E allora, come stanno le cose? Le modifiche apportate alla nuova disciplina dell’articolo 18 sono una vittoria del PD e recepiscono le richieste avanzate da Bersani oppure il reintegro sarà previsto per casi “improbabili” e quindi tutto resta come prima? Io credo al mio segretario, ma allora perchè tutto questo affrettarsi a mettere paletti, a precisare, a rassicurare? Perchè questo gioco al massacro? Chi prende per il culo?
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Nascere o morire
Da quel che si può leggere sui giornali, la proposta di riforma del mercato del lavoro, formulata dal governo e accettata da tutte le parti sociali tranne la CGIL, presenta aspetti positivi (pochi) e aspetti negativi (molti). La semplificazione nella jungla dei contratti atipici e la trasformazione dei contratti di apprendistato in contratti a tempo indeterminato dopo 36 mesi è un passo in avanti anche se, quasi sicuramente, la maggiore tassazione dell’1,4 % finirà per essere scaricata sulle retribuzioni. Resta da sciogliere il nodo delle finte Partite IVA, e non mi sembra che possa essere sufficiente l’impegno del governo e delle parti sociali ad un impegno per un “contrasto secco” al fenomeno. Buona anche la sperimentazione sulla paternità obbligatoria. Ciò che, ovviamente, è inaccettabile, è la riforma dell’articolo 18 (a parte l’estensione del diritto al reintegro in caso di licenziamento per motivi discriminatori alle aziende con meno di 15 dipendenti). Non c’è alcuna evidenza, da un punto di vista economico-scientifico, del nesso tra l’articolo 18 nella sua attuale formulazione e la ritrosia delle aziende ad assumere. Sono chiacchiere. L’articolo 18 rappresenta un elemento di civiltà per il semplice fatto di stabilire che un diritto, come quello al lavoro, non è monetizzabile. Punto. Non ci sono 15 o 27 mensilità di indennizzo che tengano. Nel dibattito in corso negli ultimi mesi il concetto onnipresente era quello di spostare la tutela dal posto di lavoro al lavoratore. Mi sembra che in questo modo si sacrifichino sia l’uno che l’altro.
Ma al di là del merito del provvedimento, passibile di modifiche più o meno sostanziali nell’iter di approvazione in Parlamento, ciò che colpisce è il metodo. La concertazione è oggi vista come un disvalore, il male assoluto. Il centrosinistra e il PD hanno osannato per anni il modello Ciampi, portato ad esempio di come coniugare riformismo, rigore economico e pace sociale. Monti e il governo si sento tronfi per aver imposto un modello di riforma senza il consenso della CGIL. Uguale a Sacconi. E infatti il PDL esulta.
Il Partito Democratico deve decidere (e sarà costretto a farlo nel corso del dibattito parlamentare che seguirà alla presentazione della riforma), se la coesione sociale debba essere ancora un principio ispiratore della propria azione politica o se, invece, quel tempo è definitivamente tramontato. E con esso l’idea di PD che molti di noi hanno coltivato. Sempre che sopravviva, il PD, a tutto ciò.
Fare chiarezza
Casini mi sta sul culo. Profondamente. E non è una novità. Però non credo che sia un pazzo. Non credo parli a vanvera. Allora vorrei che qualcuno, nel PD, dicesse ora, subito, definitivamente, inequivocabilmente, che di proseguire con l’alleanza PD-UDC-PDL, Monti o non Monti, nella prossima legislatura, non se ne parla. Grazie.
Ai posteri
Ricapitoliamo: Monti piace agli italiani, che lo vorrebbero leader di una coalizione di destra o di sinistra, poco importa. Monti non può essere lasciato alla destra. Ma nemmeno alla sinistra.Pierferdi, e non da solo, inizia a dire che il governo di responsabilità nazionale deve sopravvivere al 2013. Berlusconi dice che nel 2013 dovrebbero presentarsi insieme alle elezioni PD-UDC-PDL. Casini plaude. Bersani dice non se ne parla. Berlusconi è furbo. Pierferdi vuole abolire il bipolarismo. L’UDC deve stare al centro della scena politica. Serve una nuova DC. Io un’idea su come va a finire me la sono fatta. In nome del bene comune UDC e PDL si rimettono insieme, con la scusa di Monti. Berlusconi vuole il Quirinale. Bersani, il PD e il Paese la prendono in saccoccia. Fantapolitica?
Punti di vista
Le tasse sono giuste al 33%. Se vanno oltre il 50% allora è morale evaderle (Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio).
L’espressione ‘mettere le mani in tasca’ agli italiani è incompleta, perchè c’è chi, come gli evasori, mette le mani nelle tasche di altri italiani, i contribuenti onesti (Mario Monti, Presidente del Consiglio).
Non voglio morire Montiano
Se non fosse che l’articolo de Il Foglio riporta frasi di autorevoli esponenti del PD, mi verrebbe il dubbio che il Giulianone Nazionale gioca a mettere zizzania tra le fila nemiche. Ma credo non sia così, comunque. Era logico che, una volta intrapresa la strada di sostituire B. con un governo quantomeno decente, qualcuno pensasse che sposare in toto le tesi Montiane in termini economici e sociali fosse una tentazione alla quale non resistere. Nessuno mette in dubbio il fatto che la situazione economica fosse di una gravità tale da dover, a tutti i costi,mettere a posto i conti pubblici. Ovviamente c’è modo e modo di fare ciò e, al netto dell’accettazione da parte del PDL di provvedimenti che scontenterebbero parte del loro elettorato, la cronaca di questi giorni ci dice che ci sono gli spazi per conuigare equità, rigore e crescita. Qualche miglioramento alla manovra economica sta per essere apportato, e spero che altri, indirizzati ad un una maggiore equità sociale, siano proposti e approvati. Ciò che mi preoccupa è la deriva neo-riformista che rischia di prendere il PD. Se si strappa la foto di Vasto per abbracciare Passera, allora non mi si può venire a dire che questa è la normale prosecuzione di un’esperienza di governo alla quale il PD ha lavorato per mesi. Queste sono scelte politiche importanti, fondamentali per un partito che comunque si candida a guidare il pasese con un mandato politico pieno alle prossime elezioni politiche. E allora, al solito, queste scelte non si fanno con le dichiarazioni sui giornali, non si fanno a casa di qualcuno. Si fanno con un congresso. Così ciascuno di noi decideà di che morte deve morire. Morte politica, s’intende.