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In Parlamento si parla

Il Parlamento, dovrebbe essere, per definizione, il luogo nel quale si parla, si dialoga. Altimenti si sarebbe chiamato, che so, Silenziamento. O Diffidamento. Per alcuni, si potrebbe chiamare tranquillamente Tradimento. Ossia il luogo fisico nel quale si consuma il tradimento degli impegni presi con il proprio elettorato. E quale sarebbero questi impegni? Quelli, appunto, di non rivolgere la parola ad alcuno, di diffidare di chiunque si rivolga a te anche solo per fare due chiacchiere. Poi si passa a vedere complotti e complottisti ovunque. E poi si passa all’insulto.  E poi alle epurazioni. E così via. Senza peraltro sapere bene dove si va a finire.

Così ti puoi spiegare gli insulti, gratuiti, che oggi Pippo Civati s’è beccato dai democraticissimi fan del M5S, oltre a quelli del loro ducetto.

Ma il ragazzo ha stoffa, tranquilli.

 

Due strade per arrivare alla Terza Repubblica

Beh, adesso non ci sono più alibi, davvero. il tempo delle scelte è arrivato. M5S ha reso noti i nomi dei loro candidati per la Presidenza della Repubblica. Gabanelli, Strada, Rodotà, Zagrebelsky. E poi gli altri. Il PD, avvitato nelle solite alchimie da Prima e Seconda Repubblica, ha la possibilità di contribuire a far entrare il Paese nella Terza Repubblica, se lo vuole davvero. Certo, sarebbe stato meglio essere parte attiva del gioco, piuttosto che subire scelte fatte da altri. Ma sarebbe chiedere troppo al PD attuale. A questo punto c’è ancora una possibilità. Anzi due. Il PD proponga dal primo scrutinio di votare Rodotà (Gabanelli e Strada hanno “declinato”, non credo che sarebbe per M5S un problema votare da subito Rodotà). In alternativa, in un momento di ritrovato orgoglio (non ci facciamo imporre il candidato da Grillo!! Ahahahaha), PD, SEL e chi ci sta eleggano al quarto scrutinio Romano Prodi. Qualunque altra soluzione (al di là dei nomi, e sfido chiunque a dire che Rodotà o Prodi non sarebbero garanti della Costituzione, dell’unità del Paese, delle minoranze e chi più ne ha più ne metta) concordata con il PDL non farebbe che alimentare ulteriormente il sospetto di una partita giocata da Bersani per continuare a sperare in un governo presieduto da lui stesso. E, in queste condizioni, sarebbe una catastrofe per tutti.

p.s. personalmente propendo per la prima ipotesi

Non ci inventiamo niente

Oggi Bersani riceverà l’incarico. Per un mandato esplorativo. Come ci siamo detti e ridetti, il passaggio è strettissimo. Speriamo tutti in un esito positivo perchè il Paese ha bisogno di un governo. Ma non di qualsiasi governo. Per essere chiari: a mio avviso non è ipotizzabile alcuna collaborazione con il PDL. Il percorso per Bersani (o chi per lui) è: si fa un governo PD-M5S (al limite con Scelta Civica) che duri il tempo di fare poche cose condivise. O un governo M5S-PD se ci fanno la grazia di far sapere al mondo chi sarebbe il loro Presidente del Consiglio da incaricare. Punto. Se non ce la si fa, si torni al voto.

Lo studente si applica (ed è anche un pò strafottente), ma i risultati…

Noi non votiamo nessuno dei vostri perchè ci fate schifo (tanto schifo da non stringere nemmeno la mano a chi vorrebbe conoscerci, tiè!), però voi dovete votare i nostri perchè siamo la gggggente.

Una posizione politicamente matura nonché ineccepibile da un punto di vista strettamente democratico. Intanto le chiacchiere come i disegni di legge presentati stanno a zero. Dai ragazzi, potete fare di più.

p.s. dimenticavo: alle conferenze stampa non si fanno domande eh…

La stessa barca, per tutti

Il “problema” di M5S non è Bersani. Il “problema” di M5S è il Pd. A torto o a ragione. Per me a torto, ma tant’è. Quindi non vedo come e perchè Renzi dovrebbe riuscire laddove Bersani dovesse fallire. E non essendoci alternative digeribili ad un governo di cambiamento che si regga sull’appoggio di PD, SEL e M5S, qualora Bersani non dovesse riuscire a formare un governo una soluzione potrebbe essere affidare l’incarico ad una personalità esterna al PD. Ma molto vicina.  Vedremo.

http://www.youtube.com/watch?v=_ZgXxDwjyM8.

 

Bastava aprire gli occhi (o forse no)

Il risultato di M5S viene da lontano. E responsabilità del PD è quella di non aver voluto vedere, ascoltare, capire quello che stava succedendo. Eppure i segnali c’erano tutti. Era l’estate del 2010 (!) quando Pippo, in quanto responsabile nazionale del forum Nuovi Linguaggi e Nuove Culture del PD, aveva commissionato la realizzazione di questo documentario alle Officine Tolau, in rete da maggio del 2011. Stefano Aurighi, uno dei realizzatori, analizza quanto (non) è successo, a distanza di due anni. Guardate il documentario e poi mi dite se non ci riconoscete buona parte delle persone che hanno deciso di abbandonare il PD presi per stanchezza, rabbia, delusione. Io ne ho trovati tanti, la maggior parte, a dire il vero, parlando con chi ha deciso di votare M5S. Forse perchè non vivo al nord, dove sembra che M5S abbia pescato a piene mano tra gli ex elettori della Lega. Ad ogni modo, la cosa mi delude ma mi conforta allo stesso tempo. Mi delude il non aver offerto agli elettori un PD più appetibile, ma mi conforta il fatto che quei voti, in parte, possiamo riportarli a casa. Non sarà facile, sia chiaro. La direzione nazionale dell’altro giorno ha dimostrato come ci sia un solco profondo da colmare, e sta a noi farlo, se ne saremo capaci. A livello di linguaggio, di prospettive, di aspirazioni. Di testa, soprattutto. Non so quanti di voi abbiano visto ieri sera Servizio Pubblico. Ho ammirato il coraggio di Rosy Bindi  nell’affrontare la trasmissione, ma nel contempo provavo un pò di rabbia alle sue parole (non me ne voglia, moltissimi dei dirigenti del PD al suo posto avrebbero detto le medesime cose), che dimostravano ancora una volta, se mai ce ne fosse stato bisogno, la distanza che li separa dalla realtà. Quando parlava del partito che le ha chiesto la disponibilità a candidarsi, ad esempio. Senza sentire la responsabilità, quella si, di fare un passo indietro. E, come ho avuto modo di dire in altre occasioni, non venitemi a dire che la vostra esperienza è indispensabile, in Parlamento, perchè chi ha alle spalle una legislatura credo possa fare da guida più che degnamente ad un neo-eletto. Forse avrebbe fatto bene, ai dirigenti del PD, dare un’occhiata a Furor di Popolo. O forse no. Perchè, probabilmente, aveva semplicemente ragione Nanni Moretti, benché riappacificato con PG: con questi non vinceremo mai. Appunto.

Cambiare per non morire – Pt.2

Cosa ci attende nei prossimi giorni, da un punto di vista politico, non si sa. Bersani va sostenuto nel suo tentativo di dar vita ad un governo di minoranza che si prefigga di attuare i punti (in gran parte noti) che scaturiranno dalla direzione nazionale di mercoledì. Ce la farà? Ad oggi sembra che M5S non sia disponibile a concedere alcuna fiducia, e Grillo ha messo in guardia i suoi dal tener conto della Costituzione. Grillo chiederà che ci sia qualcun altro al posto di Bersani? Ad oggi non è dato saperlo. Bersani si è detto indisponibile a mettere la sua faccia e il suo nome su qualsiasi altro progetto diverso da quello sopra ipotizzato. Napolitano farà un ultimo tentativo di formare un “Governo del Presidente”, magari a guida Draghi, votato da pezzi di PD, PDL, Monti? Potrebbe, ma ciò significherebbe l’esplosione del PD, visto che innumerevoli dirigenti e militanti si sono detti pronti a restituire la tessera in caso di accordo con il PDL.

Resta la strada delle elezioni subito. Avendo, forse, il vantaggio di potersi presentare al Paese imputando a M5S la mancata volontà di cambiare, quando ne avevano l’occasione. Strada scivolosissima, perchè di cose da farci “perdonare” ne abbiamo, M5S punta a prendere la maggioranza del Paese, e con il Porcellum basta poco di più rispetto a quanto hanno già raccolto. È la democrazia, baby. Strada che rischia di essere ancora più scivolosa (e foriera di ulteriore emorragia di voti), se davvero non si percepisce che la gravità della situazione è direttamente proporzionale al tasso di cambiamento che deve essere messo in campo per contrastare lo tsunami 2. Le prime notizie che giungono dal fortino non sono confortanti. Anche se la legislatura dovesse essere brevissima, non si può pensare di confermare i capigruppo uscenti di Camera e Senato. Significherebbe davvero non aver capito nulla di ciò che sta accadendo nel Paese. E non si può pensare, in caso di elezioni immediate, di concorrere con le medesime liste di candidati. Occorre applicare il codice etico in maniera ancora più rigorosa: se ci sono altri casi Crisafulli, anche meno eclatanti, fuori. Occorre andare oltre lo statuto e prevedere il limite di tre mandati per i parlamentari. Senza interpretazioni bizantine. E non mi venite a parlare di esperienza da preservare, chi ha fatto tre mandati l’esperienza se l’è fatta. In lista ci mettiamo solo chi ha fatto le primarie. Niente doppi incarichi. Chi sa di essere in condizioni di incompatibilità con quanto previsto dalla statuto o si dimette dall’incarico PRIMA delle elezioni o non si candida. Forse non ce la faremo nemmeno così, ma non abbiamo scelta.

Cambiare per non morire

Era una canzone di Fiorella Mannoia, mi sembra. Diceva: come si cambia, per non morire e così via. Ecco cosa aspetta il PD, nelle prossime settimane, nei prossimi giorni, nelle prossime ore. Cambiare. Non è detto che tutto il male venga per nuocere, e forse il risultato elettorale ci aiuterà a farlo in fretta. E le persone che hanno deciso di votare M5S perchè delusi dal PD ci daranno una mano dall’esterno.  Certo, non sarà facile. Nè per il Paese, nè per il PD. Resistenze interne ce ne saranno, da parte di chi non capisce la portata di ciò che è successo da qualche mese a questa parte ma soprattutto di quello che potrebbe succedere in un futuro prossimo, molto prossimo. Ma non ci sono alternative al percorso da intraprendere con M5S in questo Parlamento. E non ci sono alternative ad un ricambio profondo della classe dirigente del PD, che ci ha portati fin qui, e non siamo in belle acque. Senza deus ex machina, ma con un lavoro di squadra.

Questo è il PD

Pippo, che ha il dono della sintesi, scrive in poche righe il manifesto del Partito Democratico. Rispondendo a domande alle quali non si è voluto rispondere.

Non era poi così difficile rispondere alle domande che Sky aveva preparato per Grillo.

Ecco le risposte, se le domande fossero rivolte al Pd.

1. Come funziona il Movimento 5 Stelle? Chi prende veramente le decisioni sulle strategie?

Il Pd ha un segretario e una assemblea nazionale eletti con le primarie, una direzione nazionale eletta dall’assemblea nazionale, una segreteria proposta dal segretario nazionale e approvata dalla direzione nazionale. Alle primarie hanno partecipato più di 3 milioni di persone. Ogni quattro anni si celebra il congresso con le primarie e tutti gli organismi dirigenti vengono rinnovati.

2. Se dovesse vincere le elezioni chi sarà il premier?

Se il Pd e la coalizione Italia bene comune vinceranno le elezioni il premier sarà Pierluigi Bersani, come hanno deciso le primarie del novembre 2012.

3. La disoccupazione tra gli under 30 ha raggiunto il 36%. cosa proponete in favore dei giovani?

Abbassare le tasse sul lavoro e rendere più progressive quelle sulla rendita per dare respiro all’economia. Una riforma degli ammortizzatori sociali e forme contrattuali meno volatili saranno parte dell’agenda di governo fin dai primi giorni.

4. Volete abolire l’imu e altre imposte? Dove pensa che troverà le risorse per farlo?

Noi pensiamo che la rendita immobiliare vada tassata, e proponiamo di mantenere l’imu, con 500 euro di detrazione sulla prima casa, che esenterà la maggioranza degli italiani dal suo pagamento. In più la vogliamo rendere più progressiva e vogliamo che sia progressivamente lasciata ai Comuni. Per quanto riguarda le tasse sul lavoro, la riduzione della spesa pubblica e una lotta più rigorosa all’evasione consentiranno di diminuire il carico fiscale su chi lavora e produce.

5. Lei non è candidato. cosa pensa che farà dopo le elezioni?

Il segretario del Pd è candidato al Parlamento e candidato premier. se vinceremo le elezioni sarà presidente del Consiglio dei ministri.

6. Fuori dalle palle chi ci contesta. siste ancora di quell’idea?

Noi ci chiamiamo Partito democratico perché siamo un grande partito plurale dove la discussione è sempre ammessa, e spesso il contributo delle minoranze diviene, nel dibattito, una posizione assunta da tutto il partito.

7. Che risultato vi aspettate uscirà dalle urne?

Vinceremo le elezioni e daremo a questo paese un governo capace di grandi riforme, di coniugare rigore ed equità, di rilanciare lo sviluppo economico e culturale.

8. In Parlamento vi siederete a destra o a sinistra degli emicicli?

Il Partito democratico appartiene alla grande famiglia dei partiti socialisti e democratici e progressisti europei e mondiali. per questo non c’è dubbio: staremo a sinistra.