Sacrosanto esprimere soddisfazione per la sconfitta di Le Pen alle elezioni presidenziali francesi. Un po’ meno definire la vittoria di Macron la vittoria dell’Europa. Come faceva giustamente notare Marc Lazar ieri sera, al primo turno gli antieuropeisti hanno raggiunto quasi il 50% dei votanti. Nel secondo turno di ieri l’astensione ha raggiunto livelli record e gli elettori di Macron hanno dichiarato di aver scelto lui innanzitutto per fermare il Front National, poi per rinnovare la classe dirigente (Macron non è né del PSF, né del UMP, ricordiamolo) e solo una esigua minoranza perché d’accordo con suo programma. Quindi semmai una Europa diversa potrebbe essere l’effetto dell’elezione del nuovo Presidente francese, se riuscirà in una impresa tanto necessaria quanti titanica, non di certo la causa. Anche perché l’Europa di può riformare con ricette molto diverse tra loro, e la storia personale di Macron non lascia particolarmente ottimisti, per chi ha scelto lui turandosi il naso.
Non dimentichiamo infine che razzismo, populismo, sovranismo, nazionalismo, protezionismo non sono stati debellati dal voto francese, o dal voto olandese, e quindi è bene raffreddare i facili entusiasmi e capire come intercettare, in tutta Europa, tutti quegli elettori che non si riconoscono più nei partiti tradizionali, che non votano, che esprimono una forte critica nei confronti dell’Europa, che vivono sulla loro pelle un forte disagio economico.
Questa la sfida.