdl?
“Ma come si fa? Scherziamo? Ci dimentichiamo che il Pdl, quando la Cassazione fissò l’udienza, voleva già bloccare i lavori del Parlamento? E ci ricordiamo che l’attuale vicepresidente del consiglio, Angelino Alfano, è autore di leggi ad personam costruite per salvare Berlusconi? Non possiamo archiviare tutto”.

Napolitano invita a non coinvolgere l’attività del governo nel terremoto di queste ore.
“Non è possibile. Il Pd ha speso tutta la sua credibilità sulle larghe intese che ora hanno un equilibrio precario, insostenibile”.

Non le sono sembrate sufficientemente tranchant le parole di Epifani?
“Io non voglio parole tranchant, voglio chiarezza sulla durata e la modalità di questo governo. Bisogna trovare una onorevole via d’uscita”.

Agenda ridotta.
“Mica penso che il governo vada buttato giù domani mattina. Letta non se lo merita. Facciamo la legge elettorale, con o senza Pdl, inquadriamo la legge di stabilità e finiamola lì”.

Vendola dice: il Pd non può avere più un alleato come Berlusconi, condannato per frode fiscale.
“Ci sono battaglie che noi facciamo da sempre. Marrazzo si è dimesso, Penati anche, il Montepaschi ci ha aperto ferite brucianti. Il Pd deve fermarsi e riflettere. Il governo sta lanciando in queste ore una guerra all’evasione fiscale. E’ tutto così scivoloso, come si fa a non capirlo? Come si fa a pensare di andare oltre il semestre europeo e iniziare il cammino delle riforme costituzionali?”.

Berlusconi da ieri è politicamente morto?
“Berlusconi non muore mai… Gli elettori avevano già decretato la sua sconfitta alle elezioni ma noi, i grillini, non siamo stati capaci di costruire qualcosa di alternativo”.

Ripercussioni immediate all’interno del Pd?
“C’è un fronte governista ancora molto ampio. Bisogna capire però se questa cosa regge”.

Secondo lei cosa farà Berlusconi?
“Non lo so. Che si dimetta o no da senatore poco importa, il problema politico rimane tutto. Il problema c’è quando si decide di salvare Alfano dopo lo scandalo kazako. E’ su questo che il Pd deve ragionare…”.

Lei ha definito “giri di parole” le prime dichiarazioni di Epifani. Cosa avrebbe detto al suo posto?
“Avrei detto: “Signori questo episodio compromette la serenità necessaria per fare le riforme. E’ un fatto oggettivo. Ne prendiamo atto. Facciamo le cose urgenti e torniamo al voto””.