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Un vocabolo sconosciuto

La Lega mi è sempre stata sul culo. Sempre. Dal lontano 1991. Hanno rovinato un paese contribuendo a far emergere gli istinti peggiori degli italiani. Contro gli immigrati, contro i “diversi”, contro gli ultimi. Hanno fallito politicamente perchè tutto cio per cui dicono di esseresi sempre battuti, il federalismo, non si è mai realizzato. Hanno imbarbarito il clima politico, costringendo i partiti “tradizionali”a seguirli su un terreno fatto di insulti,  inconsistenza delle proposte politiche, regressione culturale e sociale. Non mi fanno pena i militanti delusi che ancora osannano il Capo manco fosse Ceausescu ai tempi d’oro della Romania. Non mi fanno simpatia i dirigenti illuminati, quelli delle cannonate ai barconi di migranti, quelli che prima i padani e poi gli altri. Mi fa cacarissimo Renzo Bossi, prototipo del familismo in salsa padana, zero cervello e tanti calci in culo, che almeno il padre gliene servisse un bel pò, di quelli veri, adesso. Però. Almeno la parola dimissioni la conoscono. Sarà per convenienza. Sarà perchè non hanno avuto scelta. Sarà per coglionaggine. Però la parola DIMISSIONI l’hanno pronunciata. Le DIMISSIONI le hanno date. Mi vengono in mente Tedesco, Lusi, Penati. Mi fa schifo dire prendete esempio. Avrebbero dovuto darlo loro, l’esempio. Però è così. Quelli eletti nel PD NON l’hanno fatto.

Eclissi di Sole (delle Alpi)

Che triste fine, quella della Lega. E di Umberto Bossi. Come nella tradizione dei peggiori dittatori. Il tiranno, malato, che designa il figlio demente come suo successore. Che si prende i soldi del partito per la sua famiglia. Che mette a tacere gli oppositori interni (vabbè, Maroni).  Che truffa i bilanci per ottenere i rimborsi elettorali. Che tiene rapporti strani con la ‘ndrangheta. Che grida al complotto dei magistrati. Che investe soldi in Tanzania.

Ciao ragazzi in camicia verde baciati dal sole delle Alpi, razzisti, omofobi, antieuropeisti, demagoghi, demastronzi. Non sentiremo la vostra mancanza.