Non starò a menarmela più di tanto con analisi politologiche, anche perchè non è il mio mestiere. Ma al netto della soddisfazione per il risultato del centrosinistra (esiste ancora nei comuni, sapete?) e del PD, e della gioia infinita per aver cacciato dal Campidoglio i fascisti e il peggior sindaco che Roma ricordi (oltre Giubilo, oltre Carraro), occorre restare con i piedi per terra. Perchè l’astensionismo raggiunge livelli record (secondo alcuni, tipo D’Alimonte, è un bene, sintomo di consapevolezza e democrazia), e perchè, sostanzialmente, non c’erano avversari “politici”. Bene i nostri amministratori, che dimostrano ancora una volta che c’è una classe dirigente locale capace e apprezzata dai concittadini (poi magari vanno “a Roma” e si perdono, sigh). Spesso scelti con le primarie, che vanno tutelate e valorizzate come meritano. Però, davvero, non avevamo avversari (lo dice anche Makkox, a modo suo). Nel senso che laddove il centrodestra si presenta con le facce (pessime) dei propri amministratori e non con il faccione del cavaliere in prima persona, non riesce più a racimolare risultati (stesso discorso per la Lega sgretolata). E questo dovrebbe far pensare, nel PD, perchè se il PDL sta sopravvivendo, in questa fase politica, lo deve essenzialmente a noi. Teniamo in vita un cadavere sempre pronto a farci la pelle, appena si riprende un pò (e grazie ai nostri errori). Che altro dire: i commenti davvero fuori luogo sono quelli di Enrico Letta, che attribuisce ai cittadini l’intenzione di rafforzare l’intesa PD-PDL, quando in nessuna città nelle quali si è votato il PD si presentava con il PDL, per dire. O chi vede nel risultato di giugno la rivincita di febbraio. Rivelando superficialità d’analisi. O, peggio, malafede. Affinchè tutto resti com’è. Per evitare di discutere di temi: lavoro, ambiente, energia, scuola, welfare, trasporti. Davanti alle parole dei vertici del PD, sempre uguali a se stesse, emerge con sempre maggior forza la necessità di un congresso vero.
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